«L’incidente, e sulla mia vita scese il buio
Ora sono rinata, con la forza del sorriso»

«La vita è un brivido che vola via/ è tutto un equilibrio sopra la follia». Sul braccio destro di Giada Mulazzani c’è un tatuaggio con i versi di «Sally», un classico di Vasco, il suo cantante preferito. Un po’ si identifica con la donna della canzone che «ha patito troppo, ha già visto che cosa ti può crollare addosso».

Il suo mondo è andato in pezzi in una notte buia e fredda del gennaio 2005, quando lei aveva solo 19 anni: è rimasta coinvolta in un terribile incidente d’auto. Da allora è paralizzata dal collo in giù, è attaccata a un respiratore e si sposta su una sedia a rotelle. Non importa, però, quanto sia difficile la sua vita: i suoi occhi azzurri si riempiono di luce ogni volta che sorride. È proprio questa la sua arma segreta, il suo sorriso. Bello, spontaneo, mai scontato, colpisce al cuore e non si fa dimenticare. Impossibile non sentirsi ammirati e un po’ contagiati dal suo coraggio.

Di quella notte maledetta non ricorda quasi nulla. Era a Caravaggio, a pochi chilometri da casa, a Treviglio, doveva raggiungere gli amici al pub per un tè e due chiacchiere dopo una serata in discoteca a Crema, ma l’auto sulla quale viaggiava è scivolata sulla strada ghiacciata ed è rotolata via, come una palla impazzita. Al volante c’era un suo caro amico, che nell’incidente ha perso la vita. Giada, sbalzata fuori, è caduta a terra con violenza. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime: quando i soccorritori l’hanno raggiunta non respirava più, hanno dovuto rianimarla. È rimasta incosciente per 24 lunghissime ore, e quando si è svegliata non poteva più muoversi né parlare. Col tempo ha scoperto perché: la caduta ha provocato una lesione gravissima alle vertebre cervicali, molto alta, che coinvolge anche i polmoni e per questo ora è una macchina a permetterle di respirare.

«Sono andata a ballare con i miei amici. Ci siamo salutati dandoci appuntamento al pub dove ci ritrovavamo di solito dopo la discoteca, ma noi non ci siamo mai arrivati. Sulla mia vita è sceso il buio. Quando mi sono svegliata, vedevo che qualcuno piangeva, qualcuno rideva, avrei voluto sapere che cosa era successo ma non potevo muovermi né parlare. Ci è voluto un po’ prima che riuscissi a rendermi conto della mia nuova situazione».

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