Il rock? È artigianale e orobico
A Cenate Sotto le t-shirt di Aarts

E pensare che da ragazzino voleva fare il meccanico. Mettere le mani in qualcosa di creativo, che raccontasse una storia e la sua passione per i motori. Alla fine Andrea Aarts (il papà è olandese, da qui il cognome straniero, ndr) si è messo a fare moda, ma in fondo la passione dei motori è disegnata, incisa, ricamata nelle sue sue creazioni che hanno poco di meccanico e molto di artistico.

Andrea ha 31 anni ed è di Albano Sant’Alessandro. Volitivo e tenace, è uno che mette anima e corpo nei suoi sogni. «A 20 anni, con un diploma scientifico con indirizzo informatico, mi sono messo al computer a studiare il manuale di Photoshop: mi disegnavo delle grafiche e andavo in serigrafia a farmele stampare sulle T-shirt. Ho creato in questo modo l’etichetta “Aarts”».

Inizia così, Andrea, con una sacca stracolma sulle spalle per fare il giro dei negozi della Bergamasca: per lo più grafiche rock, con collegamenti al mondo della musica e dei motori. Disegni stilizzati e scritte che arrivavano dritte al mondo dei giovani e dei bikers, in un progetto che voleva crescere: «Volevo seguire personalmente tutta la filiera e mettere le mani non solo sulla grafica ma anche sulla produzione della maglietta, nella sua completezza». Andrea acquista il primo macchinario di stampa digitale e apre il primo studio a San Paolo d’Argon con un plotter da ritaglio e una pressa. Passano gli anni e la filiera si fa più completa con le aziende che per lui tagliano, confezionano, tingono il capo che Andrea stampa e lavora artigianalmente: «Qui sta tutto il significato del mio brand e della mia collezione: creare delle maglie dai trattamenti infiniti: spruzzature a mano, ricami, rotture, bruciature, cuciture particolari, cerature o borchiature. Su un campionario di una cinquantina di capi a stagione creo un numero infinito di varianti. E questo piace al mondo del retail che trova una differenziazione, l’originalità e soprattutto un’artigianalità ormai scomparsa sul prodotto t-shirt».

Ma non solo: ci sono felpe, smanicati, cappellini: «L’attività è cresciuta e così la produzione: tre anni fa ho affittato un capannone da 650 metri quadrati a Cenate Sotto e qui ho aperto anche lo showroom, ho aumentato i macchinari che ora sono una quindicina, e lo spazio dove sperimentare nuove lavorazioni. Come le ho imparate? Provandole: sono un’autodidatta e ogni test me lo sono inventato, ingegnandomi, mixando tecniche».

Ancora una volta metterci le mani, il gusto grafico, l’estro artistico che permette ad Aarts di essere in una cinquantina di negozi italiani, con 10 mila magliette prodotte lo scorso 2017: «Ho due agenti che lavorano per me, collaboro anche con Luca Cattaneo, tatuatore bergamasco, per nuove grafiche». In archivio ne ha ben 450, lavoro di dieci anni, fatto di passione, colori vivaci, di scritte american style, di grafiche che passano dal punk al rock. «Ho anche una fetta di produzione per conto terzi e tra i miei clienti ci sono diversi gruppi motociclistici». Da una passione all’altra, per continuare a crescere. Ma Andrea è uno con i piedi ben saldi a terra, niente voli pindarici. Poi scappa un sorriso nel fare serioso: «Ogni giorno ripartirei con un campionario nuovo». A vederlo chino sul tavolo di lavoro, tra pinze e punteruoli, sembra che non si sia mai mosso da lì.

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