Auto pagate, salone sparito a Desenzano
Maxi truffa, sette arresti in Bergamasca

Nel giro di una settimana avevano chiuso l’autosalone bresciano ed erano completamente spariti, dopo aver incassato bonifici per 230 mila euro e rivenduto all’estero le auto. Arrestati 7 rom residenti nella bergamasca

Nel giro di una settimana avevano messo in piedi un’autosalone a Rivoltella del Garda, vicino a Desenzano, nel Bresciano, l’«Auto Club», e registrato alla Camera di commercio di Varese l’omonima società a responsabilità limitata. E avevano regolarmente acquistato sette auto a chilometri zero, tutte ben tenute e di prestigiose marche (Bmw, Mercedes, Volkswagen, Range Rover), messe in vendita tramite siti specializzati on line. E vendute – perlomeno sulla carta – ad almeno una quindicina di clienti (tra cui nessun bergamasco), ingolositi dai prezzi concorrenziali e da come le vetture – viste e fatte provare nell’autosalone – erano tenute.

Peccato che, appunto nel giro di una settimana, avevano chiuso l’autosalone bresciano ed erano completamente spariti, dopo aver incassato bonifici per 230 mila euro e rivenduto all’estero le auto. Tutto questo avveniva alla fine del 2018. All’alba di lunedì i presunti autori di questa maxi truffa sono stati arrestati dalla polizia del commissariato di Desenzano, diretto dal vicequestore aggiunto bergamasco Bruno Pagani: si tratta di sette cittadini italiani di etnia rom, residenti tra Trescore Balneario, Dalmine, Fara Gera d’Adda e Calcinate, colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare del gip del tribunale di Brescia. Sei di loro sono stati posti agli arresti domiciliari (il settimo ha l’obbligo di firma).

Tra questi, due nomi già balzati agli onori delle cronache: i fratelli Fardi e Principe Horvat, già finiti in carcere per la sparatoria dell’8 agosto 2017 a Trescore, dove sono stati rintracciati anche lunedì mattina dalla polizia di Desenzano, che ha notificato loro l’ordinanza e li ha posti ai domiciliari (tutti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e ricettazione). I due fratelli rom si trovavano in libertà in attesa di comparire a processo, il prossimo marzo, proprio per la sparatoria di Trescore.

Gli altri cinque indagati sono stati invece rintracciati a fatica nel resto della Bergamasca: un’operazione che ha visto impegnati i poliziotti del commissariato di Desenzano del Garda per un’intera giornata. Intera giornata che è stata solo il culmine di una lunga e articolata indagine, scattata alla fine del 2018, quando sono fioccate le prime denunce da parte delle vittime dei venditori d’auto di Rivoltella. I sette – stando a quanto emerso dalle indagini – avevano studiato ogni dettaglio: le auto poste in vendita – ma, in realtà, alla fine di fatto mai vendute a chi le aveva pagate – erano state regolarmente acquistate per consentire, durante la visione e la prova su strada, di mostrare la reale documentazione che provasse l’acquisto e il precedente proprietario – solitamente delle aziende – delle stesse auto.

A trarre in inganno gli acquirenti il fatto che le vetture erano presenti nel salone, allestito in tutta fretta – ma con tanto di insegne e battage pubblicitario su internet – in un capannone di Rivoltella del Garda, di proprietà di un ignaro bresciano, a sua volta vittima del raggiro perché non gli è mai stato pagato l’affitto. Per «bloccare l’auto» i venditori chiedevano mille o duemila euro in contanti. In seguito premevano sui compratori, spiegando loro che la vettura era talmente appetibile da aver ricevuto numerose richieste. Come dire: chiudiamo in fretta l’acquisto. Così i compratori procedevano con il bonifico. Seguivano ulteriori chiamate dei venditori, che lamentavano problemi nella ricezione del denaro (in realtà sempre regolarmente accreditato e subito incassato), soltanto per prendere tempo. Il tempo sufficiente – una settimana – per chiudere il salone, incassare 230 mila euro, rivendere le 7 auto (stavolta per davvero, ma all’estero) e, conclusa un’operazione per loro a costo assolutamente zero, sparire nel nulla. Fino a lunedì mattina.

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