«Insegno italiano
nei Paesi Baschi
Ardesio nel cuore»

«Essere cresciuta ad Ardesio tra le Orobie è stata una grande fortuna per me, perché mi ha insegnato la tenacia delle nostre genti. Ma è stato anche uno stimolo ad andare oltre le “mie” montagne a cui mi sento particolarmente legata». A parlare è Antonella Fornoni, insegnante 59enne, che dal 1995 vive stabilmente in Spagna, a Bilbao.

«Porto il nome della mia nonna materna Antonia che era di Valgoglio – racconta l’ardesiana – adattato alla moda degli inizi Anni Sessanta con una sorta di vezzeggiativo, diventato quindi Antonella. E il cognome Fornoni, mutuato da mio padre, viene dal lavoro di chi faceva il “poat”, vale a dire il carbone vegetale. Proprio in Alta Valle Seriana ho iniziato a lavorare come insegnante elementare negli Anni Ottanta, con il monte Redorta a fare da sfondo dalle finestre della scuola di Gromo San Marino dove sono rimasta diversi anni, mentre frequentavo la facoltà di Lingue e letterature straniere in Città Alta. Le mie aspirazioni oscillavano tra gli studi di filosofia e la conoscenza di lingue di altri Paesi, come una sorta di passaporto verso tanti posti del mondo che mi attiravano come una calamita. Mi piaceva salire in alto verso le vette delle Orobie, una passione che i miei genitori mi avevano trasmesso fin da piccola e di cui gli sarò sempre grata. Ma conoscere quello che c’era oltre quelle montagne era più forte di me. A 18 anni infatti, non appena ho racimolato quattro soldi, sono partita per la Spagna in autostop – all’epoca si usava ancora –, mai più pensando che una quindicina d’anni più tardi ci sarei andata a vivere».

E poi l’Oriente, il Nord Africa e ancora il centro America, ma anche il Nord Europa: la giovane Antonella nutriva sempre più il desiderio di viaggiare, di conoscere il «diverso». «Non erano certo spedizioni pionieristiche – prosegue – ma lo spirito era quello di conoscere altre genti, altri sapori, altre musiche. Il viaggio decisivo che mi avrebbe più tardi portata nei Paesi Baschi, è stato in Nicaragua, nell’estate del 1992, anno in cui mi avevano concesso un Erasmus in Spagna per l’autunno. Quanto entusiasmo nel poter partire per la bella città di Salamanca che suppliva degnamente la bellezza dell’Italia. È lì che ho avuto il privilegio di seguire un corso di Letteratura iberoamericana con un grande critico letterario quale fu Julio Vélez, e grazie a lui ho iniziato la mia tesi sulla scrittrice nicaraguense Gioconda Belli, conosciuta proprio in Nicaragua l’estate di quell’anno. Rientrata a fine corso in Italia per riprendere il lavoro come insegnante di italiano nei corsi di alfabetizzazione per stranieri a Redona, avevo già in testa di ripartire per concludere la tesi presso la Casa de las Américas di Madrid. Così, appena ne ho avuto la possibilità, ho oltrepassato nuovamente i confini. Questa volta per Bilbao, città dove avevo trovato l’amore, ma soprattutto un grande fermento sociale e politico».

Antonella inizia così a fare la spola tra Bergamo e Bilbao e, dopo una breve parentesi di lavoro a Londra, si trasferisce definitivamente nella città della Spagna settentrionale. «Una città all’epoca ancora segnata dall’industria pesante – sottolinea –, senza dubbio esteticamente poco attraente, ma impregnata di una gran voglia di cambiare. E io sentivo di appartenere più a quella corrente, mi identificavo con quella mentalità più che con quella del mio paese di origine. Insomma, mi sentivo più libera di essere quel che volevo. Quindi non mi sono mai pentita di essere partita, proprio perché mi ha permesso di conoscere altri punti di vista. Oltretutto, il fatto di avere il mare vicino – Bilbao è storicamente una città portuale anche se a 10 chilometri scarsi dal mare –, mi ha insegnato a guardare l’orizzonte con uno sguardo diverso da quello che avevo quando salivo sulle montagne. Mi pareva di poter andare più lontano, oltre quello che avevo sempre conosciuto. Ora comunque sento che appartengo sì a questa terra di mare, ma non per questo ho mai smesso di sentirmi legata alle montagne. E qui nei Paesi Baschi ho la grande fortuna di avere entrambi vicini».

«Quanto al lavoro – spiega ancora –, non posso dire sia stato facile continuare con la mia professione di insegnante che mi ha sempre entusiasmata. Pur essendo parte della comunità europea in cui tanto si decantava la libera circolazione dei cittadini e cittadine, ho dovuto tribolare non poco per vedere riconosciuti i miei titoli di studio e la mia esperienza lavorativa pregressa, ricorrendo persino al Tribunale europeo. Inoltre, il fatto di essermi trasferita in un Paese bilingue, mi ha richiesto un ulteriore impegno per imparare il basco, una lingua non indoeuropea, e pertanto molto diversa per lessico e struttura da altre lingue latine più trasparenti. E qui entra in gioco la tenacia orobica, grazie alla quale, alla fine, ho ottenuto quel che volevo. Dopo una prima esperienza in scuole private e poi tre anni come insegnante di lingua e letteratura italiana presso la facoltà di Filologia di Vitoria-Gasteiz, sono riuscita ad accedere alla Escuela Oficial de Idiomas di Bilbao, nel neonato dipartimento di italiano. Si tratta di una scuola pubblica secondaria, per adulti dai 16 anni in poi. Il pubblico, circa 400 iscritti ogni anno, è prevalentemente composto da gente di una certa età, appassionata della lingua e della cultura italiana, che può accedere quasi gratuitamente a corsi in diverse lingue. Il mio lavoro mi permette non solo di non perdere il contatto con la mia lingua materna, ma di approfondire anche aspetti della cultura italiana che, magari, se fossi rimasta in Italia, non mi avrebbero mai incuriosita».

«Credo sia facilmente intuibile – conclude la 59enne –, che le montagne sono ciò che della mia terra natia porto più nel cuore. Se non fosse che mi dispiacerebbe lasciare i legami con questa città adottiva, ripartirei di nuovo per altri lidi ma senza dimenticarmi delle mie radici».

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