Unesco e l’arte della pizza: 300 mila firme
Per la candidatura si «sfrutterà» l’Expo

La commissione italiana per l’Unesco ha candidato l’arte dei pizzaiuoli napoletani per l’iscrizione nella «Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità».

Merito anche degli oltre 300.000 cittadini, e tra questi centinaia di personalità, realtà istituzionali, culturali e della società civile, in Italia e nel Mondo, che hanno aderito alla petizione che chiedeva questa candidatura.

Alfonso Pecoraro Scanio aveva lanciato dal palco dello Smeraldo di Eataly Milano con Oscar Farinetti, patron di Eataly, e Franco Manna, presidente di Rossopomodoro, alla presenza del commissario di Expo, Giuseppe Sala, la petizione mondiale #pizzaUnesco partita sulla piattaforma Change.orgdove si continueranno a raccogliere firme durante i sei mesi di Expo fino al verdetto finale che ci sarà a Parigi. La petizione è rivolta alla direttrice dell’Unesco Irina Bukova e al Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale Unesco.

La candidatura della commissione italiana per l’Unesco è diventata ufficiale il 26 marzo . Iscrivere quest’arte nella Lista Rappresentativa significa - si spiega nel comunicato - riconoscere il valore di una tradizione sostenibile, attenta alla naturalità, di ingegnosità di uomini e donne che volevano trovare modi gustosi per nutrire le proprie famiglie e la propria comunità e permetterebbe una valorizzazione delle conoscenze tradizionali che hanno costituito le sue origini e che spesso sono minacciate dalla globalizzazione.

«Tale candidatura - dice la commissione - risponde pienamente alle sollecitazioni dell’Unesco che, soprattutto negli ultimi anni, ha richiesto agli Stati di candidare pratiche ed elementi esempi di sviluppo sostenibile, di integrazione e di dialogo sociale».

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