A Bergamo al via «Estate ragazzi»
«Patto educativo per i centri estivi»

«Estate ragazzi» è la proposta che nasce da un patto educativo territoriale per l’estate tra tutti i soggetti che ritengono fondamentale offrire a bambini e ragazzi la possibilità di ritrovarsi in una modalità tutta nuova, resa necessaria dall’emergenza sanitaria.

«Di fronte al bisogno sociale ed educativo delle famiglie e delle comunità, oratori e parrocchie non si tirano indietro – dice don Emanuele Poletti, direttore dell’Ufficio per la pastorale dell’Età evolutiva -. Ci siamo, non perché il Cre deve essere fatto a tutti i costi, ma perché crediamo possibile riprendere le attività in oratorio, offrire ai ragazzi un’esperienza educativa durante l’estate e sostenere le famiglie in questi mesi di ritorno a una vita sociale».

Il patto educativo

Da soli però non è possibile, come hanno detto chiaramente i Vescovi lombardi, mentre monsignor Francesco Beschi ha più volte ricordato che le parrocchie sono chiamate a «mettersi al servizio». Da qui nasce l’idea di un confronto tra soggetti presenti nel territorio: in particolare enti locali, scuole, associazioni che si occupano dell’educazione dei ragazzi, società sportive. «Stiamo lavorando – continua don Poletti - per un progetto condiviso, in cui ognuno faccia il suo pezzo integrando le proprie competenze con quella degli altri soggetti coinvolti. Immaginiamo un “tavolo di regia” in cui gli oratori – se riconosciuti - possano essere soggetti titolati ad assumere il coordinamento educativo del progetto integrato».

La cornice di «Summerlife»

«Summerlife – Per fare nuove tutte le cose» è la proposta formativa ed animativa, costruita dagli Oratori delle Diocesi lombarde, tenendo conto della proposta nazionale «Aperto per ferie» della Cei. Non un pacchetto preconfezionato, ma un sussidio digitale, una sorta di cassetta degli attrezzi da aprire, da offrire alle Istituzioni e usare in modo flessibile. Si tratta di uno schema a 12 settimane, modulare e non assoluto, perché non ne esiste uno che, dall’alto, si può calare in loco: serve che ciascuno si attivi per quello che sarà realmente possibile. Per la Diocesi proporre l’«Estate ragazzi» è una possibilità educativa, anche con variabili che sembrano limitare il possibile raggio d’azione. «Le possibilità   continua don Poletti - riguardano l’attivazione di reti intra-ecclesiali (almeno con le sportive Csi) ed extra-ecclesiali (il Comune, le reti sociali, la scuola, le associazioni); una proposta dal sapore più comunitario e intergenerazionale, grazie agli adulti che si lasceranno ingaggiare; attenta alla tutela della salute personale e del prossimo; sapiente nell’uso del digitale e della tecnologia; capace di mostrare l’opportunità della dimensione religiosa, soprattutto per questo tempo; attenta a coinvolgere adeguatamente gli adolescenti, avendo a cuore di non chiedere loro né troppo né troppo poco; accurata nel coinvolgere responsabilmente le famiglie dei minori».

La co-progettazione

«La proposta dell’approccio integrato – puntualizza don Poletti - è possibile se sostenuto da un patto educativo di territorio e con le famiglie; la parrocchia co-progetterà l’attività estiva con il comune e le realtà del territorio. Se non sarà possibile, si farà ciò che si potrà, come in passato». Tutti gli enti coinvolti sono invitati ad assumere, in condivisione con la famiglia, le responsabilità penali e civili per le parti di loro competenza. Al Comune potrebbe spettare la convocazione delle realtà interessate per l’attività estiva, l’individuazione del «coordinatore educativo» dell’attività estiva, l’approvazione, l’impegno per il sostegno economico e il reperimento dei fondi nazionali e regionali a disposizione; la parte burocratica con la comunicazione alle famiglie, raccolta delle iscrizioni, gestione amministrativa, adempimenti per la sicurezza sanitaria. La co-progettazione – se può accadere - mira ad un bene comune e offre la possibilità di integrare le risorse a vantaggio degli utenti. I costi infatti saranno alti, in considerazione del basso rapporto tra gruppo di bambini ed operatore (con un minimo di 1a 7 a un massimo di 1 a 10). Nessun gestore sarebbe in grado di sostenere simili costi per attività estive che ogni anno mobilitano sul territorio bergamasco circa 100.000 persone, con un 80% di giovanissimi, fra i quali gli animatori adolescenti, che sono il 25%. «Ancora più significativo, questo lavoro in rete potrebbe essere un’occasione per riconnettere il tessuto sociale, superando la frammentazione culturale. Il virus si è diffuso in modo così evidente nei nostri territori perché ha trovato spazi in cui infilarsi. La Chiesa si pone a servizio della vita, dove essa è. La nostra proposta è ampia ed inclusiva, connotata da una dimensione religiosa che rimanda alla fratellanza umana come dice Papa Francesco nel 2019 nel Viaggio ad Abu Dhabi». «Non condividiamo più - conclude don Poletti - l’idea che l’oratorio sia quasi esclusivamente il luogo del tempo libero, dove le proposte formative sono costruite sul gioco e sulla socializzazione. L’oratorio vuole essere un luogo di formazione alla vita, attraverso il protagonismo dei ragazzi che così imparano che cosa è la vita e in essa trovano anche la chiamata della Fede. Il collegamento con i percorsi scolastici, l’attenzione alla solidarietà e alla fragilità, il coinvolgimento delle famiglie in senso costruttivo, la realizzazione di progettualità in rete con i vari protagonisti dei servizi ai minori (soprattutto delle sportive), l’attenzione all’integrazione religiosa e culturale, devono entrare sempre di più nel percorso formativo degli oratori, aggiungendosi a quelli che già con successo si stanno vivendo».L’augurio è che «per le parrocchie la “dis-grazia” del virus possa essere trasformata in “Grazia”, avendo l’intelligenza e il coraggio – laddove possibile - di azioni pastorali nuove e inedite, frutto della creatività dello Spirito».

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