«Il mio Paolo è un infermiere domiciliare:
esce e ho paura, ma sono fiera di lui»

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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Ci scrive Yasmine, compagna di un infermiere domiciliare e mamma di Alice, bimba di 2 mesi, e ci racconta la loro esperienza in questo periodo.

Vorrei raccontarvi una storia. La mia storia! È la fotografia di ciò che sto vivendo io, sia come compagna di un infermiere in prima linea contro il Covid-19 che come mamma.

Per stare un po’ insieme con Paolo mi alzo all’alba e facciamo colazione; ci guardiamo senza dirci grandi cose, anzi per la maggior parte del tempo restiamo proprio in silenzio, io osservo le sue espressioni che già dal mattino rispecchiano la sua preoccupazione, gli sono accanto, ma mi rendo conto che i suoi pensieri sono altrove: Paolo sta già organizzando al meglio la sua giornata. Sono molto fiera di lui, ma nello stesso tempo sono molto preoccupata, è papà da soli due mesi! Lo saluto con un bacio e torno a dormire con la mia piccolina che fortunatamente sta bene ed è molto brava, ma, come tutti i bimbi, richiede molte attenzioni ed un dispendio notevole di energie.

Durante la giornata faccio di tutto per tener ben pulita la casa, ascolto musica ed esco con Alice sul balcone, gioco e ballo con lei. Preparo il pranzo solo quando Paolo rientra per mangiare, di solito stacca per un’oretta, ma anche in quell’ora il suo cellulare continua a suonare per mille chiamate di persone e famiglie in preda al panico, per consigli e richieste strazianti di aiuto. Lo ammiro perchè non perde mai la pazienza, pronto a rassicurare chi è dall’altra parte del telefono. Finito il pranzo, riparte subito in trincea.

Paolo rincasa la sera verso le 20-21, io ed Alice lo aspettiamo con ansia, entra, un ciao fugace e si infila immediatamente sotto la doccia. Il suo “ciao”, con occhi lucidi, racchiude la tristezza vissuta durante la giornata. Ceniamo insieme e poi arriva un’oretta, non di più, dedicata a noi due: io gli racconto della mia giornata monotona ma anche piena di ansia e preoccupazione di una mamma che ha appena avuto un figlio, e poi tocca a lui. Mi racconta la sua giornata piena di orrore e tristezza e io lo ascolto cercando di immedesimarmi in quello che prova e vive, sono pochissime le gioie.

Paolo,infermiere domiciliare, segue non solo adulti e anziani ma anche bimbi, e famiglie sterminate da questo virus. Sono innumerevoli le discussioni e litigate che affronta con aziende fornitrici di ossigeno, con le Ats, con alcuni medici, per non parlare del fatto che le società che esercitano il servizio Adi lavorano con pochi dispositivi di protezione individuale e quindi maggiormente esposti a rischio di contagio, in quanto aiuti e donazioni sono state indirizzate unicamente agli ospedali.

È un continuo su e giù dalla val Seriana, mille prelievi da fare la mattina e subito di corsa in laboratorio. I media dicono che il numero di decessi e contagi sia diminuito…, sì, lo è, ma solo negli ospedali; sul territorio la situazione non è migliorata, c’è sempre tanta gente che sta male e ancora tanta gente che muore.

Ora poi tante famiglie scelgono di tenere i propri cari a casa, sanno che se dovessero morire in ospedale non li rivedrebbero più... Di conseguenza il lavoro sul territorio aumenta ogni giorno di più. A volte Paolo piange, piange perchè è stanco, mentalmente e fisicamente, è più di un mese e mezzo che non si riposa. Nemmeno la domenica. Piange perchè si sente impotente, vorrebbe fare di più, ma è solo un infermiere. Piange perchè gli manco io e la sua bambina. A volte arriva a casa e mi dice che non vuole più fare il suo lavoro. Ma dura solo qualche minuto poi si riprende. È una persona forte? Sì è forte, ma non è un eroe, è solo una persona che merita rispetto.

Talvolta piange dal nervoso perchè vede ancora moltissima gente in giro, con il cane a passeggio, per un’inutile spesa o per correre o passeggiare. Vede molti anziani ancora in giro, e mentre il nervoso gli logora la mente spera solo che non siano i prossimi per cui dovrà correre nei prossimi giorni.

A lui non solo piace il suo lavoro, lui “ama” il suo lavoro. Purtroppo c’è troppa gente ignorante che pensa solo ai fatti propri… non pensa che ci sono infermieri e medici in giro tutto il giorno. Anche gli infermieri hanno una famiglia, con bimbi, a cui piacerebbe vederli rientrare a casa ad un orario decente... I miei sentimenti, ricchi di preoccupazione e di ansia, sono anche pieni di rabbia per colpa di gente che non ha il minimo rispetto per gli altri e per la vita che persone come Paolo cercano di salvaguardare.
Yasmine

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