Caccia al ladro che si tuffa nel fiume
Valbrembo, i cittadini aiutano a cercarlo

Segnalato alle Ghiaie, viene inseguito dai carabinieri: fugge gettandosi nel canale. Alla fine nonna prepara il caffè e si fa selfie coi militari.

Due ore di caccia al ladro, con una mezza dozzina di abitanti in aiuto ai carabinieri, ma senza l’adrenalina da ronda. È accaduto martedì alle 17,20, dopo che era sceso il buio, nella località Ghiaie, fra Valbrembo e Paladina, i cui antichi lavatoi sulla roggia ospitano in questi giorni il famoso «Presepe dei lavandai».

Un giovane, rientrato dal lavoro, nota un’auto sospetta, un’Opel Insignia, parcheggiata sulla strada che costeggia la pista del Volo a Vela. Finge indifferenza, ma una volta in casa, si mette alla finestra per osservare, poi chiama i carabinieri e fornisce le coordinate. La pattuglia dei militari di Villa d’Almè giunge in pochi minuti, si dirige verso la vettura pensando di trovarci il «palo» di una banda dedita ai furti nelle abitazioni. Ma il ladro è accorto, si trova a una trentina di metri dalla macchina, acquattato nel buio.

E, quando vede le divise, scappa a piedi. I militari sono reattivi, escono dall’ auto e si fiondano all’inseguimento del malvivente. Mezzo chilometro di corsa, con il «palo» che infila Vicolo del Lavatoio e non esita a tuffarsi nel canale, facendo perdere le proprie tracce. Per la cronaca, a quell’ora c’erano due gradi. I militari tornano verso la loro vettura, chiamano rinforzi, scoprono che sull’Insignia, rubata con le chiavi a fine novembre in un’abitazione di Capizzone (dopo i rilievi, è stata restituita al proprietario), ci sono arnesi da scasso. E, visto che alla Ghiaie non risultano colpi, si deve desumere che la banda dovesse ancora iniziare la propria opera.

In strada, nel frattempo si sono radunati alcuni abitanti. E anche qui c’è la notizia. Perché, anziché i soliti mugugni da social network («I ladri la fanno sempre franca e se li beccano non fanno un giorno di galera», «Le forze dell’ordine arrivano sempre tardi»), ai carabinieri offrono la propria collaborazione. Preziosa, tra l’altro, perché è gente che la zona la conosce. Così, alle ricerche prende parte un piccolo esercito: tre equipaggi dei carabinieri di Villa d’Almè, altri tre spediti dalla Compagnia dell’Arma di Zogno, più tre mezzi fra auto e furgoni dei residenti in contatto telefonico coi militari e animati da senso civico, non da spirito di vendetta. La caccia all’uomo si conclude alle 19,30, senza esiti. È probabile che nei paraggi ci fossero i complici con un’auto «pulita» (di solito presa a noleggio), cui il fuggiasco avrà chiesto di passare a prenderlo. Possibilmente alla svelta, dato che con gli abiti fradici e la temperatura ostile rischiava una polmonite fulminante.

A carabinieri e abitanti impegnati nelle ricerche non resta che desistere e tornare al punto di partenza. Qualche donna s’affaccia alla finestra per capire come è finita. Una di queste, un’ottantenne, vedendo quel gruppo di divise e di vicini intirizziti dal freddo, mette il caffè sul fuoco e pochi minuti dopo esce per offrirlo (con bottiglia di grappa per eventuali correzioni). E alla fine si mette pure in posa per un selfie coi militari.

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