Dramma nel dramma per Marinoni
Scambio di salma, ceneri ferme da 3 mesi

Morto a Milano il 29 marzo, a 65 anni, per il Covid . Alle onoranze funebri consegnato il corpo di una donna. Avviata un’indagine, il figlio: «Vorremmo solo tornasse».

«Vorrei solo che le ceneri di mio padre tornassero per un ultimo saluto». Morgan Marinoni ha ereditato dal padre Flavio la passione e la tecnica per la fotografia, ma ciò che più gli è rimasto impresso nella mente è stato l’ultimo momento in cui ha visto il papà, portato via con l’ambulanza dalla loro casa di Rovetta il 22 marzo scorso e poi morto a 65 anni all’istituto auxologico San Luca di Milano il 29 marzo successivo, dov’era stato trasferito dopo un primo ricovero a Piario.

«Quel giorno ci hanno chiamato – ricorda ancora scosso– per dirci che papà non c’era più». Qualche giorno dopo, non facendosi più avanti nessuno, è lo stesso Morgan a chiedere all’amico di famiglia Benny Locatelli, impresario funebre, di raggiungere Milano per recuperare il feretro di Marinoni. Ed è proprio Locatelli a fare la sconcertante scoperta: il corpo che c’è nel sacco funebre non è quello di Locatelli, che era piuttosto robusto, bensì di una donna di 80 anni, anche lei morta per il Covid-19 e che abitava nel Cremonese. Dove era stato mandato per un errore il feretro con le spoglie di Flavio Marinoni (tra l’altro una dottoressa dell’ospedale milanese dove entrambi erano deceduti – probabilmente lo stesso giorno – è una nipote della donna).

La salma del fotoreporter – in passato già collaboratore anche de L’Eco – vegliata dai familiari dell’ottantenne come fosse la loro congiunta, era stata poi mandata dal forno crematorio di Cremona a quello di Bologna, attrezzato anche per i feretri di dimensioni maggiori del solito com’era quello di Marinoni e, dopo la cremazione, rimandato a Cremona.

«Dove presumiamo siano ancora», sottolinea Morgan Marinoni. Nel frattempo infatti, a seguito della segnalazione degli addetti del forno crematorio bolognese, viene aperta un’inchiesta della Procura di Milano sull’accaduto, con il relativo fermo delle ceneri in attesa che venga fatta chiarezza sulla vicenda.

«Nei giorni seguenti la morte di mio papà non siamo mai stati contattati dall’ospedale – spiega ancora il figlio –, finché non abbiamo mandato noi stessi Locatelli. Del cellulare di mio padre non c’era più traccia. In realtà noi non vogliamo fare alcuna polemica, ma solo poter riavere le ceneri di mio papà». Morgan è figlio unico di Flavio e, anche lui spesso all’estero per il lavoro di fotoreporter, durante l’emergenza sanitaria era a Rovetta, assieme alla mamma Renata Nonis. «A noi nessuno ha fatto il tampone – ricorda – e sono stati giorni davvero drammatici. Tanto che, per creare una rete di aiuto alle tante famiglie della zona che erano state colpite pesantemente sia dal virus sia dai problemi economici, ho creato un gruppo “Whatsapp” grazie al quale è stato possibile raccogliere, per esempio, 4 mila euro per una ragazza alla quale era morto il padre, oppure far arrivare del cibo a famiglie di Villa d’Ogna in difficoltà, ma anche l’aiuto psicologico, tramite degli esperti, soprattutto per contrastare la violenza domestica ai danni delle donne». Marinoni non è dunque rimasto con le mani in mano: con la Pro loco di Rovetta ha anche realizzato una maglietta raffigurante un cuore e il cui ricavato della vendita andrà ancora alle famiglie del paese in difficoltà.

«Essendo io religioso, mio papà lo sento ancora vicino – confida – e ogni tanto ci sono dei chiari segni che io e mia mamma interpretiamo come evidenze della sua presenza ancora tra noi. Papà mi ha trasmesso la passione per la fotografia e ora, guardando il suo immenso archivio che abbiamo qui a casa, mi rendo conto da foto che non avevo mai visto prima che anche io le faccio allo stesso modo. Dunque più che un insegnamento il suo è stato un tramandare in maniera innata una capacità professionale. Papà come me ha girato il mondo, ha lavorato per la Rai ed è stato tra i primi cameraman di “Donnavventura”. Se n’è andato però molto velocemente, in un periodo che non dimenticheremo mai qui in valle. Quando potremo riavere le ceneri organizzeremo un saluto privato e poi le collocheremo nella tomba di famiglia».

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