Dopo il lockdown a 21 anni la voglia di uscire e viaggiare ritrovata in Olanda

Bergamo senza confini Camilla Bosio, la dad e l’esame di Stato modificato. Dopo la pandemia il desiderio di riprendersi la vita. Da Colzate ad Amsterdam con il sogno della fotografia.

Il Covid e il lockdown, la didattica a distanza, la difficoltà di incontrare gli amici, di uscire e coltivare le proprie passioni, le mura domestiche che diventano gioco forza il mondo, l’unica via di fuga e d’incontro con i coetanei sui social. Per Camilla Bosio, 21enne di Colzate, l’esperienza della pandemia è stata la molla per rivoluzionare la propria vita. Terminati gli studi al liceo scientifico Amaldi di Alzano e iscritta alla facoltà di Scienze della comunicazione all’Università degli studi di Bergamo, a maggio 2021 è partita per Amsterdam per una vacanza studio ma ha deciso di fermarsi lì. Oggi lavora come cameriera in un ristorante italiano, ha imparato a vivere e cavarsela da sola e coltiva il sogno di diventare fotografa professionista. Ma soprattutto è soddisfatta di essere uscita dalla sua «confort zone» che con la pandemia rischiava di diventare una prigione dorata.

Uscire dalla confort zone

«Dopo aver completato i miei studi liceali – racconta la 21enne –, facendo l’ultimo anno in didattica a distanza, l’esame di Stato modificato e aver cominciato i miei studi universitari a Bergamo durante il lockdown, nel gennaio 2021, ho partecipato a un concerto creato da “Yes Theory Meetups” sulla piattaforma Zoom e qui ho conosciuto una ragazza irlandese di nome Aisling, con la quale ho subito stretto amicizia. Parlando di come avevamo affrontato e stavamo vivendo la pandemia nei nostri Paesi, ci siamo riconosciute in molte cose, tra cui la voglia di fare, partire, andare. Fare qualsiasi cosa, ma uscire dalle nostre case e dalla zona di confort: quindi decidemmo che quell’estate saremmo partite ma non sapevamo ancora come e dove andare. La scelta è ricaduta su Amsterdam un po’ per caso: a quell’evento digitale avevano partecipato alcuni ragazzi olandesi e abbiamo deciso di andarli a trovare». Un appiglio insomma per provare a esplorare il mondo e togliersi di dosso i mesi duri della pandemia.

Lockdown delle idee

«La pandemia aveva limitato parecchio gli spazi, le idee, i sogni – racconta Camilla Bosio –: sembrava che tutto fosse momentaneamente messo in stand-by e questo un po’ faceva mancare l’aria. L’idea di partire portava una ventata di freschezza e novità, dopo un periodo così vuoto e cupo. Già prima di partire avevo organizzato dei colloqui di lavoro e infatti poco dopo il mio arrivo in Olanda ho iniziato a lavorare in un ristorante italiano come cameriera. Ho subito conosciuto moltissime persone e ho trovato anche l’amore». Così, quell’esperienza di qualche mese, si è trasformata in un progetto di vita. Camilla ha accantonato per il momento gli studi universitari e ha iniziato a coltivare il sogno della fotografia.

Il sogno della fotografia

«Nel futuro mi vedo con una macchina fotografica tra le mani – prosegue – in giro per il mondo a immortalare attimi di vita. L’Italia rimane comunque la mia casa, il posto in cui si trova la mia famiglia e gli amici di una vita. Ci tornerò sicuramente ancora tante volte ma solo di passaggio perché le mete che voglio esplorare ora sono tante altre. Sono molto felice di aver intrapreso quest’avventura: tante volte serve solo una spinta, quel coraggio di “lasciare tutto” e fare un salto nel vuoto. Il risultato poi sarà appagante, garantito. Un giorno un ragazzo mi disse una frase che riassume perfettamente quello che penso: “Io sono sicuro che nel mio paesino ci tornerò a morire, ma fino ad allora ho un mondo da esplorare e non voglio perdere tempo”». È un po’ il principio alla base del gruppo social «Yes Theory» che ha ispirato Camilla Bosio e che conta un milione e duecentomila followers in tutto il mondo solo su Instagram. «I momenti più importanti della vita nascono quando usciamo dalla nostra confort zone» è lo slogan del gruppo e invita a conoscere il mondo e le persone senza pregiudizi.

«Amsterdam è ricca di persone varie, che nella loro diversità non si giudicano. È una città libera. La cosa che più apprezzo dell’Olanda e specialmente di Amsterdam, è la tranquillità che si vive tutti i giorni»

La città multiculturale

«Vivo nella periferia di Amsterdam, a Groenhoven, un quartiere composto da una dozzina di condomini, tutti uguali, posti all’interno di un parco – spiega Camilla Bosio –. Si tratta di un posto molto carino, specialmente in estate quando puoi fare pic-nic direttamente sotto casa ed è ricco di stranieri proprio come me. In generale Amsterdam è una città che mi ha sorpreso perché è conosciuta da tutti come la città della trasgressione quando in realtà la sua bellezza vera la si ritrova nei suoi canali, nella lentezza con la quale la città si sveglia e le luci delle case che si riflettono nei canali di notte. Inoltre Amsterdam è ricca di persone varie, che nella loro diversità non si giudicano. È una città libera. La cosa che più apprezzo dell’Olanda e specialmente di Amsterdam, è la tranquillità che si vive tutti i giorni».

La vita da sola

«Ovviamente questo è dato dalla calma della popolazione ma anche dal fatto che, vivendo da sola, non ho vincoli e posso gestirmi la mia vita in modo totalmente indipendente (con tutte le complicazioni del caso ma soprattutto con tutte le soddisfazioni che questo comporta) – spiega Camilla –.

Un’altra cosa che apprezzo moltissimo sono le persone che ho conosciuto grazie a questa esperienza, dai miei coinquilini, tutti di origini diverse, ai colleghi che mi hanno aperto le porte come una famiglia

Prima vivevo con la mia famiglia e avevo una routine rigida e frenetica, dovevo riferire sempre a tutti le mie decisioni in anticipo, organizzarmi le giornate combattendo con l’orologio e in base agli impegni altrui, ora invece posso gestirmi le ore come preferisco e decidere cosa fare anche all’ultimo, senza dover avvertire nessuno. Inoltre un’altra cosa che apprezzo moltissimo sono le persone che ho conosciuto grazie a questa esperienza, dai miei coinquilini, tutti di origini diverse, ai colleghi che mi hanno aperto le porte come una famiglia e a tutte quelle persone conosciute in metropolitana o per strada con cui ho condiviso la mia storia. È una città multiculturale, molto aperta nei confronti delle persone straniere».

Casa, i biscotti e le sorelle

Non manca ovviamente un pizzico di malinconia. «Del mio paese – conclude – mi manca quell’aria di casa, dove tutti si conoscono e si fanno gli affari altrui, riconoscere le persone per strada, andare in montagna a fare una festa in baita e alcune tradizioni familiari che all’estero risulta difficile portare avanti. Detto questo, la cosa che mi manca di più in assoluto dell’Italia sono le mie sorelle e i biscotti per la colazione».

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