Bergamo, mola mia
Così è nato il video
che ha fatto
il giro del mondo

Docente all’Università di Las Vegas. «Ho raccolto le voci dei bergamaschi oltre confine per far sentire la vicinanza alla nostra città ferita». È passato un anno da quando il Covid-19 è arrivato e ha travolto la bergamasca come uno tsunami. Quello che è successo nei mesi successivi lo abbiamo ancora tutti ben impresso nella mente, negli occhi e nel cuore. Nessun bergamasco potrà mai dimenticare ciò che abbiamo vissuto. Nemmeno quelli che vivono all’estero e che il dramma lo hanno vissuto da lontano, con un senso di impotenza e paura forse ancora più amplificato proprio per la lontananza da casa e dalla famiglia. Sono stati mesi terribili, che avranno conseguenze sulle persone a lungo nei prossimi anni.

«Noi che ci occupiamo di sociologia – spiega Marta Soligo, ricercatrice e insegnante di Sociologia all’Università di Las Vegas – lo diciamo dall’inizio: la crisi legata al Covid-19 non è solo sanitaria ed economica, ma anche sociale. Quando a febbraio ho visto quello che stava succedendo nel mondo, ho subito iniziato a svolgere una ricerca sugli effetti del coronavirus sulla società. Devo ammettere che il mio interesse a riguardo non è soltanto accademico ma anche personale, soprattutto da bergamasca che vive all’estero». Marta, 34 anni, originaria di Bergamo, dopo essersi laureata all’Università di Bergamo nel 2012 (Laurea magistrale in Progettazione e gestione dei sistemi turistici), dal 2015 lavora come ricercatrice e insegnante alla University of Nevada, Las Vegas (Usa), dove svolge anche un dottorato di ricerca in Sociologia. «A marzo ero in casa a Las Vegas quando il telegiornale americano ha trasmesso le immagini della nostra città, spiegandone la tragica situazione.

È difficile descrivere quello che ho provato. In quelle settimane ho compreso la necessità di riflettere sulla sofferenza portata da ciò che potremmo definire come un vero e proprio trauma collettivo. Non solo Bergamo era al centro di una delle emergenze sanitarie più gravi della storia contemporanea, ma stava velocemente perdendo un’intera generazione. I numerosi decessi che hanno riguardato tanti dei nostri amati nonni hanno lasciato un vuoto incolmabile».

In quel periodo, i bergamaschi all’estero, proprio come Marta, visto anche lo choc portato dal non potere tornare a casa, hanno vissuto l’importanza di seguire via Internet le notizie. «Anche fotografie e video che arrivavano dall’Italia ritraenti luoghi completamente vuoti, quali Piazza Vecchia, credo abbiano lasciato un segno indelebile. La sociologia urbana è una delle mie aree di specializzazione e le domande che mi sono posta sono tante. Come ho spiegato in un recente articolo pubblicato dalla American sociological association, le piazze italiane, da sempre, sono il punto di riferimento della vita politica, religiosa e sociale del nostro Paese.

È quindi fondamentale riflettere sull’influenza della pandemia su temi quali il senso di comunità e la cultura simbolica. Ed è stato interessante constatare come, per colmare il vuoto degli spazi urbani, le persone si siano rivolte alla tecnologia, cercando di rimanere in contatto tramite piattaforme online, creando quasi delle piazze digitali. Con i miei studenti parliamo spesso degli effetti negativi dei social media sulle relazioni interpersonali. Devo però ammettere che smartphone e computer hanno svolto un ruolo sociale importante durante il lockdown. Per esempio, io sono grata di avere potuto costantemente videochiamare e mandare messaggi vocali alla mia famiglia a Bergamo negli ultimi mesi».

L’area di ricerca principale di Marta, che da quest’anno insegna anche all’Università di Bergamo (online tramite videoconferenza), è la Sociologia del turismo. «L’argomento principale della mia ricerca è da sempre il ruolo del turismo nella società contemporanea. Da mesi esamino gli effetti della pandemia sul settore dell’ospitalità e i risultati fanno emergere l’importanza di utilizzare questa crisi per ripensare a nuove configurazioni. Per me, poi, è importantissimo legare la conoscenza accademica ad azioni concrete.

Mi sono quindi messa in contatto con l’Ente Bergamaschi nel mondo e tra le iniziative che vorremmo lanciare ci sono progetti volti ad aiutare concretamente chi è in difficoltà. Ad esempio stiamo pensando a delle iniziative per promuovere le bellissime località orobiche fuori dai confini italiani. Abbiamo già parlato con alcuni concittadini in diverse parti del mondo e devo dire che sarebbero tutti molto contenti di diventare “ambasciatori” della terra nella quale siamo nati e cresciuti. E questo vuole essere solo l’inizio. Non vediamo l’ora di lavorare ad altri progetti per Bergamo che aiutino negozianti, ristoratori e piccoli imprenditori locali. È vero, siamo lontani, ma vogliamo essere decisamente vicini alla nostra città».

Una vicinanza che Marta, con l’aiuto di Silvana Scandella, Mauro Rota, Michele Pilla e Silvia Rota, ha voluto fare arrivare alla sua Bergamo anche durante quest’anno davvero complicato, con la realizzazione di sei video. «Quando ho visto quello che stava succedendo a Bergamo, ho immaginato che molti miei concittadini nel mondo stessero soffrendo, a distanza, quanto me. Con il presidente Mauro Rota e la segretaria Silvana Scandella del Circolo di Bruxelles dell’Ente bergamaschi nel mondo è quindi nata l’idea di realizzare un video, intitolato “Bergamo, mola mia, perché...”, che trasmettesse messaggi di speranza di bergamaschi in ogni parte del mondo. È stato davvero commovente.

Così, si è deciso di dare vita a una serie di video che mandassero parole di vicinanza alla nostra città. Mi piace ricordare il video plurilingue, nel quale persone da diverse zone del globo salutano Bergamo nella loro lingua, o gli ultimi due, ideati da Silvana Scandella e Silvia Rota, che raccolgono rispettivamente i disegni di bambini bergamaschi che vivono all’estero e la canzone “Sei la mia terra” illustrata dalle bellezze del territorio bergamasco. A tal proposito, abbiamo creato una pagina Facebook, “Bergamo de Fò”, che vuole essere un punto di ritrovo digitale (e dove si possono vedere tutti i video realizzati, anche “Alla mia terra bergamasca” e quello dialettale) per noi che viviamo all’estero ma abbiamo Bergamo nel cuore».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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