Bronchioliti infantili in anticipo: in Areu più chiamate per disturbi respiratori

In Lombardia +20% dei contagi in 7 giorni, ma Bergamo «tiene». «Il 60-70% dei ricoverati pediatrici è per patologie respiratorie».

Più che i numeri, preoccupano le tempistiche. Per bronchioliti, bronchiti asmatiche e polmoniti tra i bambini, sembra osservarsi già a fine ottobre quella circolazione che tradizionalmente si osservava più tardi, da dicembre a metà gennaio . «Effettivamente quest’anno abbiamo un carico superiore – rileva Cesare Ghitti, direttore della Pediatria dell’ospedale Bolognini di Seriate e del Dipartimento materno infantile dell’Asst Bergamo Est –. Non si possono fare paragoni con l’anno scorso, perché le più rigide misure anti-Covid avevano determinato poca patologia, ma rispetto al 2019 il trend sembra anticipato ». La proporzione è importante: «Il 60-70% dei ricoverati pediatrici è per queste patologie – spiega Ghitti –. Non sono casi banali, perché qualcuno ha necessitato dell’ossigeno, ed è questo che colpisce, anche se nessuno ha avuto bisogno di Terapia intensiva. La durata media del ricovero è di 4-5 giorni ». Il virus sinciziale, al centro delle cronache (e dei social) negli ultimi giorni, al «Bolognini» è residuale. Il boom di patologie respiratorie, tra l’altro, non si può confondere col Covid, «perché tutti i ricoverati sono testati, compresi i genitori, e tutti hanno dato esito negativo», rimarca il primario. Consigli? «L’uso della mascherina è sempre auspicabile – riflette Ghitti –, ma è difficile nei bambini. Quando partirà, potrà essere utile la vaccinazione antinfluenzale».

Anche al «Papa Giovanni» è alta l’attenzione, ma con numeri che per il momento non sembrano destare preoccupazione.

Di fatto, comunque, se si guarda ai dati dell’Areu sulle emergenze per «motivi respiratori e infettivi», cioè presunti casi Covid e altre patologie polmonari, si nota un rialzo: dal 20 ottobre le chiamate al 118 in Lombardia oscillano tra le 250 e le 300 al giorno , mentre nel mese precedente erano 200-250; è però sostanzialmente stabile il quadro della Soreu «Alpina», cui fanno capo Bergamo, Brescia e Sondrio, con circa 50 telefonate al giorno.

Che circoli di più anche il Sars-CoV-2, è comunque oggettivo. Da un lato è l’effetto del Green pass, con più tamponi, ma probabilmente anche i numeri reali sono all’insù, complice l’effetto-autunno e il prevalere dei luoghi chiusi . In Lombardia nell’ultima settimana (23-29 ottobre) si sono contati 2.993 nuovi casi, il 20% in più dei 2.474 della precedente (16-22 ottobre). La Bergamasca però tiene, perché qui le infezioni degli ultimi sette giorni sono state 195 contro le 236 della settimana precedente (-17%).

Sul fronte della pressione ospedaliera, questa settimana ha visto un rimbalzo dopo una lunga fase di discesa conseguente allo «sgonfiamento» dell’ondata estiva: venerdì 29 ottobre i ricoverati in Lombardia erano 343 (46 in terapia intensiva, 297 ordinari) mentre venerdì 22 ottobre erano invece 325, e nel mezzo c’è stato un piccolo picco con 360 posti letto occupati mercoledì 27 ottobre. In terra orobica è sempre il «Papa Giovanni» la struttura di riferimento: a ieri i pazienti Covid erano 23, di cui 7 in Terapia intensiva; il dato è stato stabile per tutta la settimana, ma venerdì 22 ottobre i ricoverati erano 18, e ancora prima, lunedì 18 ottobre, si era scesi a 15 posti letto occupati. Per Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst «Papa Giovanni», «i numeri dei ricoveri Covid nella nostra azienda sono praticamente sovrapponibili a quelli di tre settimane fa, con piccole variazioni fisiologiche tra un giorno con l’altro, che però non definiscono al momento un trend chiaro. Anche se i letti Covid occupati nei reparti ordinari, in gran parte in Malattie infettive, sono stabilmente sotto al 20 e in Terapia intensiva non superano le 10 unità, è necessario tenere alta l’attenzione osservando tutte le disposizioni anti-Covid. Resta difficile poter fare una proiezione o prevedere l’andamento alla vigilia della stagione più fredda dell’anno. Certamente questo inverno, rispetto ai precedenti, abbiamo un’arma essenziale in più: la vaccinazione».

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