Covid, annunci irrituali sul vaccino
Mantovani, priorità alla sicurezza

P er Alberto Mantovani (direttore scientifico Humanitas) gli annunci della scorsa settimana sono stati «irrituali» «Una notizia straordinaria. In questa corsa però non è importante chi arriva primo, ma chi offre maggiori garanzie»

Annunci troppo precipitosi, addirittura «irrituali», perché effettuati senza che la comunità scientifica abbia avuto modo di studiarne i dati. Così l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, definisce le notizie rimbalzate nell’ultima settimana in tutto il mondo, in merito alla scoperta «ufficiale» dei primi due vaccini anti-Covid.

«Sono annunci fatti in una fase ancora molto, molto precoce», spiega Mantovani dialogando con il direttore de L’Eco di Bergamo, Alberto Ceresoli, in un colloquio che sarà disponibile on-line dal 1° dicembre (www. giovanidee.it) e che fa parte di un ciclo d’incontri organizzato dall’associazione «Giovani Idee» per i ragazzi delle scuole superiori di tutta Europa.

Una buona notizia, anzi «straordinaria», la definisce Mantovani, quella del probabile arrivo dei primi vaccini, ma che va considerata con tutte le cautele del caso: «La valutazione – dice – è stata fatta dopo 7-14 giorni dalla somministrazione della seconda dose di vaccino, un tempo molto breve. Questa è una corsa particolare, come la scalata di una montagna: non è importante chi arriva primo in cima, ma chi riesce a dare garanzie dal punto di vista della sicurezza e dell’efficacia». Come dire, di strada da fare ce n’è ancora parecchia: «Io, poi, mi auguro che arrivi più di un vaccino. Ci sono voluti 60 anni per sconfiggere la polio in Africa e lo si è fatto con due vaccini, utilizzati in maniera complementare. E per vincere il Covid potrebbe succedere la stessa cosa. Ora aspettiamo le valutazioni della Food and drug administration (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici), dell’Agenzia europea del farmaco e dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco); se questi organismi li approveranno sono certo che i dati di sicurezza saranno buoni».

Il passaggio animale-uomo

Il vaccino sarà l’ultimo passo verso la vittoria contro una pandemia che neppure la comunità scientifica si aspettava così devastante. «Avevamo la percezione che ci fosse il rischio globale dell’arrivo di una pandemia – ammette Mantovani – ma onestamente ce l’aspettavamo da un virus influenzale e senz’altro non di queste dimensioni. In passato ce ne sono state altre causate dal passaggio di patogeni dal mondo animale all’uomo. Il salto di specie è sempre un’incognita e temo che succederà ancora in futuro. Per questo dovremo essere sempre più preparati. Ma ciò vuol dire investire di più sulla ricerca scientifica».

Le conoscenze che abbiamo oggi hanno fatto sì che il Covid-19, che pure è stato (ed è tuttora) così devastante, non causasse conseguenze ancora peggiori. «Pensiamo solo alla Sars – dice ancora Mantovani –. Se questo virus ci avesse colpiti all’inizio del millennio, ci saremmo ritrovati in una situazione ben più drammatica, senza la possibilità di comunicare che abbiamo oggi, ma senza neppure le conoscenze scientifica e tecnologica che ci hanno permesso di arrivare ad ipotesi di vaccino nel giro di un anno. Solo 10-15 anni fa sarebbe stato impensabile. L’errore da non commettere, adesso, è quello di dimenticare i virus che colpiscono le regioni più fragili del pianeta: ignorare le malattie e le minacce che gravano sulla parte più povera del mondo, è una visione eticamente sbagliata e sciocca per la nostra salute».

In questi mesi di ricerca, i passi avanti verso la conoscenza di un virus fino a un anno fa pressoché sconosciuto sono enormi: «Già a gennaio è apparso evidente che non era una banale influenza – continua Mantovani – così com’era invece stato definito da qualcuno. Io stesso mi sono sentito ignorante e ho raccolto la sfida insieme al resto del mondo scientifico: abbiamo imparato molto ma continuiamo a non sapere. Oggi sappiamo per esempio che si tratta di un virus ad Rna che, a differenza dell’Hiv, è molto più stabile, ed è ciò che ci ha permesso di trovare il vaccino. Ma abbiamo anche imparato che il virus non si è indebolito, come invece qualcuno ha sostenuto, senza alcun riscontro nella letteratura scientifica. E purtroppo queste informazioni ci hanno fatto abbassare la guardia».

Gli errori dell’estate

Un peccato mortale, il ritorno alla vita quasi normale di questa estate, che ha causato il diffondersi in maniera virulenta della seconda ondata. «Ho sempre sostenuto che il problema si sarebbe riproposto ad ottobre – riconosce Mantovani –. In primavera il Paese si è comportato in modo straordinario: eravamo in ginocchio e ci siamo risollevati, diventando una delle migliori nazioni al mondo. Avremmo dovuto affrontare questa nuova fase come hanno fatto la Corea del Sud o il Giappone; così non è stato perché ci siamo lasciati andare».

«Il virus non si è indebolito»

Già, colpa del comportamento di qualche negazionista («voglio pensare che non sappiano quello che dicono», afferma Mantovani), ma soprattutto di dichiarazioni che lo stesso direttore scientifico di Humanitas non esita a definire «irresponsabili». «Abbiamo assistito all’annuncio di dati fantasma, mai pubblicati dalla comunità scientifica – dice –. Il virus ha avuto delle mutazioni, ma che lo ha reso più capace di infettare. Nessun dato ha mai detto che l’epidemia fosse finita; noi invece abbiamo abbassato la guardia a causa di questi annunci che hanno confuso il patogeno con la malattia, che - come succede per tutte le malattie respiratorie - si è attenuata durante l’estate. Abbiamo tutti il dovere di comportarci in maniera responsabile nei confronti della comunità». Un colpo di fioretto, neppure tanto sottinteso, rivolto ai rappresentanti della comunità scientifica che hanno avallato l’idea del virus «morto» o «indebolito» da tempo.

La campagna antinfluenzale

Infine il vaccino, quello antinfluenzale, e l’importanza di vaccinarsi, soprattutto quest’anno. «L’influenza può essere un problema grave – dice ancora Mantovani –. In Italia fa circa 8 mila morti l’anno. Vaccinarsi è importante perché meno casi di influenza ci sono e meno si rischia di confondersi con i casi di Covid 19. C’è poi una ragione di responsabilità sociale: vaccinandosi si dà una mano al proprio medico di famiglia e si protegge chi è più fragile. Poi, è sempre meglio avere in casa un solo nemico, piuttosto che due…». «Di recente - conclude Mantovani - mi sono vaccinato anche contro pneumococco ed herpes. L’ho fatto ascoltando il consiglio del mio medico di famiglia. Lui per me è un maestro, ne sa molto più di me nel campo della medicina di famiglia e della pratica clinica. Nella vita, come nella professione, dev’esserci sempre un grande rispetto delle competenze di ognuno»

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