Da Zogno al mare in canoa, cercando
un vecchio divano

Quattrocento chilometri, bivaccando sotto i ponti e superando dighe, imprevisti e venti contrari. Lunedì 4 ottobre Alessandro Gherardi arriva alla foce del grande fiume.

Dal Brembo alla foce del Po in canoa. Pagaiando, a volte contro vento, superando sbarramenti, le difficoltà dei trasbordi, bivaccando sotto i ponti o in riva al grande fiume. Ma anche tra paesaggi indimenticabili, albe e tramonti mozzafiato, silenzi e solitudine. Alessandro Gherardi, 48 anni, di Zogno, conosciuto come Geko, ne ha fatta ancora una delle sue: arrivare dal Brembo fino al mare… Nel 2011 aveva già pagaiato per 60 chilometri da casa sua, a Zogno, sul ponte Vecchio, fino a Canonica, dove il Brembo si getta nell’Adda.

Nel 2016 era partito da sotto il pizzo del Diavolo, alla sorgente del fiume, con gli sci, poi in bici, quindi in canoa ancora fino a Canonica. Gli mancava il grande viaggio lungo l’Adda e il Po, fino all’Adriatico. Dopo un’estate di allenamento al Bernigolo («devo ringraziare il capo centrale Enel Luca Radaelli che non mi ha mai fatto mancare acqua al lago», dice Geko) il 16 settembre la partenza da Crespi, zona di dighe. Il giorno dopo Geko raggiunge Pizzighettone (Cremona), quindi Bocca d’Adda (Lodi), dove il fiume si getta nel Po. Con il ricordo nel cuore di Sebastiano Chia, il diciottenne bergamasco annegato nel 2015 proprio mentre in canoa scendeva l’Adda.

A questo punto Gherardi è tornato a Zogno. «Questi due giorni sono serviti da test per la canoa e per le mie forze – dice – . Dovevo ripartire subito, ma mi sono beccato un’influenza. Così ho dovuto rinviare ». Venerdì scorso la ripartenza nel Po, con la canoa di 3,5 metri. Dentro tenda, sacco a pelo, vestiti e attrezzature, poco più di 20 chili. Davanti sé ancora 300 chilometri, il fiume larghissimo, l’acqua calma e quindi la necessità di pagaiare anche con forza. «Mi sentivo forte, allenato – dice Alessandro – e sono partito, senza troppi piani, un po’ all’avventura, senza sapere dove mi sarei fermato per la notte, o a mangiare, e senza sapere quando sarei arrivato al mare. Ho incontrato pochissime persone, nessun’altra canoa, tante barche invece con tedeschi che pescavano».

Ma anche qualche imprevisto ,come quando a Casalmaggiore (Cremona) si è salvato grazie agli «Amici del Po». «Stavo imbarcando acqua – dice – perché una vite si era allentata. Mi hanno passato un po’ di silicone e ho riparato il tutto». O quando a Viadana (Mantova) ha messo la tenda sotto un ponte, sperando di dormire tranquillo. «Peccato che già alle 4 del mattino c’era un traffico pazzesco», dice. Domenica 3 ottobre altre decine di chilometri e Geko, in serata, ha raggiunto il Ferrarese. Lunedì 4 ottobre è previsto l’arrivo al mare, dopo 400 chilometri. Avventura, amore per sport e natura. Sono la spinta nelle imprese di Geko. Ma qui c’è anche altro. «Avevo 12 anni – ricorda - e mia nonna, così purtroppo si faceva una volta, gettò dal terrazzo nel Brembo un vecchio divano. Mi disse che sarebbe arrivato al mare. Beh, sono venuto a vedere se quel divano è arrivato al mare...».

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