Degente all’hospice, riceve visita fiscale
Due giorni dopo muore: «Zero rispetto»

Virginia Corini, 64 anni, malata terminale, era ricoverata a Gorlago da due settimane. I familiari: «Il medico disse: devo fare il mio lavoro». Le scuse dell’Inps: «Si doveva astenere».

Virginia Corini aveva 64 anni, un marito, due figli e quattro nipoti, e fino a prima dell’estate aveva sempre regolarmente lavorato: dal 2000 era dipendente di una cooperativa e poteva contare sulla formula contrattuale del «lavoro domestico». A luglio i primi dolori a una spalla, sintomo di un cancro ai polmoni che l’avrebbe portata alla morte, lo scorso 9 novembre, all’Hospice San Giuseppe di Gorlago, dov’era stata ricoverata due settimane prima e sottoposta alle cure palliative.

Peccato che, soltanto due giorni prima, la mattina di giovedì 7 novembre, proprio alla struttura per malati terminali avesse ricevuto la visita medica fiscale. Proprio così: al suo capezzale, accanto ai familiari, imbarazzati e allibiti, è comparso il medico fiscale inviato dall’Inps, incaricato di verificare se Virginia fosse effettivamente in malattia, come risultava dal certificato del suo medico di base. Una situazione incredibile, nella drammaticità di quegli istanti.

«Mia cognata ha accolto questa dottoressa con un sorriso: non so, per fortuna, quanto fosse ormai lucida, anche se la dottoressa le ha chiesto di firmare, cosa che Virginia ha fatto, seppure tremolante – spiega Rosa Grena, sorella del marito di Virginia, Dionisio, presente quel giorno nella stanza dell’hospice –. Noi eravamo davvero allibiti. Possibile che non ci fosse alcun rispetto per una persona malata terminale? Possibile che un medico fiscale fosse entrato davvero in una struttura come l’hospice per verificare che qualcuno lì ricoverato fosse realmente malato? Ricordo che, di fronte alle evidenti rimostranze dei medici della struttura, la dottoressa rispose: “Voi fate il vostro lavoro, che io devo fare il mio”. Non solo: la dottoressa ha anche fatto presente a mia cognata che avrebbe avuto i giorni di malattia fino al 10 dicembre. Ma due giorni dopo è morta perché sì, era purtroppo ammalata. Ma quell’ultima umiliazione gliela avrebbero davvero potuta evitare e spero non avvenga mai più un fatto del genere. Che, tra l’altro, è una spesa per tutti noi italiani. Ha fatto male anche a noi, che in quei momenti abbiamo lasciato perdere – aggiunge la cognata –. Ma ora, a distanza di qualche giorno, ci rendiamo conto che è stata davvero una mancanza di rispetto totale, perché lo sanno tutti che all’hospice sono ricoverati pazienti ormai terminali e che di lì non passa certo chi truffa sui certificati di malattia».

Il giorno della visita fiscale Virginia Corini era ricoverata all’hospice di Gorlago, il paese dove abitava con la famiglia, già da 14 giorni. Dopo la diagnosi del tumore, la scorsa estate, era stata sottoposta a un ciclo di radioterapia, ma le sue condizioni erano rapidamente peggiorate e, per questo, non aveva potuto riprendere il lavoro, ottenendo dal medico di base il regolare certificato di malattia presentato alla propria azienda. «Siamo davvero dispiaciuti per questo episodio e come direzione ci scusiamo profondamente con i familiari della signora – spiegano dall’Inps –. Ricostruendo l’accaduto, non per giustificare ma solo per spiegare, è emerso che il controllo è scattato da un accertamento automatico di routine del nostro sistema informatico. Ma il medico di base aveva indicato sul certificato l’indirizzo dell’hospice, senza la parola hospice, e omesso di scrivere che la signora fosse ricoverata. Per questo il medico fiscale ha raggiunto la struttura: di certo, quando ha visto che si trattava di un hospice e che la signora era ricoverata, si sarebbe dovuto astenere dal visitarla. Purtroppo spesso abbiamo a disposizione medici a contratto, non sempre formati a dovere sulle procedure da adottare». Anche se, in questo caso, sarebbe bastato il buonsenso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA