«Covid, in tutta la provincia di Bergamo
nessun sospetto nei primi mesi dell’anno»

In tutta la Bergamasca il boom di polmoniti si registra a marzo. Considerando i dati complessivi provinciali Ats spiega che «le variazioni non consentono di rilevare ricoveri «Covid like» a dicembre».

«Nessun sospetto». Dai dati dei ricoveri avvenuti tra dicembre e febbraio in tutti gli ospedali bergamaschi Ats sostiene che non potevano esserci avvisaglie di una presenza del coronavirus in provincia. Non lo poteva sapere in primis perché, secondo i criteri delle circolari del ministero, a gennaio non potevano essere eseguiti i tamponi. E inoltre perché le «evidenze statistiche», cioè il confronto con gli anni precedenti, erano tali per cui non si potesse avere «il sospetto di una presenza precoce di ricoveri per Polmoniti da SARS COV-2 nella provincia di Bergamo».

È questa la tesi dell’Agenzia di tutela della salute di Bergamo che ieri ha pubblicato i dati relativi all’andamento delle polmoniti virali in tutti gli ospedali della provincia di Bergamo dal 2017 fino a febbraio 2020. Con questa nota Ats ha voluto integrare e approfondire i dati forniti nei giorni scorsi al consigliere regionale di Azione Niccolò Carretta in merito alle polmoniti da «Agente non riconosciuto», quindi sospette, all’interno dell’ospedale di Alzano Lombardo.

I dati provinciali

Da quei numeri, pubblicati da L’Eco, è evidente la crescita dei codici «486», cioè le polmoniti «sconosciute» tra novembre (18 casi), dicembre (40) e gennaio (52). In totale centodieci. E con un aumento del 30% tra tutto il 2018, quando sono stati comunicati 196 casi, e l’intero 2019 con 256 ricoverati. I nuovi dati forniti da Ats comprendono tutte le polmoniti virali registrate ad Alzano (non solo i casi sospetti) ed evidenziano comunque una crescita netta nei primi mesi dell’anno, ma secondo Ats «le variazioni, comparate con i trend storici a partire dal 2017, non forniscono elementi sistematici per affermare l’evidenza della presenza di ricoveri per polmoniti “COVID-like” di rilevante entità nei mesi di dicembre-2019 e gennaio-2020. L’importante aumento di ricoveri per le tipologie di polmoniti è chiaramente presente nei mesi di marzo ed aprile (coerentemente con l’andamento epidemico generale)».

Lo stesso vale per i dati dei ricoveri di tutti gli ospedali bergamaschi, che Ats ha deciso di pubblicare in modo aggregato, senza le distinzioni tra i vari presidi. In questo caso «il grafico, basato sulla tracciatura del trend mensile mostra chiaramente l’innalzamento fuori scala dei mesi di marzo e aprile 2020 (rispettivamente 3.954 e 3.154 ricoveri). La media mensile dei ricoveri nei mesi precedenti, a partire dall’1 gennaio del 2017, è pari a 320».

Sempre secondo Ats è chiaro l’effetto di stagionalità: «È rilevante verificare come sia presente un chiaro effetto di stagionalità (molto noto in letteratura) in tutti e tre gli anni pre 2020 analizzati».

L’indagine non si ferma

Per avere un quadro molto più preciso di quello che stava accadendo sul territorio però mancano ancora dati fondamentali: gli accessi al pronto soccorso, esclusi dai numeri pubblicati da Ats, le richieste di radiografie e tac al torace e di tac prescritte dai medici di famiglia, il consumo di farmaci antibiotici utilizzati nelle complicanze batteriche di polmoniti virali. Sono variabili che saranno indagate a fondo da Ats, come annunciato nella stessa nota di ieri. Un punto molto importante soprattutto dopo le tante testimonianze dei medici di famiglia che soprattutto in Valle Seriana avevano evidenziato la presenza di polmoniti «strane» fin da dicembre.

Questi e tanti altri dati serviranno anche alla procura di Bergamo per fare luce sulla gestione dell’emergenza in provincia di Bergamo e soprattutto all’ospedale di Alzano Lombardo, dove sono stati individuati i primi due pazienti positivi al Covid-19, lo scorso 23 febbraio. La stessa Ats nelle relazioni ufficiali spiega che ai primi due casi è stato eseguito il tampone «pur in assenza dei parametri definiti dalla Circolare del Ministero della Salute del 27/01/2020 per la definizione di “caso sospetto”».

Secondo le linee guida fornite dal ministero infatti doveva essere eseguito il tampone solo ai pazienti con «una storia di viaggi nella città di Wuhan (e nella provincia di Hubei), Cina, nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia» oppure che avevano «visitato o lavorato in un mercato di animali vivi a Wuhan e/o nella provincia di Hubei, Cina». Mentre nella prima versione il tampone era prescritto nei pazienti con chiari sintomi «senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio». Per questo motivo la procedura adottata da Ats è formalmente in linea con le direttive ministeriali.

I magistrati hanno incaricato i consulenti Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, e Daniele Donato, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Padova, di studiare a fondo tutti i dati sulla gestione dell’ospedale di Alzano lombardo e le conseguenze della mancata zona rossa a Nembro e nella stessa Alzano.

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