Travolto dalla valanga, lacrime per Claudio
«Un ragazzo generoso e sportivo»

Il ricordo dell’infermiere di 42 anni travolto da una valanga in Valle Imagna mercoledì 13 gennaio. La moglie Ivana, anche lei infermiera all’ospedale Papa Giovanni: «Andava in montagna sin da piccolo, lo scialpinismo la sua grande passione».

«Era un ragazzo calmo, disponibile, non l’ho mai visto arrabbiato. E poi sapeva fare tutto: bravo nello sport, nel lavoro, nella vita». Ivana Paris è la moglie di Claudio Rossi, il 42enne travolto da una valanga nella mattinata di mercoledì 13 gennaio a Fuipiano, in Valle Imagna al confine con Brumano, e spirato ieri pomeriggio all’ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo dove entrambi avevano trovato lavoro. Alla camera mortuaria del «Papa Giovanni», Ivana ricorda con parole piene d’amore e un dolore immenso il suo Claudio. E lo ha fatto nel momento più difficile, poco dopo avergli dato l’ultimo saluto, la voce spezzata dallo strazio. Accanto a lei, a circondarla e sostenerla, i parenti e gli amici, tutti increduli e sconvolti. «Andava in montagna sin da piccolo - racconta ancora Ivana - ed è sempre stato prudente. Lui era un grande sportivo: aveva iniziato a sei anni con il ciclismo e fino ai 18 anni l’aveva sempre seguito il papà. Ma era anche appassionato di sci alpinismo e delle corse in montagna». Da circa tre anni lavorava in elisoccorso alla Soreu alpina dell’Asst Papa Giovanni XXIII. Aveva iniziato la sua vita professionale come infermiere in terapia intensiva al Policlinico San Pietro e poi, per 15 anni, in Rianimazione agli ex Ospedali Riuniti di Bergamo. E anche la compagna lavora come infermiera all’ospedale «Papa Giovanni XXIII».

Ieri mattina era a casa dal lavoro e avrebbe ripreso il suo turno nel pomeriggio, mentre Claudio era in ferie, da lunedì. «Era a casa per cinque giorni dopo tanto tempo – dice con un filo di voce la moglie –. Stamattina (ieri, ndr) verso le 8,30 mi ha detto che andava a fare sci alpinismo con un amico. Era la sua grande passione e aveva fatto anche tante gare. Era una persona calma, che aiutava sempre tutti». Claudio con Ivana viveva a Ghiaie di Bonate Sopra, i i due figli di sei e di due anni e mezzo.

Lo strazio del fratello

«Anche io ero appassionato della montagna - ricorda il fratello Roberto –  e quando era bambino lo portavo con me. Col tempo lui se ne era innamorato sempre di più ed era sempre stato molto prudente. Aveva anche fatto alcune gare, come l’Orobie Ultra Trail».

Claudio abitava con la famiglia al civico 6 di via Pertini. Oltre alla moglie e ai due figli ha lasciato nel dolore il fratello Roberto, la sorella Marina, papà Luigi e mamma Maria. Tra i famigliari c’è monsignor Galdino Beretta: «Mio nipote era proprio un bravo ragazzo, disponibile e molto generoso che non si stancava mai, ha fatto il volontario sulle ambulanze, e ha sempre fatto con passione il suo lavoro d’infermiere». «Era un ragazzo d’oro – dice un cugino – ha dedicato una buona parte della sua vita al volontariato e amava tanto la montagna».

Da ieri sera la salma di Claudio è composta nella chiesina della parrocchia della Sacra Famiglia a Ghiaie di Bonate Sopra.

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