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Martedì 25 Novembre 2025
Spalla e ginocchio sotto stress: come si proteggono gli sportivi
Il dottor Cristiano Ferrante, ortopedico alla C.d.C. San Francesco: «Riscaldamento, tecnica corretta e recupero non sono un optional ma la prima terapia per chi fa sport»
L’attività sportiva, sia a livello amatoriale che agonistico, è un pilastro fondamentale per la salute e il benessere. Tuttavia, l’impegno costante e le sollecitazioni estreme a cui sono sottoposti gli atleti espongono due articolazioni in particolare a un elevato rischio di infortuni: la spalla e il ginocchio.
Come ci spiega il Dr. Cristiano Ferrante Chirurgo Ortopedico presso la C.d.C. San Francesco, queste due articolazioni sono complesse e cruciali per il movimento e sono spesso il «tallone d’Achille» degli sportivi, teatro di patologie che possono compromettere la carriera o la semplice continuità nell’attività fisica. «Nel ginocchio e nella spalla – sottolinea il dott. Ferrante – si concentrano gran parte dei carichi e dei gesti tecnici più impegnativi: se qualcosa non funziona, l’atleta se ne accorge subito».
Il ginocchio, fulcro della locomozione, è soggetto a traumi ad alta energia, soprattutto negli sport di contatto o che prevedono salti e cambi di direzione repentini (calcio, basket, sci). A causa dell’alta richiesta funzionale si può incorrere nella r ottura del legamento crociato anteriore (LCA) che è forse l’infortunio più noto e temuto. Richiede spesso un intervento chirurgico di ricostruzione in artroscopia e di riabilitazione post-operatoria. Meno frequenti, ma altrettanto debilitanti, sono le lesioni del legamento crociato posteriore (LCP) e dei legamenti collaterali. Le lesioni meniscali possono essere traumatiche (distorsioni) o degenerative (usura) e causano dolore, blocco articolare e versamento. Meno gravi, ma persistenti e limitanti le performance dello sportivo, sono le tendinopatie, tra cui le più comuni nei «saltatori» (jumper’s knee), tendinopatia rotulea e nei «corridori» (runner’s knee) la sindrome della bandelletta ileotibiale che, insieme ad altre tendinopatie del ginocchio, rappresentano patologie da sovraccarico che infiammano i tendini. «Nel ginocchio – aggiunge il dottor Ferrante – il confine tra sovraccarico “semplice” e vera lesione può essere sottile: per questo è importante non trascurare i segnali di dolore che si ripetono».
La spalla è l’articolazione più mobile del corpo umano per cui è particolarmente vulnerabile negli sport overhead (lancio del giavellotto, nuoto, pallavolo, tennis). La sua ampia libertà di movimento ne determina, però, una minore stabilità. Le patologie che colpiscono maggiormente la spalla sono rappresentate dalla rottura della cuffia dei rotatori con lesioni parziali o complete, spesso dovute a microtraumi ripetuti (sovraccarico) che degenerano nel tempo, o a traumi acuti. Causano dolore, debolezza e difficoltà a sollevare il braccio. Richiede spesso un intervento chirurgico di riparazione in artroscopia e di riabilitazione post-operatoria.
L’instabilità di spalla è causata o da lassità della stessa (condizione ancora fisiologica) che può trasformarsi in instabilità oppure da un trauma violento con la perdita dei normali rapporti articolari tra glena e omero (lussazione) che può diventare recidivante, specialmente nei giovani atleti. Il rischio è che la testa dell’omero esca dalla cavità glenoidea, danneggiando le strutture legamentose, il cercine glenoideo e la cartilagine. Richiede spesso un intervento chirurgico di stabilizzazione in artroscopia e di riabilitazione post-operatoria. «La spalla – osserva Ferrante – paga il prezzo della sua grande mobilità con una minore stabilità: negli sportivi questo equilibrio è ancora più delicato».
Prevenzione, la prima terapia
Sicuramente la prevenzione è l’arma più efficace contro queste patologie. Non si tratta solo di evitare i traumi, ma di contrastare i danni da sovraccarico funzionale. «La prevenzione – ricorda il dottor Ferrante – è la prima terapia: riscaldamento, tecnica corretta e recupero fanno parte dell’allenamento, non sono un optional».
