«A Barcellona nella logistica col vantaggio
di essere italiana»

Maria Riccardi.La 26enne di Vertova da qualche mese si è trasferita e lavora nella città spagnola: «Realtà cosmopolita, accolta benissimo dai colleghi».

L’idea di partire, spinta dalla scelta di un’amica, e un biglietto sola andata per la Spagna. È iniziata così, l’avventura di Maria Riccardi, 26enne di Vertova, che da qualche mese si è trasferita a Barcellona, insieme all’amica ed ex collega Ilaria. «Questa scelta è arrivata nel maggio 2022 - racconta -: ero molto stressata, nonostante la crescita professionale raggiunta nell’azienda di e-commerce dove lavoravo, in Valgandino, e dopo le ferie estive, mi sarei messa alla ricerca di una nuova occupazione. Nel frattempo Ilaria, mia collega di lavoro ed amica, stava coronando il sogno della sua vita, ossia trasferirsi a Barcellona. L’idea, piano piano, ha iniziato a “frullare” anche nella mia testa, ed ho deciso di partire insieme a lei. Così il 27 settembre 2022 siamo “volate” in Spagna, piene di entusiasmo per questa nuova esperienza e, al momento, posso dire che è stata la decisione migliore della mia vita».

Qualche settimana per ambientarsi, e poi l’inizio del lavoro in un’azienda locale. «Poco dopo essere arrivata – confessa – ho trovato impiego all’interno di un’azienda di trasporti, a Barcellona; mi occupo del traffico italiano. La società per cui lavoro, infatti, mette a disposizione i propri mezzi per esportare pesce fresco e surgelato in Italia, per conto di altre aziende. Sono stata assunta con un contratto regolare di sei mesi e, al momento, sono la più giovane e l’unica straniera in azienda. Nonostante ciò, mi trovo molto bene con i colleghi: sono disponibili e socievoli con me. Ho notato sin da subito come il fatto di essere italiana non fosse un ostacolo, ma anzi, un valore aggiunto che mi rende forse un po’ la novità all’interno dell’azienda. In questo aspetto, ossia nell’inclusione degli stranieri, ho notato sin da subito differenze con l’Italia. Essendo poi Barcellona una città cosmopolita, è normale che ci siano tanti stranieri in città e nessuno sembra farci assolutamente caso. Noto un senso di integrazione molto forte che mi fa stare bene, anche se non sono nel mio paese.

Un’altra differenza riguarda il salario. Nonostante in Spagna il costo della vita sia più basso che in Italia e, di conseguenza, gli stipendi medi siano più bassi, guadagno di più rispetto al precedente lavoro in Italia; contando poi il fatto che sono straniera, questo mi ha lasciato molto stupita in positivo. Ovviamente, gli affitti delle case sono onerosi come in una qualsiasi città italiana, ma il costo della vita più basso permette di far fronte alle spese senza problemi. I mezzi pubblici sono molto efficienti ed economici: si può tranquillamente vivere qui senza possedere una macchina, a differenza di dove abitavo in Italia, dove l’auto era imprescindibile per fare tutto. Ho invece avuto un’esperienza negativa, con un poliziotto locale per ottenere un documento importante, ma poi, con un po’ di tenacia, si è risolto tutto per il meglio. Era da tempo che volevo andare a vivere da sola, ma in patria risultava abbastanza difficile per il costo della vita. Qui, finalmente, ho esaudito il mio sogno e mi sento realizzata. Confesso però che in quanto a buon cibo e pulizia non ci batte davvero nessuno».

Non era però la prima volta in terra iberica per la 26enne. «Mi sono diplomata nel 2015 presso l’istituto d’istruzione superiore “Andrea Fantoni” di Clusone – continua -, poi ho conseguito la laurea triennale nel 2018 in Lingue e Letterature Straniere e Moderne presso l’Università degli Studi di Bergamo. Ho proseguito con la laurea magistrale in Planning and Management of Tourism Systems, sempre a Bergamo, terminando nel 2021. Ricorderò sempre molto positivamente gli anni della formazione universitaria: mi hanno permesso di crescere molto. In particolare, durante l’ultimo anno di magistrale, ho preso parte al progetto “Erasmus+ Traineeship”, dal novembre 2019 al febbraio 2020. Grazie a questo progetto, ho vissuto tre mesi a Málaga per fare un tirocinio curriculare come guida turistica. Esperienza altamente formativa anche questa: ho vissuto in un paese straniero per più di tre mesi, ho lavorato per un’azienda in cui i miei colleghi erano tutti studenti Erasmus ed i clienti erano tutti stranieri.

Ogni giorno parlavo tre lingue: inglese al lavoro, spagnolo nella vita quotidiana e italiano con la mia famiglia e gli affetti rimasti in Italia. Posso affermare che la mia prima vera esperienza all’estero sia stata questa. Málaga mi è rimasta nel cuore per i suoi tramonti, la sua cultura e per la gente del posto. Non mi sono mai sentita una straniera, ma parte integrante del tessuto cittadino sin dal primo giorno. Mi piacerebbe tornarci presto, per andare a trovare Mercedes, la donna che mi ha fatto da seconda madre sin dal primo giorno in cui ho vissuto con lei. Non la ringrazierò mai abbastanza».

Ancora troppo presto per pensare di tornare a casa. «Penso proprio di rimanere a Barcellona finché mi sarà possibile. Non riesco ad immaginare di tornare alla realtà di prima dopo aver vissuto in una città così grande e con tutti i servizi a disposizione. Certo, mi manca moltissimo la mia famiglia ed i miei amici. Infatti, per Natale tornerò a casa qualche giorno. Nonostante la mancanza degli affetti, qua mi trovo molto bene e lo considero il mio posto nel mondo. Ovviamente, queste sono considerazioni di una persona che vive qua da pochi mesi, però sono molto fiduciosa riguardo a questa mia nuova vita. A tutti coloro che vogliono intraprendere un’esperienza del genere, posso solo dire di buttarsi finché si può. Inoltre, non fatevi scoraggiare dalle persone che vi diranno che è difficile oppure lasciare la propria comfort zone è un salto nel vuoto. Sono proprio la novità e l’intraprendenza a rendere queste esperienze uniche e meritevoli di essere vissute».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero: è il progetto Bergamo senza confini promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Info a [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA