Mara, prima restauratrice
Ora hostess che vive a Berlino

«Avevo voglia di aria nuova e ho provato presentare il mio curriculum per una compagnia di volo che mi ha offerto l’occasione di vivere a Berlino». Così, da due anni, Mara Manzoni, 29 anni di Pedrengo, vive nella capitale tedesca. «Dopo le scuole superiori ho studiato per tre anni per diventare tecnico di restauro di beni culturali – racconta –, specializzandomi nel recupero di affreschi e dipinti. Terminati gli studi per tre anni ho lavorato come tecnico di restauro tra Bergamo e Milano; professione che mi piaceva e mi appagava molto, essendo una grande passione per me, ma dal punto di vista della sopravvivenza economica, continuità, e serietà dei contratti non mi dava alcuna certezza».

Solo e sempre lavori occasionali. Per questo mi sono trovata a lavorare anche di sera, durante il weekend, in un pub. È stata un’esperienza divertente ma conciliare le due esperienze lavorative era diventato davvero pesante. I mesi prima di lasciare l’Italia ho lavorato come receptionist e assistenza clienti in una palestra, ma non ero soddisfatta né felice di quello che facevo. Fare la restauratrice come unico lavoro diventava sempre più un’utopia. Così ho iniziato una nuova vita, trasferendomi in Germania con un impiego da hostess. Un lavoro molto bello, che mi offre la possibilità di viaggiare molto».

Una grande città - Berlino - che, per via della professione, Mara Manzoni non vive moltissimo ma che apprezza molto. «Lavoro per cinque giorni consecutivi – spiega la giovane – e tre invece sono libera, quindi spesso vado da qualche parte e a Berlino non ci sto molto. Quando resto in città e sono libera, mi riposo molto, mi piace godere del tempo da sola leggendo, guardando film, sto imparando a suonare l’ukulele e a breve prenderò lezioni di tedesco che ancora non parlo. Mi piace perdermi tra i vari mercatini vintage e, oltre che godere del mio tempo da sola nel relax, esco con i colleghi, che sono i miei amici di Berlino. Ci sono molti locali piccoli, sembrano abbandonati e poco curati delle volte se visti dal fuori, ma dentro scopri un mondo nuovo. Luci soffuse, persone di tutti i generi, così come musica di ogni tipo. Quello che amo di più di questa città è la libertà di espressione che si denota nel modo di vestire, nell’esprimersi e nel relazionarsi. So per certo che se uscissi in pigiama per andare al supermercato non avrei gli occhi di nessuno puntati addosso. Cosa che invece non succede a Bergamo, dove tutti sanno tutto e si critica con molta facilità».

Una città ampia, aperta a tutti. «Berlino è grande, così immensa e dispersiva – sottolinea – che sono una goccia nel mare e libera di essere tale. Mi piace questa sensazione, mi dà la libertà di provare a essere quello che voglio. L’ukulele, per esempio: mai avrei pensato di imparare a suonarlo, come mai avrei pensato di imparare lingue nuove senza averle studiate a scuola o all’università. Invece questo contesto di città giovane e multiculturale è ispiratore. Mi trovo bene qui, la città offre tutto, i costi di vita sono sicuramente più alla mano di Bergamo, nonostante sia una grande città. Gli affitti invece sono altissimi ma questo aspetto ormai è così un po’ ovunque. L’unico limite è la lingua: c’è molta chiusura nei confronti di chi non parla il tedesco e di conseguenza difficoltà nel comunicare».

«Adoro il fatto che Berlino – prosegue la hostess –, nonostante sia una grande città, abbia un’aria pulita. Odio invece il fatto che l’acqua sia calcarea e non potabile. Mi manca molto l’acqua bergamasca. Non c’è rischio, in questa città, di sentire troppo la mancanza dell’Italia, in quanto c’è una vivace comunità italiana. Se vuoi vedere connazionali ci sono mille modi e iniziative per incontrarsi, come eventi culinari o lezioni di yoga fatte in casa. Tutto trovabile attraverso forum su Facebook chiamati “Italiani a Berlino”. L’altra faccia della medaglia, ma come penso succeda a tutti i forestieri del mondo, è che c’è e ci sarà sempre qualcuno pronto a farti sentire fuori posto, a ribadire che quella non è casa tua. Però ecco sono sicura di quello che sto facendo, sono una persona seria, onesta, ho un lavoro, non sono un parassita sociale, quindi non c’è verso di abbattermi o di farmi sentire tale».

Un po’ di nostalgia di casa c’è, ma è ancora troppo presto per pensare a un rientro in patria. «Per ora resto qui – dice –, anche se un giorno sicuramente tornerò a casa. All’Italia voglio bene e sono sempre più orgogliosa di esserci nata e cresciuta; spero un giorno di morirci, ma nel frattempo mi godo questa bellissima esperienza. Mi mancano gli affetti, la famiglia e gli amici di vecchia data. Stando qui ho capito davvero quali sono le amicizie vere e sincere. Il cibo italiano mi manca, partendo dalle basi, come il sapore gustoso di frutta e verdura che qui sanno prettamente solo di acqua. Però ho scoperto tante altre cucine, dalla vietnamita all’indiana. Mi manca anche quella speciale qualità che abbiamo noi italiani o gente del bacino Mediterraneo di attaccare bottone con tutti senza essere presi per pazzi o disturbatori. Io sono proprio così, ma qui ho vita difficile sotto questo punto di vista: i tedeschi sono più freddi rispetto a noi. Non ho legato con persone del posto anche per via del lavoro, che mi fa trascorrere parecchio tempo fuori città, però ho colleghi da tutto il mondo: Portogallo, Spagna, Sud America, Grecia, Irlanda etc. Progetti futuri? Sì, sicuramente trovare la mia pace e stabilità in qualsiasi parte dell’Europa o del mondo sia».

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