Covid, durante l’estate oltre 50mila casi: «Pochi in ospedale, anche la letalità in calo»

In Bergamasca. Rispetto alle estati precedenti, Omicron ha aumentato esponenzialmente il numero dei contagi. Il tasso di ospedalizzazione si è però ridotto, così come i decessi. La Vecchia: «Il vaccino ha fatto la differenza».

La terza estate pandemica sta finendo. Ed è stata una stagione diversa, però con un concetto di fondo: normale, nonostante tutto. Omicron ha innescato un’ondata estiva con numero pesante sotto il profilo della contabilità dei contagi, ma tutto sommato contenuta negli effetti. «Pesando» i numeri, cioè calibrando gli indicatori epidemiologici, si ha la conferma che quest’estate è stata decisamente senza paragoni per numero di infezioni (oltre 50mila in Bergamasca, dal 21 giugno a domenica 18 settembre), ma il tasso di ospedalizzazione è sceso a un terzo rispetto all’estate 2021; il tasso di letalità, cioè il numero dei decessi rispetto ai contagi, è invece circa 8 volte più «piccolo» rispetto all’estate del 2020. A ciò si aggiunga la ritrovata libertà: quest’estate fondamentalmente è caduto l’obbligo di mascherine anche al chiuso (salvo che per i trasporti, gli ospedali, le Rsa), sono cessate le restrizioni nei viaggi (a eccezione di pochissimi Paesi ancora blindati), è stato archiviato il Green pass (già da maggio).

Numeri a confronto

Appunto dal solstizio d’estate e sino a ieri, in provincia di Bergamo si sono contate poco più di 50mila infezioni, oltre 500 al giorno in media. Negli stessi giorni dell’estate 2021 i contagi erano stati 2.465 (meno di 30 al giorno in media), nel 2020 – la prima estate dopo lo scoppio del Covid – erano stati 1.563 (meno di 20 al giorno). Ogni estate, tra l’altro, si è visto un virus diverso: ancora il ceppo originale di Wuhan nel 2020, la comparsa della variante Delta nel 2021, infine Omicron 5 quest’anno.

In Bergamasca si sono contati 24 decessi ufficiali per Covid nell’estate 2020, 6 nel 2021, 90 nel 2022. I valori assoluti indicano un aumento netto: ma se si calcola appunto il tasso di

letalità, cioè il rapporto tra decessi e contagi, si nota che nel 2022 è sceso allo 0,18%, contro lo 0,24% del 2021 e l’1,52% del 2020. Va aggiunto tra l’altro un dettaglio: il tasso di letalità «reale» di quest’estate sarebbe in realtà ancora più basso, perché i contagi «reali» del virus sono stati molti di più rispetto a quelli ufficiali (in tanti sono «evasi» dal tampone), mentre i decessi «reali» (cioè i casi di polmonite da coronavirus) sono inferiori a quelli ufficiali (nel conto ufficiale rientrano infatti anche persone decedute per altre patologie ma con tampone positivo). È diminuito anche il tasso di ospedalizzazione: oggi meno dell’1,5% dei positivi è ricoverato, un anno fa invece il 4,35% dei contagiati era in ospedale, due anni fa si viaggiava al 3,5%.

«La situazione di Omicron, la variante che ha contraddistinto quest’estate, è stata “fastidiosa” ma mai drammatica – riassume Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica all’Università degli Studi di Milano -. Il carico di malattie gravi è stato ben diverso dalle varianti precedenti e dagli anni precedenti».

«La situazione di Omicron, la variante che ha contraddistinto quest’estate, è stata “fastidiosa” ma mai drammatica – riassume Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica all’Università degli Studi di Milano -. Il carico di malattie gravi è stato ben diverso dalle varianti precedenti e dagli anni precedenti. È una situazione molto diversa, siamo dunque molto lontani dal dover rilanciare allarmi. Il vaccino ha fatto la differenza. Per le persone sane, il Covid oggi è diventata una malattia clinicamente limitata. Occorre comunque avere ancora attenzione».

«C’è un’inversione della curva che richiama all’attenzione, senza però allarmi – spiega La Vecchia -. A cosa è dovuta? È possibile che influisca l’aumento dei contatti, il maggior tempo che si passa negli ambienti al chiuso, il ritorno a scuola o al lavoro».

Rispetto alle precedenti estati pandemiche, oggi la copertura immunitaria è stata appunto ben differente. A giugno 2022 circa il 90% dei «vaccinabili» aveva completato il ciclo primario, e oltre il 70% risultava aver ricevuto anche la terza dose. Nel 2020 ovviamente la campagna non era ancora iniziata, nell’estate 2021 si stava invece completando la fase massima del ciclo primario: a fine agosto 2021 era vaccinato con la seconda dose il 70% dei bergamaschi, la terza dose non era ancora stata avviata.

Un nuovo rialzo

Da circa una settimana si assiste invece a un nuovo rialzo della circolazione virale, con la consueta tendenza: aumentano i contagi, resta stabile la pressione sugli ospedali. «C’è un’inversione della curva che richiama all’attenzione, senza però allarmi – spiega La Vecchia -. A cosa è dovuta? È possibile che influisca l’aumento dei contatti, il maggior tempo che si passa negli ambienti al chiuso, il ritorno a scuola o al lavoro. Se però pensiamo alle diverse ondate Omicron che si sono avviate quest’anno, l’innesco è sempre stato dovuto a una mutazione del virus e non tanto alla socialità. Per questo dobbiamo porci un quesito: il virus sta cambiando ulteriormente? La risposta al momento non è nota, perché le ultime indagini sulle varianti indicano che BA.2.75 (Centaurus, ndr) non si è sostanzialmente diffusa. Occorre ancora almeno una settimana per comprendere più a fondo questa variazione della curva. Serve attenzione, senza però allarmismi».

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