Alice, gira il mondo
«Scuola di vita,
ma torno sui libri»

I banchi di scuola le stavano stretti e la voglia di viaggiare e scoprire il mondo era tanta. Così, nel 2013, la giovane Alice Zanoletti ha deciso di lasciare Villa d’ Ogna, il suo paese d’ origine, per inseguire questo sogno. Da allora non ha mai smesso e ha vissuto in diverse nazioni, tra cui Messico, Spagna, Stati Uniti, Antille Francesi. «Quando ero in terza superiore, frequentavo l’ indirizzo turistico dell’ Istituto Andrea Fantoni di Clusone, mi bocciarono e decisi di ritirarmi dagli studi: stare su una sedia in silenzio ad ascoltare non mi stimolava più, volevo rendermi indipendente e imparare a prendere decisioni ricavate da un mio criterio senza dovermi sentire obbligatoriamente legata a una strada già tracciata per me.

Così un mese dopo aver compiuto i 18 anni partii per Maiorca a fare la stagione estiva come animatrice - racconta Alice Zanoletti, che oggi ha 24 anni -. Fu la prima di una serie di partenze e di viaggi, e posso dire che tutti sono scaturiti da quesiti interni ai quali volevo dare risposta, dall’ emozione di buttarsi a capofitto verso qualcosa di sconosciuto e dalla convinzione che quel qualcosa avrebbe fortemente impreziosito la mia vita».

Non un solo posto, ma tanti, per arricchirsi sempre più. «Ho vissuto in diversi Paesi - confessa Alice Zanoletti -, dico vissuto perchè oltre a esplorarli e visitarli, in ognuno di questi ho lavorato, riuscendo così ad entrare più a fondo nella realtà degli stessi, a sentirmi inclusa e accettata dalla gente locale e non essere considerata la solita turista che con occhi impassibili arriva, consuma e se ne va. O altre volte, sicuramente meno fortunate, ad apparire come l’ immigrata che, senza alternative, varca una frontiera per “rubare” lavori sgraditi ed essere così trattata di conseguenza.

Queste esperienze mi hanno insegnato ad adeguarmi e ad accettare ogni situazione, capendo che anche la peggiore rappresenta solo un momento di transito verso qualcosa di migliore, a prescindere da ciò che è inutile e superfluo, dovendo essere pratica ed essenziale nel portare con me solo l’ occorrente. E quanto più esposti ci si sente, più ci si lega a qualcuno che vive la tua stessa situazione, diventando una grande famiglia.

Durante questi anni ho svolto diversi lavori: dalla baby sitter alla raccolta nei campi, dall’ animatrice alla commessa di diversi negozi». «Ora vivo da alcuni mesi in Spagna, a Santiago de Compostela - prosegue -: una piccola città universitaria circondata da boschi e molto frequentata da pellegrini che percorrono il famoso cammino. Sono venuta qui per preparare, da autodidatta, una prova d’ accesso alla facoltà di Lingue moderne: dopo aver dato sfogo al desiderio di scoprire, ora sento il bisogno di fare progetti più a lungo termine. Nel frattempo lavoro nella reception di un piccolo albergo aperto da 30 anni, coltivo qualche nuovo hobby e, quando riesco, partecipo alle attività organizzate dai vari centri socio culturali presenti in zona.

Il prossimo settembre vorrei iniziare gli studi, facendoli combaciare con un lavoretto in qualche bell’ angolo di mondo. Chi lo sa magari anche in Italia. Nonostante i vari spostamenti, il mio Paese d’ origine resta sempre un punto di riferimento per me, spesso punto d’ arrivo e di partenza dove ricarico le pile e del quale sicuramente ho nostalgia. Mi manca la mia famiglia e le persone alle quali tengo di più; è grazie a loro che quando torno posso dire di sentirmi veramente a casa, mi manca anche la bellezza della natura nella quale abbiamo la fortuna di essere immersi e la formagella.

Bergamo la vedo come una provincia molto suggestiva, soprattutto dal punto di vista dei paesaggi, ma che deve essere preservata e potenziata a vantaggio dei suoi abitanti. Quello che più ho notato, dove mi trovo ora, è che qui le persone danno tantissima importanza alle proprie tradizioni, la città offre una grande varietà di corsi e concerti gratuiti affinché la gente possa imparare o semplicemente godersi le danze popolari e i canti, ritmati dagli strumenti tipici: cornamusa e tamburello. Nelle scuole la maggior parte delle discipline vengono insegnate in gallego, lingua ufficiale della regione, e gli eventi culturali che si organizzano sono spesso focalizzati sulle situazioni o problematiche attuali della regione».

Tra i tanti Paesi visitati ce n’ è uno che sicuramente ha lasciato il segno più di altri. «Il Messico è il posto che più mi porto nel cuore: la bellezza selvaggia dei suoi paesaggi, ma soprattutto il modo in cui la sua gente è unita e profondamente connessa, l’ audacia e il valore con cui sin da piccoli si affronta la vita. Senza paura, senza lamenti. Tutto è più autentico, più diretto, più raggiungibile, più umano. Niente è perfetto e nessuno si affanna nel dover dimostrare il contrario. Le persone sono curiose, ti chiedono il permesso di sedersi accanto a te e iniziano a domandarti da dove vieni, perché sei lì, che cosa cerchi... Gli spieghi un po’ e vedi che attraverso i tuoi racconti vivono un pezzo del tuo viaggio, non sapendo che è grazie a questi momenti che diventa così speciale, ti regalano della frutta o quello che hanno con sé da vendere per strada e se ne vanno dicendo “Dios te bendiga”».

«Partire non vuol dire per forza prendere un biglietto aereo e lasciare tutto, può benissimo essere fare un’ esperienza estiva di un mese fuori casa, anche in italia. Partire secondo me vuol dire soprattutto iniziare un viaggio introspettivo, nel quale si è disposti a rompere gli schemi abituali che ci auto-imponiamo, per poter vivere nuove esperienze che ci rendano più consapevoli, che facciano emergere e nascere in noi comportamenti, emozioni, abilità e punti di vista dei quali prima eravamo totalmente incoscienti. Così si scopre che si può partire per un viaggio infinito anche nello stesso posto in cui si vive, solo aprendosi ogni volta un po’ di più, come un riccio che pian piano smette di sentirsi minacciato. Lo consiglio ai diciottenni ma soprattutto alle persone più adulte, perchè più si cresce più si tende a focalizzarsi solo sulla propria realtà».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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