Fa il «pendolare» tra Clusone e Buenos Aires inseguendo l’estate

Clusone-Buenos Aires andata e ritorno, costantemente in viaggio e sempre al sole. È questa la vita che Federico Merletti, 35 anni, originario di Clusone, ha scelto per sé. Una vita che in qualche modo ripercorre annualmente quel viaggio fatto ormai tanto tempo fa dai suoi nonni materni, nel secondo dopoguerra (l’andata) e a fine anni ’70 (il ritorno), e durato però, a differenza di quelli di Federico, anni e anni. «Ho vissuto a Clusone fino all’età di 20 anni – racconta – e successivamente con la mia famiglia ci siamo trasferiti nel vicino comune di Rovetta, dove risiediamo tuttora. Io, però, da diversi anni vivo sei mesi in Italia e sei in Argentina. Fin da piccolo mi è sempre piaciuto il lavoro ed è per questo che ho iniziato a lavorare da giovane, finite le medie, nel settore edilizio e poi successivamente come giardiniere. La passione per l’Argentina mi accompagna fin dall’infanzia, dato che mia madre è nata e cresciuta a Buenos Aires e parte della mia famiglia è rimasta a viverci».

«Tutto è iniziato quando i miei nonni materni, entrambi clusonesi, emigrarono proprio in Argentina dopo la seconda guerra mondiale, in cerca di quello che si definiva “sogno americano” – racconta –. Successivamente, a fine degli anni ‘70 rientrarono in Italia con mia madre adolescente e uno zio che ora vive a Piario. Mentre un altro zio rimase a Buenos Aires dove tuttora vive con la famiglia».

Il primo Clusone-Buenos Aires andata e ritorno, Federico lo vive nel 1988, a soli due anni, seguito poi da altri viaggi negli anni successivi. «Nel 2011 sono tornato dopo diversi anni a Buenos Aires con mia madre per il matrimonio di un cugino e poco dopo il mio rientro in Italia, l’impresa edile di cui ero dipendente a Clusone chiuse i battenti. Quindi, visto la difficoltà in quel periodo a trovare un altro posto di lavoro decisi di tornare a Buenos Aires e rimanere per qualche mese e dal quel momento è iniziato questo stile di vita che ormai mi accompagna da quasi 10 anni (e dal 2012 ho anche ottenuto la cittadinanza essendo figlio di madre argentina). Inizialmente ho viaggiato un po’, prima a sud e poi successivamente a nord. Dopo aver lavorato un paio di stagioni al Cerro Catedral di Bariloche, ho passato una stagione estiva a San Martín de los Andes, entrambe località suggestive della Patagonia. Poi l’anno successivo ho contattato un lontano parente, anche lui di origine clusonese ma residente in Argentina da praticamente quasi tutta la vita. Titolare di alberghi nella località turistica di Villa Gesell, in provincia di Buenos Aires mi ha subito offerto lavoro come tuttofare, manutenzione, giardiniere e così via. Si tratta di una località situata sulla Costa Atlantica a circa 400 chilometri a sud est dalla Capitale».

Da quel momento Federico vive costantemente in viaggio e sempre al sole. «In Argentina la stagione inizia i primi di dicembre e finisce i primi di marzo (molto simile alla nostra costa adriatica ma con le stagioni invertite). É stata un’esperienza fantastica, il posto mi piace un sacco, la spiaggia, il mare. Inoltre ricco di verde, tra pinete e campo. Lo stesso anno al termine della stagione estiva decisi di tornare in Italia e parlando con conoscenti trovai un posto di lavoro stagionale come giardiniere in una ditta di Clusone. Da diversi anni a questa parte passo dunque i mesi estivi in Italia e i mesi invernali in Argentina, alternando estate boreale e estate australe». A fine marzo è rientrato in Italia dopo un anno e mezzo (causa pandemia), si è vaccinato e ora è pronto a ripartire per l’autunno.

Lavoro, ma non solo. Federico ama viaggiare e appena può va alla scoperta di posti nuovi. «Al mio arrivo a Buenos Aires, generalmente a ottobre, dopo aver passato qualche giorno con zii e cugini intraprendo un viaggio, alla scoperta dell’America Latina. Viaggiare è una delle mie passioni preferite. In questi anni ho avuto l’opportunità di conoscere buona parte dell’Argentina, dal tropico del capricorno a nord, fino alla Terra del fuoco a sud (ho messo piede in quasi tutte le province a eccezione di Formosa, Chaco, Corrientes, San Luis). La parte che più mi affascina sono gli immensi altipiani, deserti, saline, vulcani e i colori delle montagne nelle province di Jujuy, Salta, Catamarca, nel cuore della Cordillera de los Andes. Ho potuto intraprendere anche un paio di viaggi in Cile, uno in Uruguay, un viaggio in Bolivia, uno in Perù e un altro in Brasile. Altre imperdibili perle dell’Argentina sono senza dubbio le cascate di Iguazú, nella provincia di Misiones, e il famoso ghiacciaio Perito Moreno, quest’ultimo situato nella provincia di Santa Cruz. Ma avrei ancora moltissimo da scoprire, è davvero immenso questo continente».

Il 2020 ha bloccato ogni viaggio di Federico, anche il classico e annuale Clusone-Buenos Aires andata e ritorno, facendogli così scoprire anche l’inverno argentino. «Al termine della scorsa stagione a Villa Gesell, a marzo, mi sono visto cancellare ripetutamente il volo di rientro per l’Italia, che era previsto ad aprile, poi passato a maggio e successivamente sospeso a data da destinarsi per la chiusura dell’aeroporto di Buenos Aires. Non sono quindi potuto tornare a casa e di conseguenza ho perso la mia stagione come giardiniere. Fortunatamente mio cugino mi ha ospitato in casa nei mesi di quarantena e ho potuto lavorare nella ditta di famiglia. Inoltre, date le incertezze e per motivi di sicurezza ho rinunciato anche alla stagione estiva argentina a Villa Gesell rimanendo a Buenos Aires».

E il futuro? «Non ho ancora le idee ben chiare. Sicuramente per qualche anno continuerò a viaggiare (pandemia permettendo) alternando la stagione estiva in Italia e in Argentina e scoprendo nuove destinazioni del Sudamerica. Non posso negare che la possibilità di rimanere a vivere in Argentina esiste, sono anche cittadino e non mi sento fuori luogo. Con la lingua poi non ho mai avuto grossi problemi e nel giro di un paio d’anni ho imparato anche a scrivere senza nemmeno una lezione di spagnolo. Ora molta gente addirittura nemmeno si accorge che sono straniero e mi chiede da dove vengo con questo “acento raro”» conclude.

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