Delitto di Gorlago, «parlano» i giudici
Ecco perché l’indagata resta in carcere

«Indole pericolosa»: le motivazioni con cui il Tribunale del riesame non ha concesso gli arresti domiciliari a Chiara Alessandri, accusata dell’omicidio di Stefania Crotti.

La decisione del Tribunale del riesame di Brescia era arrivata il 12 febbraio scorso: carcere confermato per Chiara Alessandri, la quarantatreenne di Gorlago che il 17 gennaio ha ucciso e dato fuoco al corpo di Stefania Crotti, impiegata e mamma di 42 anni, sua concittadina e moglie di Stefano Del Bello, con il quale la Alessandri aveva avuto una breve relazione la scorsa estate, durante un periodo di crisi, poi rientrato, della coppia. I giudici avevano respinto la richiesta di arresti domiciliari presentata del difensore, l’avvocato Gianfranco Ceci.

Ora di quella decisione si conoscono anche le motivazioni: secondo il Riesame, la donna, nonostante il suo impegno sociale nella comunità di Gorlago e nella scuola dei figli, «non è riuscita a frenare le sue pulsioni criminose», mostrando «un’indole pericolosa» incompatibile, benché incensurata, con una misura cautelare differente dalla custodia in carcere.

Il Riesame ha confermato inoltre che l’inchiesta resterà a Brescia: dall’autopsia era infatti emerso che Stefania Crotti respirava ancora, sebbene fosse priva di sensi, quando il suo corpo è stato dato alle fiamme dalla Alessandri – atto, quest’ultimo, che l’indagata nega – in un viottolo sterrato tra Adro ed Erbusco, tra i vitigni della Franciacorta. Essendo dunque morta nel Bresciano, benché aggredita nel box sotto la casa della Alessandri a Gorlago, la competenza resta alla Procura di Brescia.

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