Salviamo le api, ci fanno del bene
Sono le «sentinelle» della salute

Prodotto dell’alveare, il miele nasce dall’attività instancabile e straordinaria delle api bottinatrici che raccolgono il nettare, o la melata, dai fiori e dalle piante, lo trasportano nelle arnie dove le api giovani, passandoselo l’una all’altra, lo trasformano in miele arricchendolo e stoccandolo nelle celle, dove viene protetto e conservato da uno strato di cera, pronto per essere raccolto per la delizia del nostro palato.

È ricchissimo di moltissime proprietà benefiche, se ne contano fino a 300. Gli antichi popoli, che lo consideravano «il nettare degli dei», ne facevano un largo uso in cucina e ne sfruttavano le proprietà curative. Ma dentro ad un vasetto di miele ci sono anche una storia straordinaria e complessa, che ci viene raccontata dalle api, ed il loro imprescindibile rapporto con la natura. Le api sono sentinelle eccezionali sullo stato di salute della Terra che abitiamo, ottimi bioindicatori che svolgono un ruolo vitale per quel delicato equilibrio tra uomo, animale e ambiente che, con il nostro comportamento, mettiamo costantemente a rischio.

Dall’ultimo rapporto di Lagambiente risulta che «oltre un terzo degli alimenti umani, dai frutti ai semi ai vegetali, verrebbe meno se non ci fossero gli impollinatori (api, vespe, farfalle, mosche, ma anche uccelli e pipistrelli) che, visitando i fiori, trasportano il polline». Inoltre «secondo la Commissione Europea quasi 15 miliardi di euro della produzione agricola annua dell’Ue sono attribuiti direttamente all’impollinazione ad opera degli insetti. Per molte colture, il contributo degli impollinatori può ammontare alla metà del valore di mercato dei prodotti».

Oggi proprio questa attività è in pericolo (cambiamenti climatici, inquinamento, utilizzo di pesticidi, malattie infettive e parassitarie) e in assenza di questo «servizio» indispensabile perderemmo la biodiversità e metteremmo a rischio la varietà di cibi che arrivano sulle nostre tavole nonchè la sicurezza alimentare. Senza l’attività instancabile delle api e degli altri insetti verrebbero meno il 90% delle specie di piante ed il 75% delle produzioni di cibo e delle colture alimentari (dati da rapporto FAO), verrebbero meno frutti e verdure indispensabili per la nostra dieta.

A mettere a rischio questo importantissimo e operoso insetto vi è stata pure l’introduzione in Europa di un pericoloso predatore: la «Vespa velutina». Efficientissimo cacciatore di api, ha dimostrato tutta la sua capacità di provocare danni agli alveari nostrani: cattura le api per nutrire le sue nidiate e quando questo predatore assedia gli alveari le api interrompono i loro voli per raccogliere il nettare ed il polline e rimangono segregate nelle arnie, indebolendo le famiglie che rimango prive di nutrimento.

Grazie ai numerosi apicoltori che mantengono viva e vitale l’antica tradizione della produzione del miele, solo nella nostra provincia si contano 1.020 postazioni apistiche su un totale di circa 40.000 nel nostro Paese. Grazie ad una richiesta sempre più crescente da parte dei consumatori, la vita di questi insetti può essere preservata in ambienti «domestici» e protetti.

Fondamentale l’azione di sorveglianza sullo stato di salute delle api svolta dagli apicoltori in collaborazione con il Dipartimento Veterinario dell’Agenzia di Tutela della Salute. La collaborazione e la rete di sorveglianza messe in campo attraverso il coordinamento di varie Regioni, Università, Istituti Zooprofilattici, rendono più efficace la lotta alle malattie infettive, parassitarie e ai predatori delle api.

E noi cosa possiamo fare? Realizzare piccoli spazi verdi, giardini, piccoli orti, coltivando sul balcone piante nettarifere stagionali, in campagna come in città, erba cipollina, rosmarino e salvia in primavera, lavanda, calendula, malva e girasoli in estate, il crisantemo e il topinambur molto utili in autunno per la loro fioritura tardiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA