Come essere felici
quando arriva la vecchiaia

«Ho le mie ore di svago, un telefono, anche due, che suonano, idee che mi tengono sveglia insieme a tanti ricordi: la mia testa è come una piazza. Sopravvivere è un lavoro. Bellissimo». Novantasei anni e una vitalità straripante: dalle pagine de «La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia)» di Franca Valeri (Einaudi) affiora una lezione straordinaria.

Colpiscono la freschezza dello sguardo dell’attrice e la capacità di sdrammatizzare dimostrata infinite volte sul palco interpretando i suoi personaggi preferiti: la Cesira, la sora Cecioni, la Signorina Snob. Dall’alto del traguardo anagrafico raggiunto, guarda la vita come «una vacanza» da assaporare fino in fondo, la vecchiaia come una stagione ancora ricca: «A distanza, vediamo ogni cosa risolta». Riesce a pensare ancora al futuro, rifiutando stereotipi e tristezza: «Il fatto è - scrive - che per rimpiangere la felicità ce ne vorrebbe dell’altra». Un invito a non ripiegarsi su se stessi: «Ci sono dei delusi che giocano a fare i vecchi a cinquant’anni, uomini in genere. Tutto sbagliato». Meglio darle retta e non rinunciare allo stupore.

Segue lo stesso percorso, con una storia frizzante e ironica, la scrittrice e giornalista spagnola Marta Rivera De La Cruz in «Fiori, romanzi e grandi promesse» (Sperling & Kupfer). I protagonisti Kate e Forster hanno settant’anni, si amano da 50 ma - tra mille equivoci e imprevisti - sognano ancora il matrimonio.

Parla infine con umorismo, intelligenza ed eleganza della ribellione di una madre anziana, vedova con molta voglia di vivere, anche il nuovo romanzo di Cathleen Schine, «Le cose cambiano» (Mondadori, in uscita ai primi di settembre).

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