Strade e scuole
Servono le province

L’urgenza della manutenzione di strade e autostrade è al centro del dibattito di questo mese di agosto. Un’inchiesta recente ha dimostrato come i più preoccupanti siano i cavalcavia delle province, che, dal 2014, dopo la legge Delrio, rischiano di non avere più i soldi sufficienti per manutenzione e investimenti. La sospensione dell’abolizione degli enti, dopo il fallimento del referendum del 4 dicembre 2016, ha provocato una situazione critica. Nonostante questa, il programma dei lavori sulle strade provinciali della Bergamasca, per esempio, prevede, per quest’anno, un totale di spesa di un milione e mezzo di euro. La legge di bilancio 2018 comprendeva un’iniezione di 717 milioni nelle casse esangui delle province.

Un disegno di legge presentato al Senato mira a riconferire pienamente le loro funzioni alle province, ripristinando l’elezione diretta di presidente e Consiglio al posto di quella da parte dei sindaci. Con meno soldi e personale ridotto all’osso, le competenze delle province sono rimaste le stesse e riguardano, in particolare, in tutta Italia, proprio la manutenzione di 130 mila chilometri di strade, oltre che la gestione edilizia di 6 mila scuole. Oggi le 107 divisioni territoriali corrispondenti alle province sono così suddivise: le 80 ordinarie, anche se in condizioni economiche più o meno precarie; le 2 province autonome del Trentino-Alto Adige/Sud Tirolo; le 9 ex province regionali della Sicilia, abolite e sostituite da 6 liberi consorzi comunali e da 3 città metropolitane; le 4 ex province del Friuli-Venezia Giulia, abolite e sostituite da 18 unioni territoriali intercomunali; le 14 città metropolitane, comprese le tre siciliane; la Valle d’Aosta, una regione di soli 126 mila abitanti, non suddivisa in province.

Noi abbiamo sempre pensato che una provincia come quella di Bergamo abbia una propria precisa ragion d’essere, fondata sulla Storia, mentre abbiamo sempre avuto qualche dubbio che ce l’abbiano le regioni, a partire dalla Lombardia, un’invenzione austriaca. L’enorme conurbazione milanese, che a Nord allunga i propri tentacoli fino a Lecco, Como e Varese, fu dominata dagli Spagnoli. Bergamo e Brescia furono veneziane. Mantova era uno Stato indipendente e sovrano sotto i Gonzaga. Sondrio era parte del Cantone svizzero dei Grigioni. E’ evidente come esista un’identità bergamasca. Abbiamo sempre avuto qualche dubbio che la Storia ce ne abbia consegnata una tipicamente lombarda.

In giro per l’Italia i bergamaschi si sono mai presentati come lombardi? Non ci pare.

Bergamo ha una provincia di un milione e centomila abitanti, Brescia di oltre un milione e duecentomila. Da sole, e in alcuni casi notevolmente, hanno più residenti di intere regioni: dalla Val d’Aosta alla Basilicata, dal Molise all’Umbria, persino di tutto il Trentino-Alto Adige/Sud Tirolo, ovvero della somma degli abitanti delle province autonome di Trento e di Bolzano.

Se guardiamo, poi, alla popolazione delle città metropolitane, nate con la legge Delrio, vediamo come il maggior numero di queste abbia meno abitanti delle attuali province di Bergamo e di Brescia. Si tratta di Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Reggio Calabria, Messina, Catania e, l’unica ridisegnata dalla Regione Sardegna sull’agglomerato urbano e non sulla provincia, Cagliari. Quella di Brescia ha più residenti anche delle città metropolitane di Bari e Palermo, superata solo da Roma, Milano, Napoli, Torino.

Quella della legge Delrio è stata una scelta pigra: non ha tenuto in considerazione che, se davvero si vogliono istituire le città metropolitane, si deve partire dalla popolazione degli agglomerati urbani e non da quella del capoluogo. Bergamo non è il piccolo Comune di 120 mila residenti, perché, con l’hinterland, ne conta almeno il quadruplo, 480 mila. Non è una città metropolitana? Invece si sono prese le province delle principali città italiane e si sono, banalmente, trasformate, in città metropolitane. Con il paradosso, per esempio, che anche le più remote valli alpine del Torinese sono state inglobate nella città metropolitana. Una vera assurdità.

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