Covid, il «piano ghiaccio» è pronto
Ultrafrigo per 223 mila vaccini

Le Asst Bergamo Est e Bergamo Ovest hanno dato la disponibilità. Celle occupate al «Papa Giovanni», che ne acquisterà di nuove.

Vaccino anti-Covid, gli ultrafrigo ci sono. Nella primissima fase della campagna vaccinale contro Sars-Cov-2, la Bergamasca non dovrebbe avere grossi problemi per rispettare la catena del freddo. Almeno non sulla carta. Gli ospedali orobici nei giorni scorsi hanno trasmesso a Regione Lombardia la propria capacità di stoccaggio in celle frigorifere a -70 gradi. E i dati raccontano di una capacità sufficientemente ampia: si potranno conservare infatti fino a 223 mila dosi di vaccini, già da gennaio.

Un passo indietro: il primo antidoto ad arrivare a inizio 2021 dovrebbe essere quello targato Pfizer, la big pharma americana che lo scorso 30 novembre ha richiesto all’Autorità regolatoria europea, l’Ema, l’approvazione per la commercializzazione del suo vaccino. Se l’Ema concederà il via libera, il vaccino arriverà in Italia a fine gennaio in scatole quadrate di 22,9 centimetri per lato, con all’interno 975 dosi. Dosi che dovranno essere però conservate a una temperatura di -70 gradi.

Ebbene, rispondendo alla ricognizione di Regione Lombardia, l’Asst Bergamo Ovest ha fatto sapere di poter contare su quattro celle frigorifere adatte allo scopo, tutte all’interno dell’ospedale di Treviglio: celle in cui è possibile stoccare - in tutto - fino a 130 scatole, per un totale di circa 126 mila dosi complessive.

L’Asst Bergamo Est, invece, nel presidio di Alzano Lombardo potrà conservare in un’unica cella frigorifera fino a 100 scatole: tradotto, significa un potenziale di 97.500 dosi.

In questo momento, l’Asst Papa Giovanni XXIII non ha disponibilità di celle frigorifere a temperatura di -75°C in quanto tutti i frigoriferi in dotazione sono pienamente utilizzati per la conservazione dei materiali delle criobanche, ma l’ospedale - che nei giorni corsi aveva già fatto sapere di avere spazio nei propri magazzini per ospitare da subito 320.000 litri e, all’occorrenza, in una fase successiva, altri 155.000 litri - e Regione Lombardia si sono comunque già mossi per acquistare nei tempi più brevi possibili, le celle frigorifere necessarie ad ospitare i vaccini anticovid.

Se si somma la disponibilità delle Asst, quindi, nella Bergamasca potranno essere stoccate oltre 223 mila dosi (cui si dovranno poi aggiungere le dosi che prenderà in carico il «Papa Giovanni» una volta acquistate le nuove celle firgorifere). Poche, si dirà, se si considera che la popolazione dell’intero territorio è di oltre un milione e 100 mila persone. Molte, invece, se si considera che ad inizio 2021 nella Bergamasca si prevede di vaccinare «soltanto» fra le 20 e 30 mila persone: come annunciato dal commissario Arcuri, la campagna inizierà infatti da operatori sanitari pubblici (circa 16 mila nella nostra provincia), operatori sanitari privati (ancora da calcolare) e ospiti delle Rsa (più o meno 8 mila persone).

Il piano ghiaccio, quindi, c’è. E nella Bergamasca non dovrebbe costituire un problema, almeno non nella primissima fase. Anche perché: Pfizer ha fatto sapere che i vaccini in arrivo in Europa - prodotti nel loro sito di Puurs, in Belgio - saranno consegnati direttamente ai punti di somministrazione in speciali borse di conservazione, all’interno delle quali potranno rimanere fino a 30 giorni. Considerando l’urgenza della campagna, difficile credere che nel nostro territorio le prime dosi rimarranno inutilizzate per più di un mese. In ogni caso, ci fosse necessità di conservarli a lungo, per i primi vaccini in arrivo a gennaio la Bergamasca sembra avere sufficiente capacità di stoccaggio.

Un nodo, semmai, potrebbe venire dalla velocità d’esecuzione: una volta tolto dalle celle (o dalle borse di conservazione), l’antidoto della Pfizer deve essere somministrato entro sei ore. Ma, anche in questo caso, non dovrebbero esserci grosse criticità: come ha precisato il commissario Arcuri, le prime dosi destinate agli operatori sanitari verranno infatti somministrate all’interno degli ospedali. Luoghi tradizionalmente attrezzati alla gestione di campagne vaccinali. Per gli ospiti delle Rsa, invece, bisognerà disporre di unità mobili.

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