«La Letterina», due genitori raccontano sogni e desideri

Un’infermiera e un ristoratore hanno raccolto in un libro le emozioni che suscitano l’attesa per Santa Lucia.

Nella chiesetta di via XX Settembre a Bergamo ne sono comparse a centinaia. C’è chi le preferisce colorate, chi le lega a un ciuccio o a un peluches, chi si siede al primo banco per godersi quello splendido via vai. A guidare i bambini nella stesura della letterina per Santa Lucia solo la fantasia, il desiderio, l’immaginazione. E qualche genitore che non ha ancora dimenticato come si sogna in grande. Tra questi Giovanna e Tiziano, una mamma infermiera e un papà ristoratore di Seriate che hanno provato a mettere nero su bianco le emozioni che il 13 dicembre e la sua trepidante attesa regalano a grandi e piccini.

«Abbiamo intitolato il nostro libro “La Letterina”, certi che ogni bergamasco capisca al volo di cosa si tratti – spiegano gli autori -. È un viaggio nei ricordi dell’infanzia, nei campanellini suonati nel buio dell’alba, nel batticuore dei preparativi e nella magia dell’attesa condivisa. È una filastrocca illustrata alla maniera dei bambini, ma che parla anche agli adulti che si tengono stretta questa tradizione bellissima». Giovanna e Tiziano hanno deciso di non narrare la vera e propria storia di Santa Lucia, ma di fermarsi alle emozioni e alla magia che ogni anno, alle porte di dicembre, si sprigionano nell’aria. «Abbiamo scelto un’illustratrice, la bresciana Alice Baitelli, che da piccina avesse provato gli stessi nostri sentimenti: è stata bravissima a rafforzare il nostro testo con disegni perfetti per gli occhi attenti dei bambini – prosegue Giovanna -. Inconsapevolmente siamo anche riusciti a realizzare un suo sogno, quello di illustrare un libro per l’infanzia». «La Letterina», nata quasi per gioco durante le serate di canti e filastrocche in famiglia, è in vendita su Amazon e si augura di raggiungere più sognatori possibili per mantenere viva la magia. «È il secondo libro che auto-pubblichiamo in un anno: il primo, “L’amore oltre il virus”, era dedicato ai nonni che la nostra terra ha perso durate i duri mesi di pandemia – conclude Tiziano -. Questo secondo vuole essere simbolo di rinascita, di luce e speranza, di desideri che si avverano sempre se ci credi, soprattutto nella notte più lunga che ci sia».

Chiara Zonca

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