Pasticceria per cani,
solitudini e silenzi

Orazio sentenziava «Modus in rebus». Occorrono una misura nelle cose e determinati confini entro i quali è bene restare. È necessaria una saggia moderazione in tutti gli aspetti della vita. Una delle massime più note del mondo greco antico è: «Nulla di troppo». Ci domandiamo se, riguardo agli animali domestici, la misura non sia stata superata.

A Brescia, per esempio, è stata aperta una pasticceria per cani, proprio a fianco del Teatro Grande, dove ci si aspetterebbe di trovare, invece, un locale in cui prendere l’aperitivo prima o dopo lo spettacolo. In vetrina si possono ammirare torte di compleanno farcite, biscotti e altri dolci nati, tutti, rigorosamente, a misura di quattro zampe. I nostri migliori auguri alla nuova attività. Ben due amici ci hanno rivelato che, d’estate, non possono andare in vacanza, o sono condizionati nella scelta, dal loro gatto. Ci è capitato di vedere, più di una volta, dei cagnolini messi a tavola, vestiti di tutto punto e con tanto di bavaglia, serviti, al bar o al ristorante, come se fossero delle persone. Niente di male? Può darsi. A noi, però, una società dove gli animali rischiano di diventare importanti come gli uomini lascia perplessi.

In Italia, fanalino di coda nel mondo per nascite di bambini, sembra che l’affezione per gli animali domestici stia sostituendo quella per i figli. Diventeremo un Paese abitato da «single» con cagnolino o gattino al seguito? Passeggiando per le strade di una delle nostre città, lo si potrebbe pensare. Anche a Bergamo, per esempio, se capita di vedere un passeggino si scopre, molto spesso, che è quello del figlio di una famiglia di turisti stranieri, che ormai, bontà loro, affollano la città, alta e bassa, per tutto l’anno. Si ha l’impressione, poi, che molte persone tengano un cane in casa per poter avere non solo una compagnia domestica, ma anche un pretesto per una passeggiata serale non solitaria.

Nel mondo dei primitivi agli animali erano attribuite doti particolari. Nelle civiltà caratterizzate da un rapporto essenziale con loro, come quelle dei cacciatori e dei pastori o allevatori, esisteva un vero e proprio culto, largamente praticato presso tutti i popoli antichi. Non a caso il declino della devozione per gli animali, almeno nelle forme più primitive, è una delle differenze più rilevanti nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo.

Sappiamo bene come oggi esista anche la cosiddetta «pet therapy», l’utilizzo degli animali a fini terapeutici: la loro compagnia avrebbe un’efficacia curativa per determinate patologie comportamentali.

In chiesa, però, a meno che non siano indispensabili per accompagnare disabili e non vedenti, sarebbe preferibile lasciare i cani a casa, soprattutto durante la Messa. Come insegna San Francesco, gli animali lodano già Dio con la loro stessa esistenza.

Accudire e voler bene agli animali domestici è, evidentemente, per chi lo coltiva, un bel conforto. In definitiva, però, pensiamo che sia uno dei sintomi più evidenti della profonda solitudine che caratterizza la società contemporanea. Lo si constata bene nel mondo dei social. Più «amici» si hanno, meno tempo si ha per ognuno di loro. Quand’eravamo ragazzi, esistevano le lunghe chiacchierate al telefono che, insieme alle lettere d’amore, costruivano l’educazione sentimentale. Ora i ragazzi si scambiano soltanto messaggi sui social. Avete mai visto due giovani parlare al telefono o inviarsi delle lettere per posta? Noi no. Ci sembra un mondo sempre più solo. E silenzioso.

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