
Delta Index
Giovedì 12 Giugno 2025
Esportiamo talenti, non li tratteniamo
La Gen Z: non è una fuga ma una scelta
CAPITALE UMANO. In dieci anni l’emigrazione giovanile è raddoppiata. Ma non per disperazione: è l’Italia a non essere più nel radar di tanti giovani. Solo il 26% dei giovani espatriati lo fa perché non trova lavoro. Gli altri scelgono ambienti più stimolanti. E le aziende italiane restano indietro
Andare all’estero per lavorare e fare esperienza è una scelta che i giovani prendono perché le aziende italiane sono fuori dai loro radar. Non è la mancanza di un lavoro a spingerli verso la Germania o la Spagna, tra le mete più gettonate negli ultimi anni, ma la voglia di lavorare in ambienti stimolanti, al passo con quello che richiede la Generazione Z. Un tema fondamentale, in questo caso, è l’attrattività aziendale e come Osservatorio del lavoro Delta Index lo sappiamo bene. Il report “Giovani all’estero: tra opportunità di lavoro e voglia di crescita”, a cura della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, ci propone dati che impongono una riflessione. La Generazione Z fa una scelta chiara, quella di non scegliere imprese ancorate al vecchio paradigma del mondo del lavoro. Ora la palla passa alle aziende, che per crescere in un contesto così dinamico devono trasformarsi e allinearsi ai desideri dei giovani lavoratori.
In dieci anni, più del doppio i giovani emigrati
I numeri non mentono mai. Solo oltre 93mila i giovani, tra 18 e 39 anni, emigrati all’estero nel 2024. Rispetto al 2014, gli espatri giovanili, quel che interessa a noi come Delta Index, sono aumentati del 107,2%, più del doppio. E, come vedremo, rispetto a quel che spesso si dice semplificando un po’ troppo troppo la questione, non emigrano i giovani che non trovano lavoro. Sono solo una parte di coloro che prediligono l’estero per un’esperienza o per arricchire il curriculum.
L’espatrio: un’opzione che attrae le nuove generazioni
I giovani, emigrando, non fanno uno sgarbo. Semplicemente vanno dove pensano che le loro qualità possano essere maggiormente valorizzate, in ambienti allineati ai valori della Generazione Z.
I giovani, emigrando, non fanno uno sgarbo. Semplicemente vanno dove pensano che le loro qualità possano essere maggiormente valorizzate, in ambienti allineati ai valori della Generazione Z
Come Delta Index, sappiamo quanto l’attrattività sia fondamentale. Solo il 7% delle imprese italiane ha una strategia di employer branding, quelle tecniche aventi lo scopo di attrarre, acquisire, fidelizzare e trattenere i migliori talenti in circolazione promuovendo in modo coerente e accattivante l’immagine della propria azienda. Perchè dal 2014 c’è stato un aumento dell’emigrazione giovanile del 107,2%? Ci sono sicuramente più fattori in gioco, ma la Generazione Z ha totalmente cambiato il paradigma del mondo del lavoro, è cambiata completamente la visione, come abbiamo spesso scritto, e l’estero diventa una tentazione ancor maggiore rispetto al passato.
Come possono muoversi le aziende italiane per attrarre i giovani? Proponendo ambienti di lavoro performanti, processi di crescita professionale, percorsi di formazione continua, progetti di lavoro innovativi, una leadership evoluta, coerente, corretta ed equa, opportunità di conciliazione vita-lavoro, piani di welfare, benefit e smart working. Riuscendo, inoltre, a valorizzare le competenze e la professionalità.
Sono pochi gli stranieri che scelgono di trasferirsi in Italia per lavoro (un trasferimento ogni mille cittadini tra i 15 e i 64 anni). In un contesto sempre più globalizzato, in cui la concorrenza sulle risorse umane rappresenta una dimensione sempre più importante, la mobilità del capitale umano è destinata a crescere. Sarebbe importante che le aziende lavorassero sull’attrattività per rendersi appetibili nel mercato globale.
Non è la mancanza di lavoro a spingere i giovani all’estero
Solo il 26,5% emigra perchè non trova lavoro in Italia; il 40,5% cerca un’esperienza diversa; il 22,5% perchè ha ricevuto una buona opportunità; il 18,5% per arricchire il curriculum. Si ricercano anche le tutele per i lavoratori, flessibilità organizzativa, opportunità di inserimento nel mercato del lavoro e orientamento all’innovazione. L’idea di emigrare stuzzica anche chi ha un impiego stabile, che quindi non è più garanzia di permanenza in Italia. Dalla Lombardia, una delle regioni più dinamiche nel mercato del lavoro, espatriano 7,4 giovani ogni 1000.
Investire per creare gli ambienti adatti alla permanenza dei giovani
I giovani emigrano all’estero per crescere e fare esperienze che accrescano il loro bagaglio culturale in un ambiente, da loro, ritenuto più stimolante e innovativo sul piano lavorativo. Non avrebbe senso intercettare questo desiderio e avvicinare gli standard italiani a ciò che chi emigra trova altrove? Il 91% dei giovani all’estero afferma che per tornare servirebbero retribuzioni migliori, il 78% punta sulla valorizzazione del merito, il 42% richiede più cultura manageriale. Retribuzioni, rapportate al costo della vita, e la valorizzazione del merito, non convincono nemmeno parecchi degli espatriati e quindi possono rivelarsi leve interessanti su cui fare forza per rivitalizzare il mercato italiano.
Le aziende possono investire sul desiderio di mobilità dei giovani lavoratori. Offrire percorsi internazionali può essere una chiave. Una sorta di Erasmus legato all’azienda. Sono fondamentali in aggiunta la formazione, anche per quanto riguarda le competenze trasversali, l’opzione della mobilità interna, lavorare in ambienti di lavoro aperti e stimolanti che strizzino l’occhio all’ambiente.
Conclusione
L’espatrio giovanile non dev’essere vissuto dalle imprese italiane come uno sgarro, ma come una scelta, e i giovani segnalano alle aziende la direzione in cui investire e trasformarsi per essere accoglienti nei loro confronti e allineati ai loro desideri e ambizioni. Non serve ragionare sul trattenere il singolo lavoratore, ma è auspicabile una trasformazione di tutto l’ambiente di lavoro. Come Osservatorio del lavoro Delta Index, sappiamo l’importanza di essere attrattivi nei confronti dei giovani, saperli selezionare, formare e il trattenerli, seppur richieda sforzi, non necessariamente economici, diventa quasi una conseguenza. Essere attrattivi, attraverso una giusta trasformazione dell’ambiente di lavoro, è il primo passo per ridurre l’espatrio giovanile e diventare una reale possibilità nel panorama delle scelte.
Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index
© RIPRODUZIONE RISERVATA