Contagi Covid, la discesa è finita
«Ora è probabile una nuova risalita»

La curva dei contagi in Lombardia ha fermato la sua discesa, da qualche giorno, ma nell’ultima settimana si è registrata una maggiore incidenza di casi rispetto ai sette giorni precedenti. L’intervista a Paolo Spada.

Siamo ora in una fase di stabilità, prima invece eravamo prima in discesa. Ora per intuire che la discesa si sia stabilmente fermata o ci siano le prime avvisaglie di una ripresa dei casi è difficile, lo capiremo nei prossimi giorni. Ma il vento è un po’ cambiato e ce lo aspettavamo». Paolo Spada, chirurgo dell’Humanitas di Rozzano, curatore della pagina Facebook «Pillole di ottimismo» con analisi e report aggiornati sull’andamento del Covid-19, invita alla prudenza.

Dottor Spada, i casi in Lombardia si sono attestati di nuovo intorno alle 2 mila unità giornaliere. C’è da preoccuparsi?

«Ripeto: ce lo aspettavamo. Sapevamo che la curva avrebbe avuto questo andamento e, raggiunto in gran parte il livello di 150/200/350 casi ogni 7 giorni per 100 mila abitanti, si sarebbe verificata una sorta di stabilizzazione».

In che senso?

«Non siamo tornati ai livelli di agosto o settembre, in cui il dato dei casi era 10 volte inferiore. Non siamo più in una fase di ondata, ma a valle. Una valle alta. Raggiunta questa valle, siamo un po’ vulnerabili, nel senso che ulteriori crescite sono molto probabili».

Il motivo?

«Fin quando hai 15 casi per 100 mila abitanti in 7 giorni, con il tracciamento hai il controllo della situazione; quando i casi sono più numerosi il tracciamento non funziona e copre solo una minoranza dei casi. Quindi se vuoi contenere devi usare delle misure generali, cioè collettive che hanno effetti su tutti. Un certo grado di restrizioni a questi livelli è indispensabile».

Quindi è giusta la stretta per le festività natalizie?

«Va fatto un discorso generale. Dobbiamo renderci conto che le misure di contenimento non servono solo a frenare una curva o un’ondata, ma sono opportune anche dopo il picco e la valle, perché altrimenti la valle si trasforma di nuovo in un’ondata. Si apre poi il discorso su quale grado di restrizioni sia necessario modulando la risposta, con i problemi dell’impatto sull’economia e sulla salute psicologica delle persone. In ogni caso con le misure restrittive il virus cede, rallenta. Bisogna intervenire ora, altrimenti a gennaio non si riparte con le scuole».

Si potrà evitare la terza ondata?

«Si può evitare mantenendo livelli di contagio su numeri accettabili. Dobbiamo cercare di abbassare la soglia dei pazienti Covid in ospedale, andando verso un progressivo svuotamento».

Come analizza il quadro generale nella Bergamasca?

«Bergamo è la provincia lombarda che ha l’incidenza minore di nuovi positivi per 100 mila abitanti nei 7 giorni: sono 83 rispetto a una media nazionale di poco inferiore ai 200. Fa impressione vedere Bergamo con valori così bassi».

Come se lo spiega?

«Sono due i fenomeni da considerare. Il primo è il comportamento responsabile delle persone che hanno acquisito una forte consapevolezza dopo la prima ondata; inoltre è molto probabile che sia entrata in gioco l’immunità e si sia sviluppata una protezione generalizzata che si riverbera su tante persone e tiene bassa l’incidenza dei casi. Non è immunità di gregge vera e propria, ma è un dato che fa riflettere. A Bergamo si parla di incidenza due volte inferiore a quella che ha fatto impensierire i tedeschi».

In Lombardia anche l’indice Rt, che misura il tasso di contagiosità, ha smesso di scendere, attestandosi intorno allo 0,8. Quali sono i fattori di questa frenata?

«L’Rt è un indice affidabile, tuttavia con un limite: richiede un consolidamento dei dati che avviene nelle settimane, quindi tende a essere un po’ tardivo. Al momento non c’è da aspettarsi che scenda ulteriormente, ma che risalga. Non aspettiamoci valori inferiori».

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