«L’odore del mondo»
Parigi e aromi esotici

Ci siamo avvicinanti a «L’odore del mondo» di Radhika Jha (Beat) per curiosità verso il tema, che ci ha riportato alla mente in modo immediato Patrick Süskind e quel «Profumo» che per il protagonista - un particolarissimo serial killer, come molti ricorderanno - diventava un’ossessione. Questo romanzo, a differenza di quello di Süskind, non è un thriller ma un’indagine intimista. Gli odori sono per Leela, la protagonista, una mappa per esplorare il mondo. Sono la sua unica guida in una vita, per il resto, «senza rete». Leela è indiana, gujarati da parte di madre, ma è cresciuta in Kenya, in una condizione tutto sommato agiata e libera dai condizionamenti della sua cultura di origine.

Ma la situazione cambia radicalmente quando il padre viene ucciso e la sua famiglia perde tutto. Così lei è costretta a trasferirsi a Parigi dagli zii, mentre la madre si sposta a Londra con i due fratelli minori. Con la nuova famiglia sperimenta la durezza di una vita «ai margini», separata dal mondo: resta chiusa in casa per tutto il giorno a cucinare, avvolta dagli aromi rassicuranti di cardamomo, curcuma, cannella e coriandolo, e a sbrigare le faccende. Finché, inaspettatamente, un episodio casuale finisce per alienarle la simpatia dei parenti e per donarle una libertà inaspettata. Grazie a un’amica trova una casa dove stare, diventa «ragazza alla pari» per una famiglia dell’alta borghesia parigina e poi compagna del celebre proprietario di una catena di supermercati di lusso. Impara il francese ma continua a sentirsi profondamente straniera, lontana, diversa da tutti, e a marcare la frontiera resta proprio l’odore, l’ossessione che continua a perseguitarla anche quando tutto il resto (gli abiti, la cultura, il modo di parlare e di muoversi) sembra essersi armonizzato.

È questa la battaglia più dura da vincere per lei, quella paura di essere sempre e comunque diversa, e non solo perché straniera. Radhika Jha è una giornalista e scrittrice indiana che si distingue per l’impegno sociale. In questo romanzo affonda le mani nelle inquietudini del nostro tempo partendo da una prospettiva interna, da un malessere dell’anima. Con una scrittura sensibile e raffinata compie un’esplorazione profonda, a tratti dura e disturbante. Traccia un ritratto inedito di una Parigi multietnica, piena di contraddizioni ma anche di inaspettate solidarietà. Si addentra fino ai tunnel della metropolitana, perché «L’odore della metropolitana è anonimo, ti puoi nascondere dentro di lui e non sentirti solo. Per me è l’odore di casa»..

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