«Ci sono già le prime influenze»
Il virologo: già presenti i virus «cugini»

«La scuola si sta riorganizzando, e sta attraversando una primissima fase, diciamo di adattamento. Un po’ come è successo agli ospedali, quando hanno riaperto i servizi a favore di tutti i pazienti. Agli studenti è importante spiegare che, in questo momento così delicato, devono fare la loro parte». Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ircss Galeazzi e docente all’Università degli Studi di Milano, interviene nel dibattito sulla ripartenza delle lezioni.

Primi tre giorni di scuola, e negli ospedali bergamaschi iniziano già ad arrivare studenti per i tamponi.

«È normale, non c’è da stupirsi. Non è nemmeno detto siano tutti casi Covid. Anzi. Il problema è che persiste la difficoltà nella diagnosi: stanno iniziando a presentarsi le prime patologie respiratorie, dovute a virus “cugini” di Sars-CoV-2 fra cui l’influenza, e i sintomi – peraltro molto variegati, dalle febbriciattola alla tosse passando per gastroenteriti – possono destare qualche sospetto».

Il timore è che i genitori chiamino i pediatri per ogni colpo di tosse dei figli.

«Non è necessario. Diciamo che una buona regola è verificare la presenza di una combinazione di sintomi. Non ne basta uno soltanto. Se c’è solo un po’ di raffreddore, se c’è solo qualche colpo di tosse non secca, o giusto qualche linea di febbre, è molto improbabile si tratti di Covid. Per capirci: non occorre chiamare il pediatra ogni volta che uno studente si soffia il naso. Meglio invece avvisarlo quando c’è più di un sintomo: deciderà lui se consigliare l’esecuzione del tampone».

Se iniziano ad arrivare studenti per i tamponi adesso, dopo soli tre giorni di scuola e un clima ancora estivo, in autunno ci sarà da mettersi le mani nei capelli?

«L’aumento di patologie respiratorie in autunno è una certezza. Se sulla seconda ondata di Covid ancora siamo sul chi va là, sull’arrivo dell’influenza a complicare le cose ci possiamo mettere la mano sul fuoco. È chiaro che tutto ciò si ripercuoterà sulla scuola: bambini e ragazzi sono i principali vettori di malattie respiratorie, sono loro gli untori numero uno di oltre 260 tipi di virus. Quello che possiamo fare sin da ora è aumentare l’operatività in vista delle prossime settimane».

Tradotto?

«Farci trovare pronti, garantendo referti veloci a tutti gli studenti che dovranno fare il tampone per capire se hanno contratto l’infezione da Covid o se si tratta di un virus “cugino”. Non appena saranno validati e resi disponibili i test sulla saliva, già impiegati per altre patologie, i tempi di risposta si ridurranno moltissimo».

Nel frattempo le famiglie degli studenti si arrovellano: e se a scuola i ragazzi si scambiano le matite? Meglio che indossino la mascherina se stanno a casa coi nonni dopo le lezioni?

«Diciamo che ai ragazzi va insegnato che ci deve essere uniformità nei comportamenti: c’è qualche regola da rispettare, fuori come a scuola e a casa, per combattere un virus invisibile. Matite, quaderni, libri: meno ce li si passa, meglio è. E se i nonni sono particolarmente fragili, è preferibile che i bambini indossino la mascherina per proteggerli».

Lei è da sempre un fautore del vaccino contro l’influenza. Vale anche per i bambini la raccomandazione?

«Sì, quest’anno in particolare. È molto utile a ridurre i “guai” in caso di co-infezione di più virus, anche nei più piccoli».

Allargando lo sguardo oltre i bambini e la scuola, come ce la stiamo cavando?

«I numeri non stanno andando malissimo, anche se la tendenza – com’è noto – è in peggioramento. Diciamo che fino ad ora siamo stati capaci di contenere nuovi focolai, limitando la diffusione del virus. Molto importante sarà essere pienamente operativi in autunno, con tempi di diagnosi e refertazione sempre più veloci, e con l’impiego di metodologie sempre più efficaci. E poi tocca ai cittadini continuare a comportarsi responsabilmente: non fate sgambetti a chi sta lavorando per voi».

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