Corsa ai test, ma senza informarsi
I positivi «spiazzati» dall’isolamento

La quarantena è obbligatoria, anche per i famigliari, in attesa del tampone. Il Comune di Solto Collina: molti sono rimasti sorpresi. Diversi cittadini hanno firmato senza conoscere l’iter.

Confusione e disagi a Solto Collina per i test sierologici effettuati da una società medica privata che, in collaborazione con l’ amministrazione comunale, sabato mattina ha raccolto 124 campioni di sangue restituendo, tra ieri e lunedì, i risultati relativi alla presenza degli anticorpi al Sars-CoV-2. Come previsto dalla delibera della Regione del 12 maggio, ora, chi risulta positivo all’ esame, dovrà mettersi in quarantena, come i propri conviventi, fino a che il test del tampone (quando verrà effettuato) dia risultato negativo.

L’ ingarbugliata situazione, di cui si sta interessando anche l’ Ats di Bergamo, ha colto di sorpresa diversi cittadini risultati positivi al test. Sabato mattina quando decine di cittadini di Solto si erano messe in fila all’ esterno del laboratorio medico comunale. Qualche amministratore aveva raccolto i nominativi consegnando loro il kit per il test, compresi i documenti informativi che spiegavano l’ intera procedura da seguire, sia al momento del prelievo sia nei giorni successivi.

In molti però non avevano valutato tutte le conseguenze. Così ora i positivi scoprono che devono chiudersi in casa e mettersi in malattia dal posto di lavoro, imponendo per di più la quarantena ai propri familiari conviventi fino a quando il tanto atteso tampone darà esito negativo.

«Personalmente - spiega Fabrizio Minelli, medico di medicina generale ed ex sindaco - questa mattina (ieri, ndr) ho ricevuto in ambulatorio diversi pazienti che sono risultati positivi al test e che non sapevano di dover iniziare la quarantena.

Ma purtroppo, per tutelare la salute di tutti, le direttive regionali sono molto chiare: ora devono aspettare il tampone. Ritengo quindi inopportuna la fuga in avanti compiuta dall’ amministrazione di Solto Collina, forse l’ unico comune ad aver promosso i test sierologici in forma collettiva nel proprio ambulatorio, in una fase molto delicata in cui è necessario rispettare scrupolosamente le direttive regionali».

Ai disagi legati alla quarantena di sé e del proprio nucleo familiare si aggiunge l’ esborso economico: il test di sabato scorso costava 36 euro a persona, e chi, privatamente, troverà un tampone disponibile si vedrà rimborsate le spese per quest’ ultimo esame solo in caso di esito positivo.

«Una famiglia di cinque persone - conclude Minelli - rischia di pagare, fra test sierologici e tamponi, quasi 700 euro».

La replica a stretto giro di posta arriva dall’ amministrazione comunale: «Noi - spiega il vicesindaco Tino Consoli - abbiamo attivato la possibilità per i nostri concittadini di sottoporsi ai test sierologici su iniziativa di un laboratorio privato a cui abbiamo fornito assistenza. Ora, ci rendiamo conto che, alcuni, pur avendo letto e firmato tutta l’ informativa, si trovano spiazzati dall’ esito del test, ma ci siamo già attivati per trovare il modo che siano sottoposti il prima possibile ai tamponi in modo che possano tornare a lavorare». La società che ha raccolto i test sierologici in questo momento non è in grado di garantire l’ effettuazione dei tamponi. «È stato spiegato da tutte le autorità sanitarie - aggiunge il sindaco Maurizio Esti - che per impedire il formarsi di nuovi focolai è fondamentale sapere chi è stato malato e capire se è ancora contagioso. Attuando tale indicazione, ci siamo mossi con la convinzione di agire per il bene della comunità. La settimana prossima sottoporremo al tampone le persone risultate positive al test».

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