Dalla carta all'online
con Alma Grandin

Un libro, di carta, per parlare dell'informazione online e, in particolare, del Tg1 su internet. Tutto questo nel libro della giornalista Alma Grandin, bergamasca trapiantata a Roma.

Un libro, di carta, per parlare dell'informazione online e, in particolare, del Tg1 – e la mente corre alla televisione – su internet. Che garbuglio. Carta, parola scritta e letta, tempi e ritmi che in qualche modo configgono con quelli del video e forse ancor di più con quelli della rete: immediata, mobile, sfuggente, insofferente agli schemi. Eppure c'è tutto questo nel libro della giornalista Alma Grandin, bergamasca trapiantata a Roma, abituata ai cambiamenti e alle sfide. E di una sfida, appunto, parla il suo libro (www.viraccontoiltg1.rai.it, RaiEri, 2012, pp 211, € 12), la sfida della comunicazione che cambia, quella raccolta dal primo telegiornale italiano che sbarca sul web e prova a raccontare i fatti, a dare le notizie in modo diverso, a confrontarsi, anche, in modo nuovo, con i «competitor» più importanti della scena internazionale.

Il libro parla del telegiornale, della sua storia. Un «racconto», infarcito di testimonianze, che interessa naturalmente gli operatori dell'informazione, chi si occupa di giornalismo, ma anche le tante persone che possono ritrovarsi e trovare qualcosa di familiare nelle vicende, nelle persone e nelle tappe del contenitore più noto della rete ammiraglia. Poi il cambio di passo, il tuffo nel digitale, il «nuovo mondo» dell'informazione online.

C'è un titoletto, tra i moltissimi in cui sono divisi gli 8 capitoli del libro di Alma Grandin, che è particolarmente eloquente: «Immersi nei new media, il nuovo modo di essere vivi». E davvero oggi o si è online o non si è. Come sanno benissimo i più giovani – e non solo loro – che affollano i social network, che surfano tra i siti alla ricerca di chissà cosa, che tweettano pensieri lapidari o postano foto improbabili. Per essere vivi. Nuove vite, in un nuovo mondo, che è difficile raccontare in modo organico, perché organico non è. E qui c'è un'altra caratteristica di questo libro interessante: la parola scritta sembra quasi piegarsi alle esigenze della nuova comunicazione. Capitoli brevi, immagini che intercalano lo scritto – non possiamo più adeguarci a un solo registro comunicativo – una scrittura a tratti tambureggiante, impegnativa da «raccogliere» tra flash e fughe in avanti, citazioni fulminanti. A volte un web (con tutta la sua strabordante abbondanza poco riconducibile a rassicuranti fili conduttori) su carta. Tutto questo e molto di più è il libro di Alma Grandin, più difficile da raccontare che da leggere o, forse meglio, da «navigare». Con la soddisfazione di una bella esplorazione.
Alberto Campoleoni

© RIPRODUZIONE RISERVATA