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Chirurgia della tiroide: l’équipe della San Francesco in prima linea

Attivo un team multidisciplinare che coinvolge diverse figure - endocrinologo, radiologo e chirurgo - per decidere l’approccio terapeutico migliore e più appropriato per ogni singolo paziente

Un piccolo organo la tiroide, una ghiandola di appena 5 cm, ma che può causare seri problemi se non funziona correttamente o se diventa sede di un tumore. E nelle valli bergamasche lo si sa bene: il gozzo, la malattia della tiroide più conosciuta, colpisce 1 persona su 5 (comprendendo anche le forme più lievi) ed è quindi da considerarsi una patologia endemica (ovvero, tipica di una popolazione). Per gozzo si intende un aumento del volume della tiroide dovuto alla presenza di diversi noduli: nella maggior parte dei casi i noduli sono piccoli e non causano alcun sintomo ma, se il volume della tiroide aumenta in modo significativo, possono verificarsi disturbi della respirazione e della deglutizione, perché la ghiandola ingrossata comprime le strutture vicine.

Da non sottovalutare anche i noduli della tiroide che, nella Bergamasca, colpiscono 120 individui su 1000 abitanti (maschi) e 230 su 1000 abitanti (femmine). Si tratta di noduli che si vengono a creare nella struttura della ghiandola stessa. Essi sono spesso formazioni benigne e solo nello 0,3% dei casi hanno caratteristiche di malignità, ovvero tumori della tiroide. Nella maggior parte dei casi non sono gravi e non causano disturbi, quindi spesso si scopre di averli in modo del tutto casuale.

Le altre patologie da non sottovalutare

In Clinica San Francesco a Bergamo è attivo da qualche mese un team multidisciplinare che coinvolge diverse figure - endocrinologo, radiologo e chirurgo - per decidere l’approccio terapeutico migliore e più appropriato per ogni singolo paziente, la cosiddetta tailored surgery, ovvero la chirurgia sartoriale.

Gozzo e noduli tiroidi non sono infatti gli unici problemi che possono colpire questa fondamentale ghiandola. Essa infatti produce fisiologicamente due ormoni, chiamati T3 e T4, che svolgono numerose funzioni metaboliche. Può capitare che la tiroide produca troppi ormoni tiroidei e quindi si manifesta una condizione chiamata ipertiroidismo che causa nervosismo, ansia, iperattività, perdita di peso, battito cardiaco rapido o irregolare. Molte sono le possibili cause, la più comune è il morbo di Basedow-Graves, una malattia autoimmune che può colpire a qualsiasi età.

Se invece la tiroide non produce abbastanza ormoni tiroidei, si verifica una condizione chiamata ipotiroidismo che, se non curata, può causare obesità, dolori articolari, infertilità e malattie cardiache. Possono soffrire di ipotiroidismo sia gli uomini che le donne, anche se è più comune tra le donne, soprattutto al di sopra dei 60 anni di età. Per questo tipo di problematiche, che riguardano la disfunzione tiroidea, le cifre della bergamasca sono allineate a quelle del resto d’Italia con un’incidenza di 50 casi su 1000 per l’ipotiroidismo e circa 8 su 1000 abitanti per l’ipertiroidismo.

Il dott. Simone Beretta, specialista in chirurgia generale e chirurgo della tiroide

Quando interviene il chirurgo

Un gozzo che crea disturbi compressivi a livello delle vie aeree o a livello della deglutizione, un Morbo di Basedow o un nodulo autonomo (Plummer) che non risponde alla terapia medica o un tumore tiroideo: queste sono tutte situazioni che prevedono un intervento chirurgico di asportazione della tiroide con la rimozione (totale o parziale) della ghiandola. «È importantissimo e fondamentale, durante l’intervento, rispettare e preservare le paratiroidi (piccole ghiandole che regolano il metabolismo del calcio) e il nervo laringeo ricorrente che è responsabile della motilità delle corde vocali – sottolinea il dott. Simone Beretta, specialista in chirurgia generale e chirurgo della tiroide -. Per fare questo alla Clinica San Francesco utilizziamo il monitoraggio nervoso intraoperatorio (Ionm), dispositivo che consente di testare durante tutto l’intervento la funzionalità dei nervi laringeo superiore, ricorrente e vago».

Oltre al risultato chirurgico, è importante garantire un ottimo risultato estetico tramite la chirurgia mini invasiva. Per questo le vecchie incisioni a collare non vengono più usate ma si utilizza la mini cervicotomia o tecnica mini invasiva videoassistita (Mivat). «Tramite una piccola incisione, tra i 2 e i 4 cm nella maggior parte dei casi, si riesce ad asportare tutta la tiroide (tiroidectomia) o solo metà (emitiroidectomia) e, in casi selezionati, si può eseguire anche l’asportazione dei linfonodi metastatici – prosegue lo specialista -. Dopo l’intervento, della durata circa di un’ora e mezza, si può già mangiare e bere senza particolari controindicazioni e la degenza dura una o due notti, a seconda che si esegua l’asportazione parziale o di tutta la tiroide. Il recupero è soggettivo ma nella maggior parte dei casi nel giro di 10 giorni si torna alle proprie normali attività».

Garantire la continuità assistenziale

«Di fatto è stata abbandonata la vecchia abitudine di operare il paziente per poi affidarlo al medico curante, in favore di un programma circolare dove ogni specialista prende parte al percorso di cura garantendo a 360° la continuità assistenziale – conclude il dott. Beretta -. Fin ad oggi, dal mese di marzo 2023, da quando si è attivato il team della San Francesco, sono stati operati circa 70 casi di patologia endocrina con ottimi risultati e piena soddisfazione da parte del paziente».

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