Nuove sentinelle sotto pelle
Ora c’è quella contro l’ictus

Da oggi grazie a un dispositivo applicato sottopelle si potranno evitare molti casi di ictus finora difficilmente prevenibili, casi scatenati da subdole anomalie del battito cardiaco (aritmie) asintomatiche e «invisibili» ai normali metodi diagnostici.

Da oggi grazie a un dispositivo applicato sottopelle si potranno evitare molti casi di ictus finora difficilmente prevenibili, casi scatenati da subdole anomalie del battito cardiaco (aritmie) asintomatiche e «invisibili» ai normali metodi diagnostici. Si tratta di un «sensore» che registra eventuali aritmie silenziose e le segnala in tempo reale sia al paziente tramite una spia rossa, sia al medico inviandogli un elettrocardiogramma. È questa l’ultima delle sentinelle sotto-pelle che in futuro aiuteranno sempre di più a controllare molti paramenti vitali: battito cardiaco, insulina, dolore, aiutando così a gestire l’uso dei farmaci sempre più regolati sui bisogni del malato.

Un futuro, che è ormai diventata una realtà seppure sperimentale, e che vede novità come anche le batterie per grandi come un chicco di riso che possono essere inserite nel corpo umano per dare energia a pacemaker, stimolatori nervosi o sensori miniaturizzati, da ricaricare addirittura wireless.

A dimostrare le potenzialità di questo apparecchietto tutto italiano - già in uso clinico per altre tipologie di pazienti - è stato un team internazionale di ricercatori capitanato da Tommaso Sanna del Policlinico Gemelli di Roma insieme a Vincenzo di Lazzaro, attualmente al Campus Biomedico della Capitale.

Lo studio denominato «CRYSTAL AF» (CRYptogenic STroke And underLying Atrial Fibrillation), è durato tre anni coinvolgendo 500 pazienti reduci da un primo ictus ed è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Il microdispositivo, più piccolo di una pennetta USB, si impianta sottocute in anestesia locale, registra in continuo l’attività cardiaca e può essere «interrogato» direttamente dal paziente, attraverso un telecomando. Quest’ultimo ha una spia rossa che s’accende in caso di aritmia avvertendo il paziente che può così recarsi tempestivamente in ospedale per ulteriori accertamenti. L’apparecchio può anche trasmettere l’elettrocardiogramma (ECG) allo specialista. Quest’ultimo può così intervenire con una terapia preventiva adeguata.

Infatti, spiega Sanna, queste subdole aritmie asintomatiche e «invisibili» agli apparecchi oggi in uso di routine (come l’elettrocardiogramma dinamico delle 24 ore prescritto col nome di «Holter») possono causare, senza alcun campanello d’allarme, un ictus che è quindi difficilmente prevenibile. Tale tipologia di ictus - che colpisce 40-80mila italiani l’anno, ovvero il 20-40% dei quasi 200mila casi annui di ictus - è detto «criptogenetico» o senza causa apparente proprio perché causato da aritmie (o fibrillazione atriale) invisibili e senza sintomi quindi finora praticamente impossibili da diagnosticare.

«Applicando il dispositivo a 500 pazienti reduci da ictus “senza causa” abbiamo osservato - spiega Sanna - che il 30% di loro nell’arco di 3 anni presenta almeno un’aritmia, asintomatica in quasi l’80% dei casi e con molta probabilità proprio alla base dell’ictus». I soggetti ai quali il dispositivo registra queste subdole aritmie sono a rischio di andare incontro a un nuovo ictus qualora le aritmie si ripresentassero nuovamente. È per questo che il dispositivo individua quei soggetti che corrono un particolare rischio di recidive (il secondo ictus in genere è sempre molto più dannoso del primo) da mettere tempestivamente in terapia preventiva.

L’apparecchio potrebbe dunque essere applicato a pazienti «selezionati», ovvero reduci da un ictus senza causa apparente per scovare eventuali aritmie silenziose e prevenire altri eventi ischemici.

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