Una preparazione fisica adeguata, con riscaldamento mirato e potenziamento muscolare specifico (soprattutto della core stability e dei muscoli stabilizzatori di spalla e ginocchio), aiuta a distribuire meglio i carichi. Anche la correzione del gesto tecnico fa la differenza: un’esecuzione errata, soprattutto negli sport di lancio o nei cambi di direzione, stressa eccessivamente le articolazioni. Infine, riposo e recupero sono fondamentali: il sovraccarico cronico è una delle cause principali delle tendinopatie e delle lesioni da stress. La diagnosi precoce è un altro tassello chiave: non bisogna ignorare il dolore persistente. Consultare uno specialista in traumatologia dello sport permette di intervenire con terapie conservative (fisioterapia, infiltrazioni) prima che la patologia degeneri in un problema chirurgico.
Quando serve l’intervento chirurgico
Quando la prevenzione e le lesioni sono incompatibili con il trattamento conservativo e compromettono in modo significativo la funzionalità atletica e/o quotidiana si rende consigliabile l’intervento chirurgico. L’artroscopia è il gold standard per il trattamento di molte loro patologie.
L’artroscopia è una tecnica chirurgica mininvasiva e minilesiva che ha rivoluzionato il trattamento delle patologie articolari. Il termine deriva dal greco arthros (articolazione) e skopein (guardare), riflettendo la sua duplice funzione di diagnosi ed intervento all’interno dell’articolazione, senza ricorrere a grandi incisioni («a cielo aperto»).
Questo è reso possibile dall’uso dell’artroscopio, un sottile strumento ottico (telecamera) collegato a un monitor ad alta definizione. L’artroscopio e gli strumenti chirurgici vengono introdotti attraverso piccole incisioni (pochi millimetri) dette portali. Durante la procedura, si inietta soluzione fisiologica nell’articolazione per distenderla e migliorare la visibilità.
I principali vantaggi dell’artroscopia sono: minima invasività e cicatrici ridotte, ridotto sanguinamento, dolore post-operatorio generalmente inferiore e minor rischio di complicanze. «L’artroscopia – sottolinea Ferrante – ci permette interventi molto precisi e poco invasivi, con tempi di recupero che negli ultimi anni si sono accorciati in modo significativo».
Riabilitazione, tornare in campo in sicurezza
La durata della riabilitazione varia significativamente in base al tipo di intervento. Per una regolarizzazione del menisco in artroscopia, i tempi sono brevi e il paziente può riprendere a camminare in pochi giorni (a volte con stampelle per un breve periodo), mentre per una sutura del menisco in artroscopia i tempi di ripresa sono più lunghi quindi da valutare insieme al paziente/sportivo e ai propri obiettivi sportivi. La ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA) in artroscopia richiede invece un percorso riabilitativo più lungo e strutturato, che può durare diversi mesi (fino a 4-6 mesi per il ritorno all’attività sportiva completa), ed è fondamentale per il successo a lungo termine.
Per l’intervento di riparazione della cuffia dei rotatori (CDR) in artroscopia o di stabilizzazione della Gleno-Omerale (G-O) in artroscopia della spalla è necessario l’uso di un tutore per 30 giorni per proteggere la riparazione. La fisioterapia viene avviata per gradi, passando da movimenti passivi a quelli attivi, e infine al recupero della forza. I tempi di recupero per la ripresa completa delle attività possono variare da qualche settimana a 3-6 mesi.
In entrambi i casi (spalla e ginocchio), la fisioterapia mirata e la collaborazione del paziente è l’elemento importante che determina il recupero funzionale completo del paziente.
«Mentre i progressi in chirurgia artroscopica permettono recuperi sempre più rapidi ed efficaci - conclude il Dr. Cristiano Ferrante - la vera sfida per l’atleta moderno rimane quella di ascoltare il proprio corpo e investire nella prevenzione, garantendosi una carriera più longeva e, soprattutto, più sana».
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