La ribellione di Addie e Louis
Incontrarsi li aiuta a vivere

«Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?». Addie Moore è una donna anziana e vedova. Si sente molto sola, soprattutto quando scende il buio. Così un giorno telefona a Louis Waters, anziano e solo come lei, che abita un isolato più in là, nel suo stesso quartiere, e gli fa una strana proposta: «Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare».

Tra loro, superato l’imbarazzo, nasce un dialogo intimo e profondo: è intorno ad esso che fluisce «Le nostre anime di notte» di Kent Haruf (Nn editore), un romanzo delicatissimo, impregnato di una dolce nostalgia, attraversato dalla luce breve e caldissima di certi tramonti d’autunno, così pieni di bellezza e di stupore da farci dimenticare che presto finiranno. Addie e Louis vivono a Holt, un luogo fantastico e sperduto, una frontiera immaginaria della provincia americana, dove Haruf, nato e cresciuto in Colorado, ha ambientato tutte le sue storie, comprese quelle della «Trilogia della pianura», pubblicata in Italia da un editore giovanissimo, Nn, nato nel 2015, e diventata popolarissima soprattutto grazie al passaparola dei lettori. Questo romanzo, salito inaspettatamente nel giro di un paio di settimane in cima alle classifiche dei bestseller, è l’ultimo di Haruf, scritto poco prima di morire e pubblicato postumo. Qualcuno legge nella sua lingua semplice e diretta l’urgenza di finire: non per questo il disegno del romanzo è impreciso, anzi, rivela un procedimento rigoroso, una drammaturgia limpida seppure minimale. Addie e Louis compiono, nel loro piccolo mondo, un gesto rivoluzionario: si ribellano alla rassegnazione della vecchiaia, del declino. Non fanno nulla di speciale, in apparenza: si incontrano, si guardano, si ascoltano, parlano, stanno vicini, per quanto gli consentono età e carattere, stringendo un’amicizia che è, in fondo, una purissima forma d’amore. Azioni così semplici, eppure dirompenti e inaspettate, perfino sconvenienti in una piccola città di provincia.

Sfidano le maldicenze, le convenzioni sociali e la contrarietà dei figli, perché in fondo ormai per loro non hanno più importanza. Condividono, mentre il loro legame cresce in un clima di rispetto e pudore, un denso carico di memorie, le ferite che il tempo ha nascosto senza mai guarirle, le scorie dei sogni infranti. E questo li rende davvero liberi, di una libertà lievemente spregiudicata che fa sparire anche la paura del futuro, della fine, che entrambi intuiscono vicina. «Adesso mi sento di nuovo molto fortunata», dice Addie a Louis.

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