Aveva una scuola di danza a Gandino
Chiusa dal Covid, ora fa l’operaia al tornio

«Fuorididanza» a Gandino era il regno della 51enne Lidia Salvatoni, ma il Covid l’ha costretta alla chiusura. «Mi manca insegnare, ma nella vita bisogna adattarsi».

Chi l’avrebbe mai detto? Ripete così, dentro di sé, Lidia Salvatoni, 51enne di Gandino, insegnante, presidente, coordinatrice e fondatrice della scuola di danza «Fuorididanza», che con l’arrivo della pandemia, da marzo 2020, lavora come operaia al tornio in un’azienda metalmeccanica della Valgandino. Mai l’avrebbe immaginato.

«Da quando è iniziato quest’incubo – racconta -, essendo la mia scuola un’associazione e non avendo una partita Iva, non ho percepito nemmeno un euro. Zero. Come fare? Per sopravvivere ho cercato subito lavoro e ho trovato questa occupazione, certamente diversa dall’insegnare danza. Cercavano personale femminile per eseguire lavori di finitura, non molto adatti per gli uomini. Il contratto a breve scadrà e vedrò di trovare altro, in attesa del permesso di riaprire la mia scuola».

La danza come passione

La danza è la più grande passione di Lidia, sin da quando ha iniziato a muovere i primi passi. «Volevo danzare sin da quando ero una bambina – prosegue -, ma i miei genitori lavoravano e non avevano la possibilità di portarmi in una scuola, all’epoca per di più presente solo a Bergamo. Negli anni dell’adolescenza ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo, ho iniziato a studiare e a 19 anni ho aperto il primo corso di danza all’oratorio di Gandino. Nel 1989 ho poi fondato la mia scuola, “Fuorididanza”, a Gandino e da 15 anni tengo corsi anche a Gazzaniga. Ci tenevo molto a dare anche ai bambini della Valle la possibilità di imparare danza, senza dover andare in città. Prima della pandemia avevo circa 120 allievi, ma sono arrivata anche a 170-180 iscritti. Per me è come una famiglia: mi manca insegnare, gli allievi e le mie collaboratrici. Faccio questo lavoro da così tanto tempo, che spesso a lezione ora mi ritrovo i figli delle mie ex allieve. Proponiamo corsi di danza classica, moderna, contemporanea e hip-hop. Io insegno classica e moderna».

«Voglio essere ottimista»

La speranza è di poter tornare in sala il prima possibile, ma le aspettative non sono rosee. «Avevamo ripreso un po’ verso settembre e ottobre dello scorso anno– aggiunge la 51enne – , adeguando tutto secondo le norme igienico-sanitarie previste, ma poi ci hanno chiuso di nuovo ed è stata un colpo duro. Voglio essere ottimista e sperare di poter ripartire a settembre 2021 con l’inizio del nuovo anno scolastico, prima sarà quasi impossibile. Ho imparato che nella vita bisogna adattarsi, prendere quello che viene e sporcarsi anche le mani, come sto facendo io. So che parecchia gente non è disposta a fare questo, ritengo di essere stata fortunata ad aver avuto la possibilità di trovare questa occupazione in un momento storico così difficile in cui le certezze di molti sono venute meno. È certamente più monotono e faticoso che fare l’insegnante di danza, ma è stato fondamentale in questo periodo. Oltre ad avermi permesso di poter pagare le bollette e fare la spesa, questioni che non possono certamente essere posticipate, mi ha dato l’opportunità di svagarmi e non pensare costantemente alla situazione che stiamo vivendo e ai problemi che ha comportato».

Chi si ritrova chiuso in casa- conclude, «senza lavoro e con un tarlo fisso che martella costantemente la testa, rischia davvero un collasso emotivo. Io ho evitato il peggio grazie a questa opportunità lavorativa».

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