Covid, effetto «quarantene»: consumi giù del 60%

Per la prima volta anche l’alimentare frena. Fusini (Ascom): «Un vuoto mai visto prima». I consumatori: «Pesa anche il caro-bollette».

Meno gente in giro, e ancora meno le borse in mano. Il gelo in arrivo non è solo metereologico, è anche quello dei consumi, con un freno «mai visto prima» ammettono i commercianti. Anche la verifica sul campo (con sopralluogo tra via XX Settembre e dintorni) conferma i dati di Ascom. Poco, pochissimo shopping, e oculato. Del resto non c’è da stupirsi, se, come dicono le associazioni dei consumatori, «il 2022 avrà sui conti delle famiglie un aggravio stimato di 1.500 euro», per gli aumenti di energia, gas e anche spese sanitarie.

Il crollo delle vendite

«Per i prodotti non alimentari si registra un calo che arriva a punte anche del 50-60%», è l’analisi del direttore generale di Ascom Confcommercio Oscar Fusini. Considerato che siamo alla seconda settimana di saldi - «di solito movimentata» - il quadro si tinge ancor più di tinte fosche per abbigliamento, calzature, pelletteria, e tutto il dettaglio in generale. Senza risparmiare un segmento tradizionalmente forte come quello dei generi alimentari. Fusini, infatti, fotografa un fenomeno finora inedito: «Fa impressione che persino un settore come quello alimentare, di solito con una domanda stabile senza grosse variazioni in più e in meno, segni un -30, 40%. Tanto che alcuni negozianti arrivano a dire che il pomeriggio potrebbero tenere tranquillamente chiuso, perché di clienti in giro non ce ne sono». Si è esaurito l’«effetto lockdown» - quando la spesa era diventata un’occasione per uscire e quindi il portafoglio si apriva - per passare all’«effetto quarantena», quasi più pesante anche psicologicamente. «Il fatto che molte persone siano bloccate in casa per malattia o per l’isolamento – fa notare infatti Fusini – è sicuramente uno dei fattori che sta pesando sugli acquisti».

E la concorrenza dell’e-commerce questa volta non c’entra: «Dopo l’exploit, la novità si è esaurita, la gente non compra e basta, non si sposta nemmeno più sull’online», commenta Fusini. Sulla «desertificazione» incide almeno un altro trend: «Le città si sono svuotate anche dei turisti, perché Omicron ha di nuovo compromesso gli spostamenti, senza turismo viene meno un traino per il commercio. Non a caso le città d’arte sono quelle che stanno registrando il maggior numero di chiusure di attività». Insomma, dopo l’entusiasmo post pandemia che aveva di fatto innescato l’accelerazione della ripresa, «in Bergamasca si è un po’ spento l’interruttore che si era riavviato in autunno, siamo di fronte a un momento di contrazione e i nodi stanno venendo al pettine», analizza Fusini.

I rincari

Una prudenza dovuta sì all’incertezza creata dalla recrudescenza del virus, ma anche alla preoccupazione per il rincaro di energia e gas: «Le bollette pesanti frenano gli acquisti», non ha dubbi Fusini. Ma non solo. Potrebbero determinare anche il rialzo dei prezzi. «Le bollette crescenti – fa notare il direttore di Ascom – si ripercuoteranno sulle prossime collezioni, con una spinta al rincaro». Fusini esclude invece «ritocchi» sui saldi: «I prezzi restano cari? Le percentuali alte di sconto si applicano solo ai pezzi unici o alle ultime taglie, le collezioni invernali sono state acquistate molto tempo fa e quindi non risentono ancora dell’aumento dei costi di produzione».

Senza contare l’inflazione, balzata al 4,7% a gennaio - «che non si vedeva da 25 anni». «Da tempo denunciamo questo pericolo serio – fa il punto Fusini – ma ci auguriamo che sia transitorio e che rientri al più presto». L’ottimismo infatti resta: «La solidità delle imprese bergamasche conta, così come il ritorno della voglia di uscire e comprare non appena la pandemia rientra».

L’allarme

La situazione per le famiglie resta difficile, alle prese con i rincari di energia, generi alimentari e spese sanitarie. Come osservano tutti i giorni le associazioni dei consumatori. «L’incremento dei prezzi determina una erosione del potere d’acquisto dei cittadini e un progressivo impoverimento delle famiglie, con inevitabili effetti sui consumi indispensabili per la vita di una famiglia», conferma la presidente di Adiconsum Mina Busi.

Mettendo in guardia: «Preoccupano anche gli aumenti del settore sanitario, dovuti principalmente al ricorso alla sanità privata per visite ed esami, nonché al costo dei tamponi. La povertà è aumentata in questi due anni, c’è gente che è costretta a spegnere il riscaldamento per poter mangiare e curare la salute è diventata un lusso». Un quadro rappresentato anche da Christian Perria, presidente di Federconsumatori: «L’incertezza legata alla pandemia e la preoccupazione per gli aumenti di gas ed energia frenano gli acquisti di beni ritenuti non necessari». Non aiuta la fase di passaggio dal mercato tutelato a quello libero: «Le persone sono spaventate dagli aumenti ma anche dal pressing delle società per cambiare contratti e vengono da noi per chiedere delucidazioni. Cerchiamo di salvaguardare l’utenza dal fare scelte azzardate».

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