Il ruolo del medico curante e la salute del nostro cuore

Cardiochirurgia. Quali sono le opzioni possibili per offrire al paziente un intervento appropriato? Lo spiega un corso al «Papa Giovanni XXIII».

Le malattie cardiovascolari, responsabili del 34,8% di tutti i decessi, sono le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità in Italia. Secondo i dati Istat, la cardiopatia ischemica è responsabile del 9,9% di tutte le morti. Gli accidenti cerebrovascolari, come gli ictus, dell’8,8%.

Il medico curante che ha tra i suoi assistiti un paziente con cardiopatie o con una condizione cardiovascolare patologica, si trova a dover gestire la salute di un soggetto che può dover affrontare un intervento invasivo. Quale può essere il ruolo del medico di medicina generale nella gestione clinica di pazienti così complessi? Quali sono le opzioni possibili per offrire al paziente un intervento appropriato? Come offrire il minor grado di invasività possibile e allo stesso tempo il maggior profilo di sicurezza, considerati i fattori di rischio?

Gli specialisti dell’ospedale Papa Giovanni XXIII hanno organizzato per sabato 3 dicembre a Bergamo un corso informativo e di aggiornamento indirizzato proprio ai medici di famiglia. L’obiettivo è quello di fornire una panoramica dei principali tipi di intervento esistenti e delle più aggiornate tecniche e metodiche che si possano adottare a livello cardiovascolare.

«I partecipanti al corso potranno capire come avviene l’approccio clinico in un grande ospedale come il nostro - spiegano il direttore del Dipartimento cardiovascolare del Papa Giovanni XXIII Michele Senni e il direttore della Cardiochirurgia Maurizio Merlo -. All’ospedale di Bergamo sono trattati pazienti dall’età neonatale per la cura delle cardiopatie congenite, fino al paziente grande anziano, inclusi i trapianti di cuore ed il posizionamento di sistemi di assistenza ventricolare meccanica per il trattamento dell’insufficienza cardiaca severa. Gli specialisti di tutti i rami del cardiovascolare lavorano secondo il modello dell’Heart Team. Ciascun singolo caso viene analizzato e ogni singolo approccio viene valutato. La strategia adottata è quasi sempre una soluzione “ritagliata su misura” per il singolo caso specifico».

Le sessioni porteranno la discussione sugli approcci chirurgici, quelli interventistici e i nuovi approcci ibridi, con tecniche miste. La patologia della valvola aortica sarà affrontata nella prima sessione. Saranno proposti casi specifici affrontati in sala operatoria dai cardiochirurghi e quelle situazioni, sempre più frequenti, che possono essere risolte con approccio percutaneo ad opera del cardiologo interventista. A seguire si parlerà del trattamento dell’aorta ascendente e dell’arco aortico, un’attività ad elevata complessità che al Papa Giovanni vede operativo un Aortic Team dedicato.

La terza sessione affronterà gli approcci esistenti per il trattamento dell’altra frequente valvulopatia, quella che riguarda la valvola mitrale. Un video mostrerà i principali passaggi che permettono al cardiochirurgo di realizzare interventi complessi attraverso una sola incisione, di circa 4 centimetri di lunghezza. È l’approccio cosiddetto mininvasivo che punta ad evitare, laddove praticabile, il ricorso alla sternotomia classica con il suo impatto sul paziente in termini di ripresa post-operatoria. L’approccio percutaneo fa ricorso con sempre maggiore frequenza a dispositivi di ultima generazione detti “mitral clip”.

Una terza sessione è dedicata alle patologie rare. Il trattamento chirurgico della cardiomiopatia ipertrofica vede il Papa Giovanni come uno dei centri di riferimento a livello nazionale, grazie a una esperienza accumulata nel corso di anni. Non mancherà un caso clinico e una discussione sulla pericardite costrittiva, l’infiammazione del pericardio che può portare alla necessità di un delicato intervento chirurgico.

La quarta ed ultima sessione tratterà il tema della patologia coronarica. L’approccio chirurgico punta alla rivascolarizzazione coronarica o al bypass coronarico, con l’obiettivo di superare l’ostruzione parziale o totale delle arterie coronarie. Particolarmente indicato per i pazienti che hanno precise caratteristiche coronariche è l’approccio ibrido, che fa ricorso ad un impiego misto di tecniche chirurgiche e percutanee. Importantissima è la diagnosi, da effettuare sotto stretto collaborazione tra il medico curante e il medico specialista.

Il corso si tiene in presenza al Life Source Hotel in via Briantea 5 a Bergamo sabato 3 dicembre. Per iscriversi al corso (e vedersi tra l’altro riconoscere 4 crediti formativi ECM) è necessario collegarsi all’indirizzo registrandosi sul sito della società che ha curato l’organizzazione dell’evento: https://res.summeet.it. Oltre ai medici di medicina generale, la partecipazione aperta a specialisti in Cardiochirurgia, Cardiologia, Cardiologia interventistica e agli infermieri.

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