Coronavirus, un contagio su otto è reinfezione. «Incide Omicron 5»

Il fenomeno Il bollettino dell’Iss: i casi di «Covid-bis» sono il 12,6% del totale, più che raddoppiati rispetto a maggio. Pregliasco: «Incide Omicron 5 e ora vediamo Centaurus. La vaccinazione resta una barriera fondamentale».

Il «Covid-bis» è sempre più diffuso: un nuovo positivo su otto, in media, è un caso di reinfezione. La stima è condensata nell’ultimo bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità, ed è sostanzialmente sovrapponibile anche ai dati regionali, con variazioni di poco conto: il tasso di reinfezione è ora al 12,6%, più che raddoppiato rispetto a fine maggio. Omicron - e nello specifico Omicron 5 che ha determinato l’ultima recrudescenza - ha dato una forte accelerazione al fenomeno.

Ma cosa significa, in concreto, questo fatto? «Le reinfezioni sono sempre più diffuse nell’impatto complessivo del virus – rileva Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano –. Le varianti riescono a sfuggire alla risposta immunitaria, contagiando anche chi è guarito recentemente. C’è però un’immunità di fondo che, pur non impedendo l’infezione, fa sì che la sintomatologia sia sfumata, dunque l’effetto della seconda infezione è generalmente non grave». Insomma non solo l’obiettivo dell’immunità di gregge non si è raggiunto, a causa dell’imprevedibilità e dell’elevatissima diffusività, ma ci si contagia più volte. Per dare una proporzione, mediamente nell’ultima settimana in Lombardia si sono registrati poco meno di settemila nuovi casi al giorno: se il 12,6% di questi casi è una reinfezione, mediamente ogni giorno in Lombardia quasi 900 persone risultano positive per la seconda volta (e in alcuni casi si è arrivati anche alla terza positività). In Bergamasca, dove adesso si viaggia a circa 750 nuovi positivi al giorno in media, le reinfezioni quotidiane – applicando sempre la stima delineata dall’Istituto superiore di sanità – potrebbero essere una novantina.

La traiettoria del virus, però, nella parte finale di luglio ha assunto un andamento più lento. «Siamo al plateau e si è imboccata la fase di discesa – è la lettura che Pregliasco dà ai dati epidemiologici –. I dati sui decessi restano ancora alti, ma sappiamo che questo è l’ultimo indicatore a scendere: i decessi di oggi sono le conseguenze delle infezioni di due-tre settimane fa. Speriamo che Omicron mantenga la traiettoria di calo, senza imprevisti». Un possibile imprevisto potrebbe essere la moltiplicazione di Centaurus, l’ennesima nuova variante, sequenziata anche in Italia a fine luglio e annunciata come ancor più contagiosa delle mutazioni precedenti: «Centaurus, più contagiosa di Omicron 5 – conferma Pregliasco –, potrebbe essere la protagonista di un eventuale rialzo dei contagi: ma anche se ci fosse una ripresa dei contagi, l’impatto dovrebbe essere più contenuto. L’andamento della pandemia proporrà ancora delle ondulazioni, ma sempre più contenute».

Su Centaurus, Pregliasco fa una precisazione: «Se è vero che pare più diffusiva, allo stesso tempo non sembrerebbe più patogena, cioè più aggressiva, e questo è l’elemento più importante – sottolinea il virologo –. Le sue mutazioni, comunque, fanno sì che possa schivare la risposta immunitaria conseguente alla vaccinazione o alla guarigione da una pregressa infezione». La vaccinazione resta una barriera fondamentale, specie tra i più fragili, per evitare le conseguenze più acute dell’infezione. La campagna per la quarta dose ha ravvivato l’interesse per l’immunizzazione, ma senza innescare una nuova corsa massiva: «L’adesione resta bassa – nota Pregliasco –. Perché? Purtroppo è passata la narrazione per cui il vaccino è vecchio e non serve, che tutto va bene, che Omicron si è “raffreddorizzata”. Non è così, sui più fragili il Covid è ancora pericoloso e per questo serve la vaccinazione».

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