Alzano, un cartello alle piscine
«Senza aiuti non riapriremo»

Gli impianti si sono adeguati alle normative ma non è bastato: «Siamo preoccupati per i nostri dipendenti».

«Abbiamo adeguato la struttura a tutte le prescrizioni anti Covid ma in seguito all’ultimo Dpcm il nostro impianto rimarrà chiuso. Senza aiuti, dubito che riapriremo. Ringraziamo i nostri clienti e atleti per aver condiviso 19 anni di passione per il nuoto». Poche righe, scritte su un cartello affisso alla cancellata delle piscine Acquadream di Alzano Lombardo, sintetizzano reazioni e timori di piscine e palestre al nuovo Dpcm, che ne sospende l’attività fino al 24 novembre. «Nessuna provocazione, è la realtà – racconta Gianmarco Parmeggiani, gestore delle piscine di Alzano –. La nostra situazione era già critica dopo la lunga chiusura primaverile. La ripresa è stata rifinanziata personalmente dai soci della piscina ma i nostri sforzi rischiano di essere vani, perché un’ulteriore chiusura prolungata causerebbe un’altra perdita che non riusciremo a sostenere. Il Dpcm che concedeva una settimana per adeguare le poche strutture non a norma suonava già come una condanna, siamo preoccupati per i nostri 56 dipendenti. Senza aiuti immediati a fondo perduto non c’è altra scelta che concludere la nostra avventura».

Timori condivisi dal mondo delle palestre, dove regna il disappunto. «Oltre il danno, la beffa – le parole di Alberto Gamba, consigliere dell’Associazione Nazionale Impianti Sport&Fitness, oltre che titolare della catena di centri fitness Sportpiù, che da domani riattiva le modalità di teleallenamento –. In questi mesi abbiamo verificato che la ripartenza che auspicavamo per quest’estate è stata più lenta di quanto potessimo aspettarci. Il timore era che qualcuno potesse arrendersi nel 2021, la verità è che potremmo anticipare la deadline a questo autunno. C’è anche da chiedersi che cosa succederebbe se la sospensione si protraesse oltre il 24 novembre. Negli ultimi giorni, come conseguenza della crescita della curva dei contagi e del clima teso che ne scaturiva, la capienza già dimezzata delle nostre strutture si è abbattuta ulteriormente. Alcune palestre adottano misure di prevenzione più stringenti da giugno, altre hanno fatto le corse per adeguarsi alle ultime disposizioni. Ci siamo messi a norma, i controlli non hanno registrato anomalie ma il decreto ha chiuso ugualmente i nostri esercizi, che non sono mai stati individuati come focolai di contagi».

Un avviso condiviso da Milvo Ferrandi, amministratore delle Piscine Acqualife di Stezzano, che evidenzia come «palestre e piscine rivestono un ruolo importante nel tema della salute – spiega – e sono luoghi dove la sicurezza è elevata», per via dell’ozonizzazione degli spogliatoi, della continua pulizia e cambio dei filtri a bordo vasca e dell’innalzamento della clorazione, oltre che dal rispetto della distanza interpersonale tra gli atleti. Quello che potrebbe rimanere al palo è un vasto comparto di lavoratori, per cui i centri sportivi manifestano preoccupazione. Il Presidente del Consiglio ha già dato garanzie di risarcimento immediato e il ministro Spadafora ha già dichiarato di aver previsto i primi rimborsi per allenatori, istruttori e società sportive già dal 15 novembre.

«Ci preoccupa anche che verrà meno la funzione sociale dello sport – spiega Marco Foti, consigliere di Bergamo Infrastrutture – e in generale fa male pensare che non si sia sfruttata la stagione estiva per comprendere l’effettivo rischio di contagio negli ambienti sportivi. Bergamo Infrastrutture si riunirà in giornata per capire come muoversi».

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