L’omicida 15enne non risponde al gip
Crescono i minori stranieri soli in Italia

L’omicida 15enne di Zingonia si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari della Tribunale dei minori di Brescia.

È in carcere al Beccaria di Milano da lunedì mattina perché accusato dell’omicidio di Mohamed El Khouman, suo connazionale trentenne ucciso mercoledì sera in piazza Affari.

Il ragazzino aveva già ammesso le sue responsabilità di fronte ai carabinieri di Zingonia e ai magistrati. Gli viene contestata anche l’aggravante della crudeltà, per avere infierito – tra l’altro per sua stessa ammissione – sul corpo del suo connazionale trentenne anche quando questo era già a terra, colpito da svariati fendenti inferti con una falce.

E proprio la singolare arma del delitto – inizialmente i carabinieri avevano pensato a un machete o a una katana, vista la tipologia delle ferite, piuttosto nette e profonde – non è ancora stata recuperata, nonostante lo stesso quindicenne abbia indicato ai militari il punto (non distante da piazza Affari) in cui si sarebbe sbarazzato della falce.

Intanto «il numero dei minorenni che arrivano, da soli, nella Bergamasca, giungendo dai paesi del Nordafrica, è in aumento e spesso questi ragazzi, che hanno alle spalle grossi traumi a livello familiare, si allontanano dalle comunità e vengono travolti dalla microcriminalità, diventando spesso vittime dei loro connazionali».

Lo dice di don Fausto Resmini, cappellano del carcere di Bergamo e direttore del Patronato San Vincenzo di Sorisole, struttura che, nell’ultimo anno, ha accolto una quarantina di ragazzi minorenni che sono arrivati dai Paesi del Maghreb senza che in Italia ci fosse alcun loro familiare. Fino all’anno scorso il numero di questi giovani era all’incirca della metà. Molti purtroppo finiscono travolti dal crimine.

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