Il pm: no riprese tv della sentenza
Bossetti, ora deciderà la Corte

Il pm di Bergamo Letizia Ruggeri, a conclusione della sua replica, ha chiesto alla corte di revocare l’ordinanza con la quale ammetteva le riprese televisive della lettura della sentenza del processo per l’omicidi di Yara Gambirasio.

Questo a causa «del clima avvelenato» che si è venuto a creare intorno al dibattimento. «Credo, invece, che non vi siano problemi - ha aggiunto - per quanto riguarda le registrazioni audio». Il pm ha concluso così la sua parte di repliche in una mattinata dal clima molto teso.

Il pm non ha fatto riferimento a fatti specifici ma, nelle settimane scorse, due buste, contenti dei proiettili, erano state trovate in un centro di distribuzione postale indirizzate sia al magistrato sia alla Corte d’Assise di Bergamo. Tempo fa, invece, in conseguenza di minacce e ingiurie via web, alla stessa Letizia Ruggeri era stata data una speciale sorveglianza.

Letizia Ruggeri ha ribadito: «Il dna trovato sul corpo di Yara Gambirasio e attribuito a Massimo Bossetti non è, come sostenuto dalla difesa, metà e contaminato ma è intero, nucleare e perfetto». Massimo Bossetti, lo ricordiamo, è l’unico imputato per la morte 13enne.

Il pm, a proposito della mancata corrispondenza tra il dna nucleare e mitocondriale ha ribadito che si è arrivati a Bossetti «attraverso il dna nucleare che è l’unico in grado di identificare un soggetto specifico». Secondo l’accusa, inoltre, i difensori di Bossetti avrebbero dato «interpretazioni grottesche e assurde» in riferimento, in particolare, al campo di Chignolo d’Isola, in cui fu trovato il corpo della ragazza tre mesi dopo la scomparsa. Sempre per l’accusa, «non è affatto dimostrato processualmente» che Bossetti, la sera del 26 novembre del 2010, quando Yara scomparve, fosse a casa. «Non lo dicono né il figlio né la moglie - ha detto il pm - né si può usare l’argomento che fosse un abitudinario e che avrebbe telefonato qualora avesse fatto tardi». «Non si è mai visto - ha aggiunto - uno che sta uccidendo una ragazza e telefona a casa per dire che è in ritardo».

Sulla richiesta del pm di negare l’accesso alle tv per la sentenza, difesa e parte civile si rimettono alla Corte.

La parte civile è stata molto netta nel suo dibattimento, puntando il dito su tre aspetti. «Vi hanno detto che dovete mettere la firma su questa sentenza. In realtà, la firma l’ha messa lui», ha detto uno dei legali di parte civile della famiglia di Yara Gambirasio, Enrico Pelillo, nel corso della sua replica, riferendosi al Dna trovato sul corpo di Yara e attribuito a Massimo Bossetti. Il legale è anche tornato sulla corrispondenza tra il muratore di Mapello, in carcere da due anni e un giorno, e la detenuta Gina. «Sono state definite un colpo basso - ha detto il legale -. Ma non le abbiamo, però, prodotte noi ed è stato lui a scriverle». Poi ha parlato l’avvocato Pezzotta: «La morte nel campo è una certezza - ha detto -. Sono state ritrovate 4 essenze botaniche sotto le unghie di Yara e le stesse sono state individuate in diversi punti del corpo». Poi il legale non ha condiviso le contestazioni fatte al genetista, consulente della parte civile, Giorgio Portera, per poi sottolineare come, al centro di questo processo «ci sono le intercettazioni di Marita con il marito Massimo: più volte la richiesta di sapere dove lui fosse quella sera, un argomento ricorrente anche prima dell’arresto».

Dopo una breve pausa si terranno le repliche dei difensori del muratore di Mapello, Claudio Salvagni e Claudio Camporini.

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