«Colpiti da covid e un figlio autistico
Una prova dura, ma ora stiamo bene»

Una famiglia unita e coraggiosa. Patrizia ha rifiutato il ricovero: Matteo non poteva fare a meno di lei.

Niente baci e abbracci, niente coccole. Era l’inizio di marzo e Matteo guardava incredulo mamma Patrizia mentre gli raccontava con dolcezza e pazienza cosa stava accadendo a Bergamo e nel mondo. In piena emergenza coronavirus Patrizia Aleandri, 48 anni, ha dovuto spiegare a suo figlio, autistico, che la loro vita sarebbe cambiata per qualche giorno, settimana o forse mese.

Matteo che vive con mamma e papà, Mauro Barbiero, al Villaggio degli Sposi ha compiuto 18 anni ieri, giornata della consapevolezza dell’autismo. È un ragazzo sensibile che con fatica e determinazione è riuscito a raggiungere un traguardo importante, il diploma di licenza della scuola media. La sua è una famiglia unita e combattiva e alle prime avvisaglie di un pericolo si è subito organizzata e prodigata affinché a Matteo fossero garantiti assistenza e protezione. Per prima cosa lo hanno coinvolto nella nuova situazione facendogli capire che alcuni gesti, come lavarsi spesso le mani e non stare troppo vicini, sono importanti per evitare i contagi. Non si poteva uscire e certe consuetudini dovevano cambiare. Patrizia e Mauro si sono chiusi in casa con il loro ragazzo sperando di lasciare fuori dalla porta il maledetto virus. Purtroppo però non è stato così. Patrizia si è ammalata: febbre alta, tosse e forti dolori in tutto il corpo. Una mattina si è svegliata con una oppressione al torace, faceva fatica a respirare. Non c’era più tempo da perdere. Insieme al marito prendono una decisione e chiedono aiuto al 112 che decide di far uscire una ambulanza.

«Non sapevo cosa fare - racconta Patrizia - stavo malissimo, ma non potevo lasciare Matteo. Sono il suo punto di riferimento e di equilibrio». E così rifiuta l’invio dei soccorsi e il ricovero e in accordo con il medico di base comincia a curarsi a casa. Matteo ai piedi del letto in lacrime. Il marito Mauro prende in mano le redini della casa, cercando di mettere in pratica tutti i consigli raccolti nei giorni precedenti nella speranza non ce ne fosse stato il bisogno. E invece si è ritrovato ad affrontare una nuova sfida. Cucinare i piatti preferiti di Matteo, ordinare la sua stanza stando attento a non cambiare l’ordine delle cose. Momenti di tensione e poi di nuovo la quiete. Pochi giorni dopo anche Matteo si ammala.

La situazione si complica e a quel punto Patrizia nonostante facesse fatica persino a stare in piedi, decide di aiutare suo figlio che cercava disperatamente la sua presenza. Si alzava per cenare con lui e lo portava a letto tutte le sere ascoltando i suoi racconti e spegnendo le sue paure. Matteo sapeva che se le cose fossero peggiorate la sua mamma sarebbe dovuta andare in ospedale. Con coraggio ha affrontato quei giorni, dimostrando di essere in grado di superare le ansie e di reagire al timore dei cambiamenti. Ci sono state delle crisi, ma sono rientrate grazie all’amore dei suoi genitori. Ora stanno tutti meglio.

I giorni più difficili sono alle spalle. «Sono fiera di Matteo - dice Patrizia - e anche di mio marito. Essere genitori di un ragazzo autistico ci mette ogni giorno in discussione. Trovarci in questa emergenza ci ha ulteriormente messi alla prova, ma siamo riusciti a dare a nostro figlio fragile una parvenza di vita normale». Ancora niente coccole, ma Matteo sa che quando l’emergenza finirà, riabbracciare mamma e papà sarà ancora più bello.

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