Adamo schiumava,
non voleva cadere nel nulla

Adamo, il primo uomo, «dopo novecentotrenta anni di vita» - scrive Elena Bono - sta morendo: «Quando le moltitudini videro l’antico corpo distendersi sopra la terra, ruppero d’ogni parte gemiti e alti singhiozzi. Ma il pianto di Eva era silenzioso sotto il grande albero e nessuno poteva capirlo: ella guardava ai suoi piedi la rovina di una lontana bellezza orgogliosa, piangeva la morte sua e dei suoi figli.

Nessuno oltre lei sapeva di piangere la propria morte. E come il pianto di Eva, era silenziosa la morte di Adamo. Con occhi ormai velati, fissava quel volto di vecchia pendente su di lui, i visi delle moltitudini, pallidi, senza nome, che gli ondeggiavano davanti. Ed aveva paura. Guardava i neri armenti del cielo in corsa sull’altopiano: precipitavano tutti nel vuoto senza fermarsi, precipitavano senza tornare. Un immenso muggito correva con loro ed essi cadevano dall’altopiano, ma il muggito continuava a rotolare sopra se stesso, conducendo via nuove torme, sospingendole al vuoto. Torme e torme e ancora torme incalzate dal vento. Ma Adamo pensava al nero capo di quegli armenti, a colui che per primo si era gettato nel vuoto: egli non voleva cadere, si divincolava con la bocca schiumante, ma il cuore correva più veloce verso la morte. E a un tratto cadde; tutto intorno si fece silenzio. Nessuno era con lui nel profondo; né Dio né uomo, né un ricordo né una speranza; solo il freddo e il buio. Apriva gli occhi già ciechi, e in mezzo alle tenebre ecco gli apparvero i rami dell’albero caldi di sole; allora qualcosa si agitò in lui come un impulso a salire e a posarsi sui rami. Giù nel profondo il freddo irrigidiva le membra; ancora vive le mani cercavano la terra: volevano forse portarla sul corpo per ricoprirlo».

Abbiamo lasciato spazio, più che a una recensione, alla prosa di questa grande scrittrice, raffinata e sensibile oltre una normale immaginazione, perché fino a oggi il suo sontuoso modo di scrivere è rimasto quasi sepolto in vita: sarà forse meno nell’ombra ora che ci ha lasciati.

Nell’ormai lontano 1956 Elena Bono stupì Emilio Cecchi, uno dei padri riconosciuti della critica letteraria italiana («bravissima!»), e scrittori come Pier Paolo Pasolini proprio per la prosa densa, potente, visionaria di questi incredibili testi. «Morte di Adamo e altri racconti», da decenni seminascosto nel catalogo di un piccolo, meritevole editore (dopo essere uscito con Garzanti) è tornato ora disponibile al vasto pubblico grazie a Marietti 1820, con una sintetica e acuta introduzione di Alessandro Banfi.

Un ritorno importante. 

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