Perde il lavoro e la forza del suo cuore
«Con la speranza li ho ritrovati entrambi»

Mario Petrò a 46 anni era colpito nella salute e dalla crisi economica: lo scorso anno è stato sottoposto al trapianto.

Quante volte può accadere in una vita di dover ricominciare da capo, vivendone di fatto molte? Mario Petrò, di Ponte San Pietro, è stato costretto ad affrontare nello stesso momento un cambiamento radicale su due fronti, professionale e personale.

Ha perso il lavoro che amava, come rappresentante di fiori, perché la ditta ha cessato l’attività e ha subìto un trapianto di cuore. Nei giorni scorsi, il 28 ottobre, ha però potuto festeggiare sorridendo il primo anniversario della sua nuova vita, pensando, come dice bene Cesare Pavese, che «sorridere è vivere come un’onda o una foglia, accettando la sorte. È morire a una forma e rinascere a un’altra. È accettare, accettare, se stesse e il destino».

Nel suo salotto il fuoco è acceso, il suo cane Rocky - un simpatico yorkshire - saltella per la stanza chiedendo carezze, suonano alla porta e sua moglie Pinuccia va ad aprire, lui sorride e prepara un caffè. In questo quadro domestico le note dominanti sono un calore semplice e una serenità che negli ultimi anni non si sarebbero mai immaginati di poter riconquistare: «Sento una profonda gratitudine – sottolinea Mario – per i medici delle équipe di cardiologia, cardiochirurgia e cardio-trapianti dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che mi hanno sostenuto con la loro professionalità e umanità e mi hanno aiutato a non perdere mai la speranza. Anche se il ringraziamento più grande, ovviamente, va alla persona che mi ha donato il mio cuore nuovo». Parlandone Mario non può fare a meno di commuoversi un po’. Non è stato facile per lui accettare l’idea stessa del trapianto: «Sentivo il peso – spiega – di aver in qualche modo approfittato della tragedia di qualcun altro. Nel nostro quartiere abita una famiglia che ha perso il giovane papà, che non aveva ancora compiuto quarant’anni, per un’emorragia cerebrale. I suoi familiari hanno scelto di donare tutti gli organi, e così - dato che era giovane e sano - ha salvato la vita di tante persone. Penso che a offrirmi il cuore sia stato qualcuno come lui, e forse la scelta di persone generose come i suoi familiari. Ho provato tante volte a mettermi nei loro panni, capisco quanto possa essere stato difficile».

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