«Bus, col 50% dei posti
metà studenti in aula»

Sulla scuola dalle Regioni arriva l’altolà alla richiesta del 75% del governo. L’assessore Terzi: «Così il sistema rischia di saltare». Ma c’è il dubbio rientro.

«Il problema è molto semplice: è difficile pensare da un lato di riportare in presenza il 75% degli studenti dal 7 gennaio e dall’altro viaggiare al 50% della capienza degli autobus». Al termine di un confronto con i colleghi assessori regionali ai Trasporti, Claudia Terzi tira le somme. Premesso che, ora come ora, ci sono anche dubbi sul fatto di tornare in classe dopo le vacanze natalizie. «Oggi c’è in programma la Conferenza Stato-Regioni: la posizione di noi assessori è di chiedere almeno un’uniformità tra le percentuali. Ad una capienza massima del 50% non può che corrispondere un analogo valore di presenza in classe. Diversamente il sistema rischia di saltare». Fermo restando che sul tavolo restano le altre questioni, ovvero l’importo dei finanziamenti statali per le corse aggiuntive «e un minimo di chiarezza su cosa s’intenda fare alla ripresa di gennaio e possibilmente con un certo qual anticipo. La situazione è già parecchio complicata e non possiamo pensare di affrontarla nei pochi giorni dopo Natale».

Con un paradosso di fondo: «Si parla di giri di vite e zone rosse durante le feste e poi alla ripresa ci troviamo con il 75% degli studenti sugli autobus?» rileva la Terzi. E anche per questo, oltre che per oggettive difficoltà gestionali che l’ipotesi di un ritorno in presenza (con qualsiasi percentuale) il 7 gennaio sembra perdere sempre più vertiginosamente quota. «Io credo che la sola cosa sostenibile nel caso di un ritorno in classe sia avere percentuali chiare e orari rigidi sia d’entrata che d’uscita: non possiamo permetterci passi falsi».

Le due fasce d’ingresso

Una partita che, nell’attesa delle decisioni del governo, si annuncia delicatissima. Persino nella Bergamasca, dove il tavolo di coordinamento prefettizio è una realtà operativa ben prima delle indicazioni cogenti dell’ultimo decreto. È da maggio che tutti i soggetti interessati si confrontano per trovare le soluzioni più adatte, spesso in assenza di indicazioni nazionali chiare. O, come successo, a settembre, arrivate pochi giorni prima dalla riapertura delle scuole.

I contatti tra l’Agenzia del trasporto pubblico locale e i dirigenti dei vari poli scolastici superiori sono pressoché quotidiani. Si sta cercando di avere una mappatura la più possibile aggiornata e reale in vista del possibile ritorno in classe, così da modulare il servizio nel modo opportuno.

Due i punti-chiave della vicenda: più mezzi a disposizione per fare fronte a quei picchi di domanda che erano già emersi alla ripresa delle lezioni di ottobre ed una ripartizione assolutamente equanime dei flussi d’ingresso e uscita in due fasce. Non derogabili. In questo modo, e forti dell’esperienza precedente, si potrebbe persino riuscire a fare fronte ad un eventuale (ma sempre più remoto, a questo punto) 75% degli studenti in presenza a gennaio, ripartendoli cioè equamente nelle fasce orarie 8-10 e 13-14.

Il potenziamento dei mezzi

Per il resto prende sempre più forma una ridefinizione dell’offerta sulla scorta delle maggiori criticità riscontrate nelle poche settimane passate in parziale presenza. Ovvero, potenziamento nell’ambito cittadino e dell’hinterland di quelle linee a lunga percorrenza lungo le direttrici più trafficate e che servono i poli scolastici. Quindi la 8 in primis, ma anche 5 e la 6 con individuazione di corse dedicate in certe fasce a servizio dei singoli poli.

I mezzi in più dovrebbero essere reperiti spostando in questo ambito quelli extraurbani con le caratteristiche più adatte al servizio. Un già preannunciato effetto-domino che si completerebbe con l’utilizzo dei pullman gran turismo (in primis i 140 già in dotazione alle aziende del Tpl, ricorrendo poi a quelli privati se necessario) soprattutto nelle tratte extraurbane dove non sono previste troppe fermate intermedie, o nei collegamenti diretti.

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